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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Minacce ed estorsione al sindaco: "Imputato già giudicato per gli stessi fatti"

Dopo la condanna a 3 anni e 8 mesi in primo grado, la Corte d'appello dichiara il non doversi procedere nei confronti di un brindisino già condannato, nell'ambito di un altro processo, per un attentato incendiario ai danni dell'ex primo cittadino Mimmo Consales. Applicato il principio del "ne bis in idem"

BRINDISI – Per lo stesso fatto era già stato giudicato. Sulla base di questo principio la Corte d’appello di Lecce ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti del brindisino Alessandro D’Errico, 44 anni, già condannato in primo grado di giudizio a due anni di reclusione per aver incendiato l’auto dell’ex sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, nel novembre 2014. Il pronunciamento della corte d’appello non riforma però questa sentenza, bensì un’ulteriore sentenza di condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione emessa dal gup del tribunale di Brindisi a carico dello stesso imputato, a seguito di un secondo procedimento penale avviato nei suoi confronti dalla Procura di Brindisi, per violenza ai danni di pubblico ufficiale (Consales) ed estorsione. Ma l’avvocato difensore di D’Errico, Mauro Durante, ha impugnato la seconda condanna, sostenendo che il suo assistito era già stato giudicato per gli stessi fatti per cui era stato sottoposto al nuovo procedimento. 

La prima condanna 

La complessa vicenda ha inizio la notte del 3 novembre 2014, quando un incendio doloso distrugge la Ford Kuga del primo cittadino, parcheggiata di fronte alla sua abitazione al rione Bozzano. Grazie alla minuziosa analisi di decine di fotogrammi riprese dalle telecamere di sicurezza, i poliziotti della Digos di Brindisi individuano in Alessandro D’Errico il presunto responsabile del raid incendiario. Rinviato a giudizio per reati di stalking e danneggiamento seguito da incendio, l’imputato, reo confesso, riferisce durante il processo di aver aiutato l’ex sindaco nella campagna elettorale del 2012, poi vinta, e di aver ottenuto la promessa di un posto di lavoro che poi non fu mantenuta. In abbreviato arriva la condanna, tuttora pendente in appello, a due anni di reclusione. 

La seconda condanna

Successivamente viene aperto a carico di D’Errico il secondo procedimento, per i reati di violenza ai danni di pubblico ufficiale ed estorsione. Tali contestazioni sono riferite a dei fatti avvenuti prima dell’incendio. Stando alle ipotesi accusatorie, infatti, D’Errico in una occasione si sarebbe “presentato davanti a Consales armato di pistola con la minaccia implicita di usare l’arma per ottenere un posto di lavoro”. In un’altra occasione, nei pressi di Palazzo Nervegna dove c’era l’ufficio dell’ex sindaco di Brindisi, “reiterava la stessa chiesta e minacciava (l’allora) primo cittadino dicendogli che lo avrebbe ammazzato e che aveva sbagliato a non farlo prima”. In questo modo, secondo l’accusa, l’imputato avrebbe cercato “di influire sull’operato del pubblico ufficiale per costringerlo a procurargli un posto di lavoro e compiva atti idonei, diretti in modo non equivoco all’ottenimento di un ingiusto profitto patrimoniale”. D’Errico non sarebbe riuscito nel suo intento “per cause indipendenti dalla sua volontà”. Sempre in abbreviato, il gup infligge al 44enne una condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione. 

L'appello

Nell’atto d’appello di 20 pagine, l’avvocato Durante chiede l’applicazione del principio del “ne bis in idem”, in virtù del quale una persona non può essere giudicata due volte per lo stesso reato. Stando alla tesi difensiva, basata su una ricostruzione della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte costituzionale, all’imputato è stata infatti inflitta una seconda condanna per i medesimi fatti per cui era già stato condannato a 2 anni di reclusione, ma riqualificati giuridicamente in modo diverso.

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Il legale ha inoltre rimarcato come non vi sia alcuna certezza dell'utilizzo di una pistola per le minacce all’ex sindaco, rilevando una contraddizione fra la ricostruzione dei fatti, riguardo proprio alla presunta minaccia armata, fornita dall’ex sindaco in sede di querela sporta il 4 novembre 2014, e quella fornita in occasione delle sommarie informazioni rese sette giorni dopo.

Nella giornata di ieri (mercoledì 16 marzo), dunque, la Corte d’appello di Lecce ha riformato la sentenza di condanna a 3 anni e 8 mesi di reclusione emessa dal gup del tribunale di Brindisi l’11 maggio 2017 e dichiarato il non doversi procedere nei confronti di D’Errico in ordine ai reati ascrittigli per precedente giudicato, così come chiesto dal suo avvocato. La motivazione sarà depositata entro 90 giorni. 

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