Appalti Asl: tace l'uomo delle buste

BRINDISI - Ha scelto il silenzio il presunto "faccendiere", l'addetto alla manipolazione delle buste (secondo l'impostazione dell'accusa), Giovanni Borromeo, difeso dall'avvocato Roberto Cavalera, che è stato uno dei quattro indagati in carcere ad essere interrogato oggi dal gip Valerio Fracassi che ha firmato l'ordinanza sul presunto giro di appalti truccati alla Asl di Brindisi.

Delle 22 persone raggiunte da provvedimento restrittivo, 11 in carcere e 11 ai domiciliari sono stati sentiti oggi anche gli imprenditori Cesarino Perrone, difeso da Oreste Nastari e Antonio Camassa difeso da Gianvito Lillo, oltre a Giuseppe Rossetti, difeso da Raffaele Missere. Rossetti si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Perrone ha rigettato tutte le accuse, sostenendo di aver partecipato correttamente alle procedure e di non esserne stato sempre il vincitore, quindi non un "favorito". Antonio Camassa ha invece spiegato di non aver mai intascato denaro dalla Asl: in una occasione non avrebbe vinto perché non in possesso di tutta la documentazione, nell'altra avrebbe alla fine declinato l'invito perché non si trattava di un capitolato per lui conveniente.

Domattina sarà il turno del "regista", Vincenzo Corso e di tutti gli altri arrestati che si trovano presso la casa circondariale di Brindisi. Lunedì inizieranno invece gli interrogatori di quanti hanno il ottenuto i domiciliari. La gran parte dei legali ha già presentato ricorso al Tribunale Del Riesame. Avranno tutti a breve accesso alle 8mila pagine di atti d'indagine in cui vi sono i dettagli del cosiddetto sistema Corso, oltre che particolari sulle singole posizioni e sulle utilità che spettavano ai pubblici ufficiali (gioielli, viaggi e quote societarie, oltre che subappalti).