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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ambiente: la Regione blocca Sanofi

BRINDISI - Stop della Regione per alcune delle attività produttive dello stabilimento Sanofi di Brindisi. A renderlo noto, con disappunto, sono gli stessi vertici aziendali, che si sono visti notificare dalla Regione Puglia un'ordinanza di sospensione temporanea (15 giorni) di alcuni dei rami produttivi dell’impianto brindisino. La Regione avrebbe adottato il provvedimento di “fermo” sulla base della relazione tecnica redatta dai tecnici dell’ Arpa Puglia, a seguito di un’attività ispettiva volta ad accertare l'adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza, ai sensi della cosiddetta normativa “Seveso”.

BRINDISI - Stop della Regione per alcune delle attività produttive dello stabilimento Sanofi di Brindisi. A renderlo noto, con disappunto, sono gli stessi vertici aziendali, che si sono visti notificare dalla Regione Puglia un'ordinanza di sospensione temporanea (15 giorni) di alcuni dei rami produttivi dell’impianto brindisino. La Regione avrebbe adottato il provvedimento di “fermo” sulla base della relazione tecnica redatta dai tecnici dell’ Arpa Puglia, a seguito di un’attività ispettiva volta ad accertare l'adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza, ai sensi della cosiddetta normativa “Seveso”.

L'ispezione Arpa - Una doccia fredda per la multinazionale francese, che soltanto pochi giorni, per bocca dell’amministratore delegato Arturo Zanni, aveva confermato su Brindisi l’investimento, entro fine anno, di 25 milioni di euro, frutto del contratto di programma stipulato proprio con la Regione Puglia, per una nuova linea di produzione del principio attivo della “Spiramicina” (un nuovo antibiotico).

Secondo Arpa Puglia lo stabilimento non avrebbe ottemperato a tutte le prescrizioni imposte. Tanto sarebbe emerso dall'attività ispettiva. Il provvedimento riguarda la linea di produzione del principio attivo “Rifampicina-O”, ma anche i test industriali per avviare la produzione del nuovo antibiotico (la spiramicina, appunto) e l'impianto per il trattamento delle acque reflue relativo a tali linee. Restano invece in funzione le linee di produzione degli altri principi attivi impiegati per la fabbricazione di farmaci “salvavita”.

Sanofi non ci sta ma assicura di aver attivato le procedure di sospensione degli impianti produttivi, relativamente alle linee interessate, nel rispetto delle norme di sicurezza e di qualità del prodotto. L'azienda ritiene, comunque, che il provvedimento sia “estremamente grave e sproporzionato rispetto all’entità dei rilievi effettuati, prevalentemente di ordine documentale”, poiché ha colpito l'attività dello stabilimento produttivo ed in particolare la linea produttiva di un principio attivo, la Rifampicina-O, impiegato anch'esso per la produzione di un farmaco “salvavita”.

Sanofi si dice fiduciosa di poter dimostrare di aver correttamente adempiuto alle prescrizioni impartite da Arpa Puglia. Sempre l’azienda è intenzionata ad adottare tutte le misure necessarie a limitare l'impatto che tale provvedimento potrebbe avere sul piano occupazionale, evitando il ricorso ad ammortizzatori sociali che graverebbero sul personale: “Oltre 250 collaboratori diretti e indiretti, che con il loro impegno e la loro professionalità contribuiscono alla vita stessa dello stabilimento”.

La società sottolinea inoltre di aver “sempre operato correttamente, nel rispetto della normativa vigente e delle norme sulla salute e la sicurezza imposte a livello internazionale a tutti gli stabilimenti che appartengono alla multinazionale francese”. Non solo: “Proprio lo stabilimento di Brindisi – sottolinea il gruppo - ha brillantemente superato l'ispezione di qualità della Fda, l'ente regolatorio statunitense”.

In serata la replica dell’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro: “Insieme alla tutela ambientale la funzione di controllo sui rischi industriali è tra i compiti più delicati dell'assessorato alla Qualità dell'ambiente, compito che intendiamo perseguire nel bene della comunità e dei lavoratori”.

Sempre in relazione alla sospensione di parte dell'attività dello stabilimento Sanofi a Brindisi, Nicastro aggiunge: “Il complesso iter di controlli ambientali e di sicurezza sullo stabilimento ha rilevato delle falle nel sistema che non sono state sanate nel tempo sulla base dei rilievi effettuati dall'Arpa. In ragione di questi elementi, pur con il massimo della disponibilità del nostro settore tecnico a lavorare di concerto l'azienda per sanare le problematiche, siamo stati costretti a dare corso al provvedimento di sospensione della produzione di 15 giorni che non riguarda l'intero stabilimento, ma limitato alle linee produttive interessate dalle non conformità”.

La Cgil su nodo lavoro-ambiente - Proprio oggi la Cgil di Brindisi è intervenuta sul nodo cruciale tra sviluppo e ambiente, un tema che non può non essere al centro dei programmi per i nuovi assetti della città, e quindi della vicina campagna elettorale amministrativa. Il documento del sindacato tocca anche il caso Sanofi come esempio della complessità delle questiomni aperte, e formula una serie di proposte.

La gravità della crisi economica, si legge nel documento della segreteria confederale brindisina della Cgil, " impone una forte capacità  di iniziativa del nostro territorio tutto, per delineare una prospettiva chiara e certa di sviluppo, da un lato salvaguardando i siti produttivi esistenti e dall’altro definendo strategie d’intervento che possano attrarre nuovi investimenti. Mai, comunque, per quanto ci riguarda, attraverso la riduzione dei salari che, viceversa, vanno sostenuti e tutelati per salvaguardarne il potere d’acquisto e per far ripartire i consumi".

"Sul versante industriale, i dati del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente -  recentemente pubblicati su IlSole24Ore – confermano quanto da sempre sosteniamo come Ccil circa la possibilità di conciliare lavoro ed ecosostenibilità, come dimostrano gli esempi delle città più virtuose, superando un antico pregiudizio che per troppo tempo ha rappresentato un vero e proprio ricatto occupazionale per l’intero territorio", si legge ancora nella nota della Cgil.

Ed ecco il cenno al caso Sanofi: "Mentre attendiamo con preoccupazione di conoscere le criticità rilevate dall’Arpa alla Sanofi Aventis e le eventuali conseguenze sul ciclo produttivo, ribadiamo che l’ambientalizzazione dei processi produttivi è possibile e, pur comportando dei costi, rappresenta davvero un investimento indispensabile ed utile che, attraverso l’innovazione  e la ricerca  può rilanciare  non solo i siti esistenti ma, finalmente, realizzare le tante invocate filiere, sia della chimica che dell’energia, con l’utilizzo anche dei reflui di produzione".

Le aziende devono adeguarsi: "Un percorso virtuoso quindi, quello dell’ambientalizzazione, peraltro obbligato dalle prescrizioni dei decreti Aia già emessi per alcune aziende del nostro sito industriale e che ci auguriamo possano intervenire quanto prima per tutte quelle in attesa. In particolare desta preoccupazione - aggiunge la Cgil - la situazione della centrale Brindisi Nord (Edipower, ndr), dove all’incertezza dell’assetto societario si aggiunge l’impossibilità di rivendicare la piena attuazione del piano industriale. Ciò pesa terribilmente sul destino dei 115 lavoratori  attualmente occupati presso detta Centrale, oltre che di quelli dell’indotto. L’emanazione del decreto Aia potrà  introdurre elementi di certezza sugli impegni e sugli investimenti aziendali".

Ma la necessità dei decreti Aia "deriva anche dalla circostanza che solo in presenza  di questi, a nostro avviso, si potrà finalmente procedere alla sottoscrizione delle convenzioni che, lo ribadiamo ancora una volta, dovranno interessare tutte le aziende di produzione di energia, muoversi nell’ottica degli obiettivi del Pear e fissare impegni precisi per Enel, circa il rilancio del Centro Ricerca ed il finanziamento di  tutti i progetti previsti nella bozza di Protocollo Istituzionale", avverte la segreteria confederale della Cgil, che a proposito di Edipower non ha posto, come è evidente, la questione della progressiva chiusura di quella centrale, chiesta invece dal Pd e dal movimento ambientalista.

"In tale contesto, non va trascurato un impegno preciso e sinergico per rivendicare l’esigibilità immediata delle risorse economiche destinate a Brindisi per le bonifiche delle quali, al momento, non si hanno notizie - si legge nella fase conclusiva del documento della Cgil, che affronta un'altra criticità del sistema Brindisi -, così come riteniamo non più rinviabile la pianificazione dell’intero ciclo dei rifiuti, prima che la situazione divenga emergenziale".

Confronto senza pregiudizi - "Da un approccio attento e responsabile con questi temi può scaturire il terreno di confronto tra istituzioni e parti sociali finalizzato a definire  un progetto di sviluppo condiviso per promuovere nuova e buona occupazione, senza contrazione di diritti e tutele. Un confronto necessariamente scevro da qualsivoglia pregiudizio e reciproco sospetto - sottolinea la segreteria confederale -, attento alle idee di ciascuno senza mai criminalizzarle e, soprattutto, senza alcuna fuga in avanti con la pretesa che altri debbano poi adeguarsi. Sono questi, a ben guardare, i veri limiti che hanno impedito, da sempre, a questo territorio, di fare sistema, con tutte le conseguenze negative che da tanto ne derivano".

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