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Cronaca

Appalti Enel e tangenti, indagini su altri dirigenti: “Ci sono tanti che mangiano”

L'imprenditore edile di Monteroni ascoltato di nuovo dai pm dopo il memoriale: sotto la lente la posizione di almeno due persone. "Già in occasione del primo appalto, uno dei vertici mi fece pressioni. Pagai a Natale"

BRINDISI – “Non ci sei solo tu, ci sono tanti che mangiano qui”: negli ultimi giorni ci sono stati nuovi interrogatori in Procura dell’imprenditore di Monteroni di Lecce che per primo ha denunciato “un sistema di corruzione all’interno della centrale Enel di Cerano”. E nuovi verbali, in aggiunta ai sei resi a partire dallo scorso mese di novembre e al memoriale depositato a marzo con l’elenco delle gare vinte e delle (presunte) tangenti pagate, dal denaro contante ad altre utilità, voce che dovrebbe essere estesa sino a comprendere le richieste di assunzioni.

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I pubblici ministeri titolari del fascicolo per corruzione, Milto Stefano De Nozza e Francesco Vincenzo Carluccio, hanno ascoltato ancora il titolare della ditta edile, anche lui indagato per corruzione, per ottenere chiarimenti rispetto alle posizioni di “dirigenti e quadri” della centrale Federico II di Brindisi, ossia altre persone che rivestirebbero posizioni di vertice. Hanno anche depositato l’istanza con richiesta di incidente probatorio in vista del processo: i sostituti procuratori intendono esercitare a stretto giro l’azione penale con la richiesta di giudizio, una volta raccolte tutte le dichiarazioni del denunciante. Entro dieci giorni, a far data dallo scorso venerdì, il gip dovrà fissare la data.

Gli accertamenti intanto proseguono e, a quanto si apprende, riguarderebbero almeno altri due dirigenti. Ad oggi sono sette gli indagati per tangenti: c’è stata una prima tranche costituita dai dipendenti arrestati lo scorso 5 maggio, Carlo De Punzio (ancora in carcere); Domenico Iaboni, Fabiano Attanasi, Vito Gloria e Nicola Tamburrano, tutti compilatori dei Sal, gli stati di avanzamento dei lavori e tutti ai domiciliari; c’è stata la seconda fase con avvisi di garanzia necessari per lo svolgimento di perquisizioni a carico di Fausto Bassi, direttore dell’Unità di business di Cerano, e di Fabio De Filippo, il capo impianto.

Non è escluso, a questo punto, che il numero degli indagati aumenti in relazione alla dimensione e alla portata del cosiddetto “sistema” denunciato dal titolare della ditta edile. Secondo quest’ultimo, “già in occasione dell’aggiudicazione del primo appalto per un importo pari a mezzo milione di euro, nel 2013, un dirigente della società appaltante, in presenza di un’altra persona (di fiducia dell’imprenditore, ndr) aveva effettuato nei suoi confronti indebite pressioni per fargli assumere lavoratori”.

“In base ad accordi con i vertici aziendali, i costi sostenuti per il personale sarebbero stati recuperati attraverso l’emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, con la complicità dei dipendenti Enel i quali avrebbero dovuto certificare l’esecuzione di lavori e gli stati di avanzamento e autorizzare l’emissione di mandati di pagamento”. Stando a questa dichiarazione, il sistema quindi sarebbero partito dall’alto per contaminare i livelli subordinati.

Il titolare dell’impresa, inoltre, ha riferito ai magistrati che “in occasione della terza commessa, nel 2014, aveva preso accordi con un dirigente al quale, in più circostanze, aveva consegnato somme di denaro in contanti per un importo di 50mila euro, ottenuti grazie alla sovraffatturazione”. Il denaro sarebbe stato “consegnato tra il mese di dicembre 2015, nel periodo di Natale, e il mese di agosto 2016, nei pressi dello svincolo per Cerano”. Nel fascicolo sono state acquisite anche le “numerose mail al direttore della centrale, al responsabile della manutenzione e ad altri dirigenti della società, chiedendo anche il riconoscimento di crediti e la liquidazione di somme di denaro che l’imprenditore riteneva gli fossero dovute”.

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