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Domenica, 4 Giugno 2023
Cronaca

“Andavo in ufficio, timbravo e mi spostavo in pizzeria: ho sbagliato”

Carlo Larocca ammette davanti al gip: è ai domiciliari, per truffa e falso, i finanzieri hanno documentato l'assenza dell'impiegato dei servizi sociali dal centro anziani. E scagiona i colleghi indagati: "Nessuno ha mai timbrato per me". Sequestrata la Bmw, giallo sul licenziamento: lettera firmata, ma non consegnata

BRINDISI – “Ho sbagliato io, solo io: è vero, andavo in ufficio, timbravo il cartellino e poi mi spostavo in pizzeria. Nessuno dei miei colleghi ha mai smarcato per conto mio”.

macchinette smarcatempo-6Ha parlato per un’ora Carlo Larocca, il dipendente del Comune di Brindisi, impiegato dei Servizi sociali, presso la sede del centro anziani di via Spagna, rione Bozzano, ai domiciliari dallo scorso 29 luglio con le accuse di truffa ai danni dell’Amministrazione cittadina e di falso in relazione alle assenze dal posto di lavoro documentate per un anno e quattro mesi dai finanzieri, ai quali il pm Valeria Farina Valaori ha delegato gli accertamenti. I militari lo hanno seguito nel Leccese, a Bari, in provincia di Foggia e Taranto, dove si è recato per alcune commissioni, la maggior parte delle quali in centri commerciali.

L’indagato, molto conosciuto a Brindisi, per essere non già impiegato del Comune (lavoro sconosciuto ai più) ma per essere il titolare della pizzeria e della friggitoria Romanelli, ha deciso di affrontare l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Tea Verderosa che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato. Vale a dire di ripetizione delle condotte contestate, quindi di nuove assenza dal posto di lavoro. Larocca, alla presenza dei suoi difensori di fiducia Mauro Masiello e Ladislao Massari, ha ammesso gli addebiti, scagionando i tre colleghi che sono finiti sotto inchiesta.

Ai domiciliari è finito anche Luigi Antonino, difeso dall’avvocato Luca Leoci, con l’accusa di aver timbrato per conto dell’altro 233 volte nell’arco del periodo monitorato, iniziato il primo gennaio 2015 e concluso il 20 aprile 2016; Antonio Caforio e Angelo Scalia. Il primo, secondo il pm, avrebbe smarcato le presenze di Larocca usando il suo badge 12 volte, mentre l’altro lo avrebbe fatto quattro volte.

Caforio e Scalia, a piede libero, sono stati ascoltati dal gip subito dopo, e hanno negato di aver mai usato il cartellino personale di Larocca: i difensori Mauro Masiello e Ladislao Massari hanno depositato documentazione anche fotografica per dimostrare, da un lato che gli uffici dei due dipendenti indagati sono molto distanti da quello del collega Larocca, tanto da non essere possibile vedere gli ingressi e le uscite, dall’altro hanno prodotto i fogli di presenza di tutti i dipendenti, volontari ed lavoratori socialmente utili compresi, al lavoro nel centro anziani per dimostrare. Depositate anche foto che dimostrano che la struttura ha sei accessi e non due soltanto come sostenuto dai finanzieri.

Per Scalia e Caforio il pm ha chiesto l’applicazione della misura interdittiva della sospensione dal lavoro e il gip si è riservato. Il giudice per le indagini preliminari si è anche riservato sull’istanza che gli avvocati di Carlo Larocca hanno prodotto chiedendo il ritorno in libertà per il loro assistito e in subordine, la misura interdittiva.

In questo caso il gip ha trasmesso l’istanza al pm e sembra che il magistrato abbia dato parere negativo. Anche perché non risulta, ad oggi, modificato il rapporto di Larocca con il Comune di Brindisi perché la lettera di licenziamento che il dipendente ha scritto il giorno stesso in cui è stato arrestato, non è stata consegnata. Al protocollo di Palazzo di città non è arrivata. In tal senso, quindi, si è venuto a creare un giallo che dovrebbe essere risolto nelle prossime ore.

Al momento, risulta ancora in essere l’aspettativa che Carlo Larocca ha ottenuto dall’11 maggio scorso, fino al prossimo mese di novembre, senza stipendio. Risulta, inoltre, essere stata adottata una sanzione disciplinare pari a cinque giorni di sospensione con decurtazione della somma. Il licenziamento avrebbe agevolato il ritorno in libertà perché avrebbe fatto venire meno l’esigenza cautelare . E avrebbe anche permesso alla difesa di chiedere il patteggiamento tenuto conto dello status di incensurato di Larocca, con possibilità di chiudere il conto con la giustizia a due anni, più il riconoscimento del beneficio della pena sospesa.

Per il pm e per il gip le sue assenze dal lavoro sono state sistematiche, con la conseguenza che “in ufficio non ha trascorso più di un’ora al giorno a fronte delle sei previste e dei rientri pomeridiani”. In alcuni casi è stato accertato che restava al centro anziani per non più di cinque minuti di orologio. Gli stipendi percepiti indebitamente sono pari a 21.646,98 euro e per questo il gip ha disposto il sequestro preventivo della somma “da reperire eventualmente sui conti correnti bancari di cui è intestatari”.

I finanzieri non hanno trovato nulla e per questo è stata sequestra l’auto, una Bmw, intestata a Larocca, la stessa usata per gli spostamenti.

Domani sarà interrogato Luigi Antonino. Non è escluso che si avvalga della facoltà di non rispondere.

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