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Cronaca

Appalti Asl: per 13 processo dal 7 aprile

BRINDISI - E’ fissata per il 7 aprile dinanzi al tribunale in composizione collegiale la prima udienza del processo a carico di 13 persone, coinvolte nello scandalo degli appalti truccati della Asl di Brindisi. Per Vincenzo Corso, Giovanni Borromeo e per tutti coloro che erano sottoposti a custodia cautelare.

BRINDISI - E’ fissata per il 7 aprile dinanzi al tribunale in composizione collegiale la prima udienza del processo a carico di 13 persone, coinvolte nello scandalo degli appalti truccati della Asl di Brindisi. Per Vincenzo Corso, Giovanni Borromeo e per tutti coloro (sono altri 11, vi sono anche alcuni imprenditori) che erano sottoposti a custodia cautelare al momento della richiesta di giudizio immediato del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi e Giuseppe De Nozza, vi saranno 15 giorni di tempo dalla notifica del decreto che dispone il giudizio a firma del gip Valerio Fracassi per chiedere di essere eventualmente ammessi a riti alternativi.

La posizione delle altre persone indagate è stata stralciata. Lotta contro la decorrenza dei termini di estinzione dei reati, quindi, per la procura di Brindisi. Si tratta di condotte, quelle contestate, ormai datate nel tempo. E di accuse per cui c’è già in parte prescrizione, mentre per alcune contestazioni il rischio è concreto. Corso è l’unico indagato a trovarsi ancora in carcere. Non ha mai proferito verbo ai magistrati, né durante l’interrogatorio di garanzia, tantomeno in seguito su sua iniziativa.

Ha agito diversamente Borromeo, componente del cda Santa Teresa in quota Pd, il cosiddetto uomo delle “buste”, l’addetto a scollare i margini dei plichi per rimettere poi tutto a posto una volta scambiati i fogli all’interno. Ha collaborato, ha spiegato il sistemino ai due pm inquirenti. L’inchiesta è immensa. Sono più di ottomila pagine di atti d’indagine (per 133 persone) memorizzate su supporto digitale, tra cui vi sono tutti i faldoni relativi alle gare d’appalto concesse alle ditte amiche.

Migliaia di copie, insomma, di bandi e capitolati. Ma soprattutto le offerte, quelle presentate strumentalmente e quelle che erano ritenute “vincitrici” ancor prima dell’apertura formale delle buste. Il sistema “Corso”, insomma, è stato smantellato. La Asl, per lo meno riguardo i vertici che oggi sono in carica, è ritenuta parte offesa secondo l’impostazione della Procura di Brindisi.

L’impianto accusatorio è solido. Vincenzo Corso, il deus ex machina, non aveva badato, a quanto pare, in quel clima di spregiudicatezza sottolineato dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare, a nascondere la propria partecipazione alle società che poi avrebbero avuto incarichi in subappalto, con gli utili che ne conseguono. L’inchiesta in questione aveva fatto emergere un “sistema di malaffare” all’interno dell’Area gestione tecnica dell’Azienda sanitaria di Brindisi, per truccare le gare di appalto con sistemi illeciti, realizzato dai responsabili della predetta Area con l’interessata partecipazione di vari imprenditori.

Sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere; turbata libertà degli incanti e rivelazione di segreti d’ufficio per aver manomesso fraudolentemente le buste contenenti le offerte economiche delle ditte concorrenti, prima della loro apertura ufficiale; falso ideologico; corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio commessa al fine di favorire l’aggiudicazione di alcune gare risultate turbate. Varie le utilità – secondo l’accusa - conseguite dai pubblici ufficiali indagati: quote societarie di un albergo, affidamento di lavori in sub appalto a ditte intestate a familiari e prestanome, titolarità di un’agenzia immobiliare, mobili, viaggi, preziosi.

Le indagini sono state svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi e dai carabinieri del Nas di Taranto. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Massimo Manfreda, Rosario Almiento, Raffaele Missere, Oreste Nastari, Roberto Cavalera, Amilcare Tana, Gianvito Lillo, Daniela Faggiano e Ladislao Massari.

 

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