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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Appalti Asl, primi ricorsi al riesame

BRINDISI - Qualcuno ha già depositato ricorso al Riesame. Altri attenderanno gli interrogatori di garanzia che, eccezion fatta per Tommaso Vigneri, sentito oggi per rogatoria a Bari, prenderanno il via domani. Uno dei primi ad essere sentito sarà Vincenzo Corso.

BRINDISI - Qualcuno ha già depositato ricorso al Riesame. Altri attenderanno gli interrogatori di garanzia che, eccezion fatta per Tommaso Vigneri, sentito oggi per rogatoria a Bari, prenderanno il via domani. I primi ad essere sentiti sono Vincenzo Corso, il dirigente dell'Area tecnica della Asl di Brindisi, e gli altri 10 indagati per i quali è stata disposta l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nella maxi inchiesta sugli appalti truccati alla Asl di Brindisi. Poi si passerà agli 11 che hanno ottenuto i domiciliari. Gli avvocati, tra cui vi sono Raffaele Missere, Massimo Manfreda e Cosimo Pagliara, hanno scelto di giocarsi subito la carta del tribunale della Libertà per una ragione semplice: potranno immediatamente avere accesso agli atti di indagine.

Ottomila pagine di atti - Si tratta di più di 8mila pagine, memorizzate su supporto digitale, tra cui vi sono tutti i faldoni relativi alle gare d'appalto concesse alle ditte amiche. Migliaia di copie, insomma, di bandi e capitolati. Ma soprattutto le offerte, quelle presentate strumentalmente e quelle che erano ritenute "vincitrici" ancor prima dell'apertura formale delle buste. Il sistema "Corso", insomma, è stato smantellato. La Asl, per lo meno riguardo i vertici che oggi sono in carica, è ritenuta parte offesa secondo l'impostazione della Procura di Brindisi. "Potrà costituirsi parte civile" ha spiegato ieri durante la conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Brindisi, Marco Dinapoli. Sono coinvolti vecchi vertici dell'azienda, tra cui Rodolfo Rollo, per il quale i pm Nicolangelo Ghizzardi e Giuseppe De Nozza avevano formulato richiesta d'arresto.

Il regista Corso - Corso, al di là dei nomi altisonanti, resta la figura principale dello scandalo alla Asl di Brindisi: risponderà alle domande del gip Valerio Fracassi, alla presenza dei pubblici ministeri. Dovrà spiegare, se non si avvarrà della facoltà di non rispondere, se effettivamente era il "regista", la mente del meccanismo perverso che portava poi all'aggiudicazione degli appalti a coloro che venivano prescelti sulla base del tornaconto e non della qualità dell'offerta. Lavori di ogni genere: ristrutturazione di reparti, di interi ospedali, i condizionatori (da cui si dice che si possa essere diffuso il virus che ha procurato infezioni respiratorie), perfino i pannoloni dell'Artsana che aveva poi rifilato agli aventi diritto panni di pessima qualità.

Tutte le telefonate - L'impianto accusatorio è solido. Del resto Corso non aveva badato, in quel clima di spregiudicatezza sottolineato dal gip, a nascondere la propria partecipazione alle società che poi avrebbero avuto incarichi in subappalto, con gli utili che ne conseguono. Nelle 400 pagine di ordinanza che dispone l'arresto per 22 persone (una è deceduta) vi sono solo pochissime conversazioni fra quelle intercettate. L'intera mole di libere chiacchierate al telefono la si ritrova nelle 8mila pagine di atti d'indagine che presto saranno noti anche agli indagati.

Le “nuove” tangenti - In quell'enorme quantitativo di carte c'è anche il dettaglio sugli "utili" percepiti, di cui non c'è traccia nell'ordinanza: si parla di viaggi, di gioielli. Delle quote societarie assegnate come contropartita in un albergo, in una agenzia immobiliare. Le tangenti, nella "Mani pulite 2.0" non si usano più. Ma non si usano neppure gli accorgimenti minimi per restare al riparo dall'azione candeggiante della magistratura. Testimonianza di una certa attitudine all'illecito, di una abitudine a manipolare a dire "passa da casa di mia madre" per consegnare i plichi, piuttosto che agire secondo normative e solo in circostanze ufficiali, che ha il sapore del delirio di onnipotenza. E della certezza, ricavata chissà da quale presupposto, di restare impuniti.

Decisioni sospese e riserbo - C'è un dato importante da sottolineare. Nelle 8mila pagine che costituiscono il fascicolo del pubblico ministero c'è tutto. Anche le accuse che si sono prescritte, per lo più riferite ai 133 indagati per i quali non è stata chiesta l'applicazione di alcuna misura cautelare. Non tutti i nomi di coloro che compongono l'elenco dei 133 figurano nell'ordinanza di custodia cautelare, ma solo quelli di quanti rispondono in concorso con gli arrestati di qualche reato. Nei 133 ci son 17 donne, ma anche molti colletti bianchi. Il procuratore Dinapoli, durante la conferenza stampa, aveva auspicato che la stampa non li riportasse.

Ma solo per una ragione: perché potessero apprendere dai magistrati d'essere stati iscritti nel registro degli indagati. E aveva anche aggiunto: "La procura deciderà come procedere nei loro confronti". Non bisogna essere cronisti di giudiziaria particolarmente esperti per sottolineare che chiunque può ritrovarsi indagato senza saperlo. E che anzi, il fatto che non sia informato, è di solito un presupposto indispensabile alla prosecuzione dell'attività investigativa. Se non lo si chiede espressamente, talvolta si finisce per non sapere neppure che un'inchiesta sul proprio conto è stata archiviata.

Il gip e le prescrizioni - Per i 133 e per alcuni degli arrestati e anche degli altri, sono decorsi i termini oltre i quali un reato può considerarsi estinto. Non si sa se i pm decideranno di chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. Di sicuro il gip, che ha sottolineato che vi è prescrizione, non ha inteso disporre alcun provvedimento restrittivo. Nella gran parte dei casi la procura non lo ha neppure chiesto. In linea di principio essi dovrebbero poter rinunciare alla prescrizione. Ma in un quadro di tale incertezza, BrindisiReport.it ha fatto una scelta. Non pubblicare i nomi di nessuno di loro, proprio perché non si sa ancora se verranno messi nelle condizioni di difendersi nel corso di un processo. E tenere così fede alla richiesta fatta dal procuratore capo Dinapoli durante la conferenza stampa.

Borromeo sospeso dal Pd - Una decisione intanto l'ha presa il Pd di Brindisi. Questa sera il nuovo segretario provinciale Maurizio Bruno e il segretario cittadino riconfermato, Antonio Elefante, hanno sospeso con effetto immediato dal partito Giovanni Borromeo, arrestato nel corso dell'Operazione Virus (secondo gli inquirenti, "aggiustava" i plichi delle gare).

 

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