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Amianto Killer: inchiesta sulla morte di un sommergibilista brindisino

BRINDISI - Fari puntati sull'amianto killer. In attesa che le inchieste in corso facciano luce anche sulla morte di un sommergibilista brindisino, piovano le prime sentenze. Si è concluso in Sicilia, infatti, il processo che ha portato oggi alla condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri ritenuti responsabili della morte di 37 operai dell'azienda, deceduti per tumori polmonari contratti dall'inalazione delle fibre di amianto.

BRINDISI - Fari puntati sull'amianto killer. In attesa che le inchieste in corso facciano luce anche sulla morte di un sommergibilista brindisino, piovano le prime sentenze. Si è concluso in Sicilia, infatti, il processo che ha portato oggi alla condanna di tre ex dirigenti della Fincantieri ritenuti responsabili della morte di 37 operai dell'azienda, deceduti per tumori polmonari contratti dall'inalazione delle fibre di amianto.Per i familiari delle vittime, “giustizia è fatta”.

I tre ex dirigenti, in solido, dovranno versare complessivamente, come provvisionale immediatamente esecutiva, 5 milioni 597mila euro alle parti civili costituite. Si tratta di un anticipo del risarcimento del danno il cui ammontare definitivo dovrà essere poi liquidato dal giudice civile in separata sede. Gli imputati in particolare dovranno dare 4 milioni e 100mila euro all'Inail; 7500 a Legambiente; 10mila all'Associazione Esposti Amianto; 7500 a Medicina Democratica; 10mila alla Fiom e 7500 alla Camera del Lavoro.

A tutti gli enti dovranno poi essere restituite le somme anticipate per le spese legali. Gli ex dirigenti, poi, dovranno dare, sempre a titolo di provvisionale, complessivamente un milione e 455mila euro ai familiari delle 37 vittime costituiti parte civile. Mentre nessuna provvisionale è stata assegnata agli operai ammalati, pure parti civili nel processo, nonostante gli imputati siano stati condannati per le lesioni gravissime da questi riportate.

Sin qui l’esito del processo celebratosi a Palermo. “Un pronunciamento importante - afferma Maurizio Portaluri, di Medicina Democratica - e lo si evince tra le righe di una sentenza che, al contrario di quanto avvenne in occasione del processo contro Montedison, a Brindisi, afferma un principio scientifico di fondo: non è la semplice predisposizione di sistemi di protezione dall’amianto a preservare i dirigenti da responsabilità. Soltanto là dove la presenza di amianto viene ridotta il rischio di ammalarsi si riduce in maniera significativa”.

L’amianto killer è protagonista anche di altre due inchieste e di un processo, in corso rispettivamente a Torino e a Padova, per il decesso di centinaia di marinai. L'inchiesta piemontese, aperta per disastro e omicidio colposo, annovera già alcuni indagati. I pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo stanno vagliando, attraverso i loro consulenti, le storie sanitarie e lo stato di servizio di 582 ex marinai, di cui almeno 144, secondo quanto si è appreso, deceduti per mesotelioma pleurico provocato da presunta esposizione all'amianto. E tra questi, appunto, anche un sommergibilista di Brindisi, imbarcato per un totale di 350 mesi.

Da una consulenza risulta che sono una quarantina le navi «incriminate», in quanto coibentate con l’amianto, molte delle quali vendute dagli Usa. In Italia, secondo il rapporto dei periti dei pm, il fenomeno è stato affrontato con «grave ritardo». Gli ordini di navi senza amianto cominciarono solo nel 1992, quando il minerale killer fu messo al bando.

A Padova, invece, è stato aperto un processo contro alcuni alti ex ufficiali della Marina per la presunta morte da amianto di due militari, mentre la Procura della Repubblica sta indagando sul decesso di altri dieci militari: sia il processo che l'indagine sono attualmente in corso. Le inchieste di Torino e Padova hanno rischiato di finire in un nulla di fatto a causa delle modifiche sulla responsabilità per l'esposizione all'amianto del personale impiegato sulle navi di Stato contenute in una norma del Ddl lavoro, che il presidente Napolitano ha rinviato alle Camere. Il governo ha però predisposto un emendamento che dovrebbe scongiurare questa eventualità.

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