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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Cause dei figlicidi e diseducazione tv da cui proteggere i nostri bambini

La cronaca nera ciclicamente riporta le terribili notizie di infanticidi e figlicidi che stupiscono per le modalità efferate con cui si compie un atto contro natura, aggravato dalla cattiveria perpetrata nei confronti di esseri che non hanno alcuna colpa né hanno alcuna possibilità di difendersi

La cronaca nera ciclicamente riporta le terribili notizie di infanticidi e figlicidi che stupiscono per le modalità efferate con cui si compie un atto contro natura, aggravato dalla cattiveria perpetrata nei confronti di esseri che non hanno alcuna colpa né hanno alcuna possibilità di difendersi. Se la legge, con l’art.578 del codice penale, non differenzia esplicitamente l’infanticidio dal figlicidio, la morale comune tende ad accomunare questi due reati con la medesima indignazione.

Man mano che l’indignazione si sedimenta nella nostra coscienza, subentrano gli interrogativi su quali meccanismi psicologici abbiano trasformato una persona comune o una madre, nel peggiore dei casi, in un assassina. Analizzando le statistiche emerge che solo un numero esiguo di madri che si macchiano dell’ omicidio del figlio, siano affette da patologie psichiatriche che le rendono incapaci di intendere e di volere.

Altresì, è molto probabile che i fattori di vulnerabilità si trovino in personalità fragili, in contesti socio-economici difficili, o nella difficoltà a contenere l’aggressività o altri tipi di emozioni. Lo psicanalista Resnick, esaminando i casi di figlicidio, distinse ben 7 categorie in cui si classificano tali atti.

Figlicidio altruistico: la madre compie l’omicidio per sottrarre il figlio o i figli ai mali del mondo, spinta da convinzioni religiose e impulsi irrazionali che si evolvono in un forte stato depressivo.

Figlicidio a elevata componente psicotica: il figlicidio, a elevata componente psicotica, si verifica quando il genitore uccide in preda a un raptus, ad allucinazioni imperative in forma di comando o depressione post-partum.

Figlicidio di un figlio indesiderato: in questi casi la madre si allontana emotivamente dal bambino perché frutto di una relazione extraconiugale o come estrema conseguenza di un’immaturità mai superata. Alla base di questi omicidi vi sono disturbi mentali a base persecutoria, con comportamenti deliranti paranoidei.

Figlicidio accidentale: la madre, normalmente avversa alla violenza sul figlio, può causarne la morte con un gesto irrazionale e impulsivo spesso conseguenti a pianti e urla del piccolo (shaken baby syndrome). In diversi episodi queste donne presentano un comportamento irritabile e impulsivo, o possono esser affette da disturbi della personalità transitori. L’alterazione comportamentale può esser causata dell’assunzione di droghe o alcool.

Figlicidio per vendetta e gelosia contro il marito o il compagno: questo omicidio anche plurimo dei figli, perpetrato per motivi sentimentali, psicologici, viene attribuito dagli analisti alla madre abbandonata o tradita che si vendica del marito o del compagno uccidendone la prole.

Figlicidio per motivi economico-sociali: il rifiuto e l’eliminazione del figlio per ragioni economiche e sociali concernono, nella maggior parte dei casi, un neonato o un infante. Questa rara categoria di omicidi è legata al timore della madre di essere inadeguata o impossibilitata a fronteggiare i problemi connessi alla sopravvivenza e al futuro della sua creatura.

Infanticidio plurimo: fortunatamente tali episodi sono piuttosto rari ma si configurano come sequenziali, perpetrati in periodi ed età materne differenti.

Una volta compiuto il crimine sarà la giustizia a stabilire la condanna da scontare, in seguito a complesse perizie psichiatriche. Innocenza, menzogna, capacità d’intendere e di volere, quadro psicotico compromesso o stato catatonico diventano tutti ingredienti di lunghe discussioni televisive, attente agli ascolti più che a fornire insegnamenti ad una società da educare.

Molto spesso si sottovaluta che, la grande sovraesposizione televisiva di questi eventi, li rende facilmente accessibili ai bambini lasciati momentaneamente soli davanti la tv, che possono rimanere interdetti davanti alle notizie che descrivono la rinnegazione del ruolo materno. Sovente queste informazioni si tramutano, per il loro sistema cognitivo ancora fragile, in uno shock.

Tale stato a volte non viene espresso per i sensi di colpa o di vergogna a sviluppare una domanda automatica: “Se è successo a quel bambino, può accadere anche a me?”. Risiede nella sensibilità del genitore e degli insegnanti annotare dei cambiamenti nel tono dell’umore del bambino, prestare attenzione a silenzi troppo prolungati, o alla momentanea perdita d’interesse verso le normali attività quotidiane.

In questi casi, è fondamentale che il trauma non abbia il tempo per sedimentarsi nella psiche del fanciullo, alterando le modalità con cui si approccia a tutte le piccole difficoltà costruttive che costellano la crescita infantile. Un pronto intervento dei genitori, docenti e psicologi scolastici, per i casi meno problematici, è fortemente consigliato.

Le festività natalizie sono ormai alle porte e, insieme al lato più consumistico del Natale, questi giorni offrono la grande possibilità di riunire la famiglia in attività piacevoli e spensierate, utili anche per sedersi accanto al proprio bambino e dedicargli parte di quel tempo che non possiamo donargli nei momenti più frenetici della giornata.

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