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Cronaca

Un altro giro di cocaina stroncato: parte dei proventi nelle casse della Scu

Oggi, lunedì 6 febbraio, 4 arresti da parte dei carabinieri, mentre sono 21 gli indagati. Il ruolo dei collaboratori di giustizia e il "punto" versato mensilmente a Francesco Campana

BRINDISI - Ancora un giro di droga stroncato dai carabinieri: dopo l'indagine "Square" e il conseguente blitz del 30 gennaio scorso, stamattina (lunedì 6 febbraio) i militari hanno condotto quattro persone in carcere. Sono indagate per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Nell'inchiesta risultano indagate 21 persone complessivamente, ma leggendo l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giulia Proto del Tribunale di Lecce, si trovano nomi pesanti: quelli di Francesco Campana, Salvatore Buccarella e Giovanni Donatiello, ritenuti ai vertici della Sacra Corona made in Brindisi. Campana, Buccarella e Donatiello non risultano indagati nell'ambito dell'operazione che ha portato ai quattro arresti di oggi. Hanno agito i i carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Brindisi, con il supporto del nucleo cinofili di Modugno (Bari).

Gli arrestati e l'associazione

E' stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Tiziano Di Gioia (49 anni, nato a Brindisi, residente a Tuturano); Andrea Di Gioia (45 anni, nato a Brindisi, residente a San Pietro Vernotico); Rocco Panettieri detto "Daniele" (46 anni, nato a San Pietro Vernotico, residente a Brindisi); Giuseppe De Falco (36 anni, nato a San Pietro Vernotico, residente a Brindisi). Nel procedimento a cui si fa riferimento, ci sono altri 17 indagati. A 17 persone viene contestata l'associazione - infatti dell'indagine se ne occupa la Dda di Lecce - che si dirama in due sottogruppi. Obiettivo: reperire la cocaina dall'Italia e dall'estero (prevalentemente tramite canali albanesi), trasportarla, stoccarla e commercializzarla. Tiziano Di Gioia viene individuato dagli inquirenti quale finanziatore e promotore della presunta organizzazione. Avrebbe impartito ordini al suo braccio destro, il fratello Andrea, e ad altri sodali. La cocaina sarebbe stata smerciata nel Brindisino e nel Leccese.

Il legame con Francesco Campana

E' quanto si evince dal primo capo d'imputazione presente nell'ordinanza. Ma è interessante dare una scorsa al capo 1 bis: a Tiziano Di Gioia viene contestato il 416 bis. Si scrive "associazione per delinquere di stampo mafioso", si legge "Sacra Corona". Farebbe parte della frangia tuturanese, che fa capo a Francesco Campana. Se per l'associazione il gip non ha dubbi - "appare pacifico che ci sia un sodalizio finalizzato alla commissione di reati in materia di stupefacenti", si legge sempre nell'ordinanza - lo stesso non si può dire per il 416 bis. Come si vedrà in seguito, alcuni collaboratori di giustizia hanno indicato proprio in Tiziano Di Gioia un affiliato alla Scu. Ma il gip spiega che è difficile inquadrarlo in seno all'associazione mafiosa, "non avendo elementi in questo procedimento per valutare". Sì, ne parlano i collaboratori di giustizia, ma le dichiarazioni non sono univoche e, nella maggior parte dei casi, sono de relato. Ciò che per il gip è "indiscutibile" è che Tiziano Di Gioia "gode certamente della protezione di personaggi di spicco della Scu, si avvale del legame e della vicinanza di persone del calibro di Francesco Campana per poter trafficare, nella zona di Tuturano, grossi quantitativi di cocaina".

Il "punto" e i collaboratori di giustizia

Nell'indagine condotta dai carabinieri importanti sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali, ma perquisizioni, sequestri e arresti da parte dei militari sono stati fondamentali. E poi ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dai quali si evince che Tiziano Di Gioia avrebbe, mensilmente, pagato il "punto" - una sorta di tassa - proprio a Campana. Circostanza che per il gip collide con la sua paventata affiliazione alla Scu. Nel dettaglio: l'indagine prende spunto, nel novembre 2018, dalle dichiarazioni etero accusatorie di Roberto Leuci. Indicò Tiziano Di Gioia come uno dei soggetti più attivi a Brindisi nel traffico di cocaina. Dello stesso tenore le dichiarazioni di Andrea Romano, datate 5 maggio 2021, in cui Tiziano Di Gioia viene indicato come "grosso trafficante" dello stupefacente. E' Romano a parlare del "punto" versato a Francesco Campana, circostanza che per il gip è confermata da alcuni riscontri in fase d'indagine. Ancora: c'è il collaboratore di giustizia Vincenzo Polito, che tira in ballo anche "cinque lire" (ovvero, Giovanni Donatiello). Vincenzo Polito conosce Tiziano Di Gioia in quanto quest'ultimo è titolare di un distributore di carburante. Andrea Polito, invece, parla espressamente di una affiliazione di Tiziano Di Gioia. Allo stesso modo, parla dell'indagato anche Sandro Campana, nel 2015. Per il gip l'affiliazione non è provata, mentre è riscontrata la vicinanza a personaggi del calibro di Francesco Campana, Giovanni Donatiello e Salvatore Buccarella. Niente gravi indizi di colpevolezza, ma la probabilità che parte dei proventi del presunto traffico di cocaina andassero a finire nelle casse della Sacra Corona.

I quattro arrestati saranno sottoposti domani mattina (martedì 7 febbraio) a interrogatorio di garanzia. I Di Gioia sono difesi dall'avvocato Francesco Cascione. Panettieri e De Falco sono difesi dall'avvocato Emanuela De Francesco. 

Aggiornato alle ore 16.41 (martedì gli interrogatori di garanzia)

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