rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Anche Rizziello assolve Oggiano: "Non ha mai fatto pressioni su Multiservizi"

BRINDISI – “E’ vero che Massimiliano Oggiano muoveva delle critiche alla gestione della Multiservizi da parte del presidente Cosimo Pagliara, così come è vero che sosteneva l’avvicendamento alla presidenza con un uomo di An, ma non ha mai fatto pressioni per l’assunzione di alcuno né si è mai espresso in termini personali contro l’avvocato”. E’ questa la sostanza delle dichiarazioni rese dal consigliere comunale e capogruppo del Pdl Angelo Rizziello, in qualità di testimone chiamato in causa dal difensore di Oggiano, Fabio Di Bello. Testimonianza che fa il paio con quella dell’ex presidente del consiglio comunale di Brindisi, Nicola Di Donna. Il processo è quello che vede alla sbarra, in qualità di principali imputati, i due fratelli Giovanni (detto Francesco) e Raffaele Brandi, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo del racket delle estorsioni a Brindisi e dintorni.

BRINDISI – “E’ vero che Massimiliano Oggiano muoveva delle critiche alla gestione della Multiservizi da parte del presidente Cosimo Pagliara, così come è vero che sosteneva l’avvicendamento alla presidenza con un uomo di An, ma non ha mai fatto pressioni per l’assunzione di alcuno né si è mai espresso in termini personali contro l’avvocato”. E’ questa la sostanza delle dichiarazioni rese dal consigliere comunale e capogruppo del Pdl Angelo Rizziello, in qualità di testimone chiamato in causa dal difensore di Oggiano, Fabio Di Bello. Testimonianza che fa il paio con quella dell’ex presidente del consiglio comunale di Brindisi, Nicola Di Donna. Il processo è quello che vede alla sbarra, in qualità di principali imputati, i due fratelli Giovanni (detto Francesco) e Raffaele Brandi, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo del racket delle estorsioni a Brindisi e dintorni.

Secondo l’accusa dei pm Alberto Santacatterina e Milto De Nozza, i due fratelli avevano in Oggiano (imputato per concorso esterno nell’associazione) il punto di raccordo fra il clan e l’amministrazione comunale. A sostegno di questa tesi, fondamentale la testimonianza di Pagliara, l’ex presidente della Multiservizi rimasto vittima di un attentato incendiario alla propria auto per mano di ignoti, che ha parlato di esplicite pressioni di Oggiano per l’assunzione di Brandi nella partecipata comunale. Quell’attentato fu frutto di ritorsione, per essersi opposto alla richiesta del capogruppo di An?

E’ una delle incognite demandate al dibattimento in corso, sul quale il collegio presieduto dal giudice Giuseppe Licci è chiamato ad accertare la verità. I due esponenti del consiglio comunale chiamati in causa dalla difesa di Oggiano, hanno dichiarato di non aver mai notato un atteggiamento ostile da parte dell’ex capogruppo di An nei confronti dell’ex presidente della società partecipata del Comune, che fosse motivato da rancori personali o ragioni meno che trasparenti. “Non condivideva la gestione Pagliara – ha detto Rizziello – questo è vero, ma quando avanzò la proposta che alla presidenza fosse designato un uomo di An, Forza Italia replicò che non era possibile, anche in questo caso per ragioni politiche”. Di fronte a questa ulteriore testimonianza, dunque, gli attentati all’ex presidente della Multiservizi, contestualmente alla manifestazione di assoluta indisponibilità a reclutare Brandi fra i lavoratori della partecipata, restano una misteriosa coincidenza, una incognita che rischia di rimanere tale, anche al termine del processo.

Dai testimoni agli imputati. L’ultima parte dell’udienza è stata dedicata all’ascolto di Victor Lekli, uno dei due albanesi ribattezzati dalla città di Brindisi “fratelli Semaforo”, per avere a lungo sopperito con la loro presenza alternata all’assenza di segnaletica lungo il ponte del canale Patri. Servizio per il quale il Comune li aveva insigniti della cittadinanza onoraria, prima di essere arrestati con l’accusa di aver preso parte nell’associazione mafiosa capeggiata dai Brandi, con funzione di corrieri: secondo il pm prelevavano e trasportavano la droga rivenduta nelle piazze brindisine dall’Albania.

Prima di passare la parola agli imputati, con il prosieguo della testimonianza di Victor Lekli, hanno parlato anche una serie di testimoni eccellenti, come Antonio Vitale, detto il Marocchino, Massimo Pasimeni (alias Piccolo dente), Angelo Pagliara (detto Focu meu) e Giovanni Donatiello (alias Cinque lire), tutti mesagnesi, tutti imputati e già condannati per 416 bis, volti storici della Scu insomma. Interrogatori durati il breve volgere di qualche istante, tanto quanto basta per smentire le dichiarazioni di Ercole Penna. Hanno tutti negato di conoscere i fratelli Brandi, se non per accidentali convivenze nelle stesse carceri. Niente di più.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Anche Rizziello assolve Oggiano: "Non ha mai fatto pressioni su Multiservizi"

BrindisiReport è in caricamento