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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Archiviate dal gip di Potenza le accuse del giudice Forleo a due pm e un ufficiale dei carabinieri

POTENZA - Archiviato. Il gip del tribunale di Potenza, Rocco Pavese, respinge al mittente le accuse di abuso di ufficio in concorso a carico dei pubblici ministeri Alberto Santacatterina e Antonio Negro, e del capitano dei carabinieri Pasquale Ferrari, accusati dalla pm Maria Correale di aver ordito un complotto ai danni del gip Clementina Forleo, all’epoca dei fatti autrice della ordinanza rovente sulle scalate Unipol-Bnl. Dopo tre anni dalla denuncia del giudice, fitti di indagini e di interrogatori a carico di decine di testimoni - dai massimi vertici dell’Arma e della magistratura meneghina, passando per i questori e i prefetti di Brindisi e Milano – per il tribunale potentino non ce n’è quanto basta per affrontare un processo. L’accusa non regge, fascicolo archiviato.

POTENZA - Archiviato. Il gip del tribunale di Potenza, Rocco Pavese, respinge al mittente le accuse di abuso di ufficio in concorso a carico dei pubblici ministeri Alberto Santacatterina e Antonio Negro, e del capitano dei carabinieri Pasquale Ferrari, accusati dalla pm Maria Correale di aver ordito un complotto ai danni del gip Clementina Forleo, all’epoca dei fatti autrice della ordinanza rovente sulle scalate Unipol-Bnl. Dopo tre anni dalla denuncia del giudice, fitti di indagini e di interrogatori a carico di decine di testimoni - dai massimi vertici dell’Arma e della magistratura meneghina, passando per i questori e i prefetti di Brindisi e Milano – per il tribunale potentino non ce n’è quanto basta per affrontare un processo. L’accusa non regge, fascicolo archiviato.

Unipol-Bnl. Secondo la denuncia culminata nella ordinanza di ieri i prodromi della storia affondano le radici lontano, nel tempo e nello spazio. Una fitta trama, che attraversa i nervi scoperti dei palazzi del potere, da Nord a Sud della penisola, dalla Lombardia alla Puglia, senza soluzione di continuità. Il teorema dell’accusa, smontato brano a brano nel corso delle indagini lunghe tre anni, è che i due magistrati brindisini e l’allora tenente del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Francavilla Fontana, siano il braccio armato - consapevole o no – di un complotto di rango nazionale ordito molto più in alto, molto più lontano. Clementina Forleo ha nelle mani un fascicolo che scotta e che promette di scoperchiare un complicato intrigo politico-finanziario.

Nelle intercettazioni captate nel 2005, che il gip deposita a giugno del 2007 c’è di tutto, da Giovanni Consorte (ex presidente Unipol) al segretario dei Ds Piero Fassino. Dall’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema al delfino, Nicola Latorre. Nessuno dei politici, ben inteso, è indagato. Ma i dialoghi roventi – il famoso “facci sognare” di D’Alema a Consorte – vengono fuori lo stesso a reti unificate, tivvù e carta stampata. Compreso il passaggio a firma della Forleo secondo cui, pur non essendo iscritti nel registro dei pm, alcuni dei politici tirati in ballo sarebbero “consapevoli di un ampio disegno criminale”.

E’ uno dei capitoli della storia patria che getterà le basi per un fronte trasversale contro le intercettazioni e le magistrature. Che c’entra tutto con questo con la procura di Brindisi e la caserma di periferia? Niente, secondo il tribunale potentino che si è pronunciato ieri dopo trentasei mesi di indagini, due richieste di archiviazione da parte della procura e altrettanti ricorsi, che non sembrano avere lasciato nulla al caso. Ma le cose, per il giudice milanese, stanno altrimenti. Milanese d’adozione, brindisina di nascita. E’ a Francavilla Fontana che Clementina è nata, è cresciuta, ha studiato sui banchi del liceo classico Vincenzo Lilla, per poi scalare le altezze della magistratura nazionale e le prime pagine delle testate che contano.

A partire dalla ormai famosa sentenza assolutoria per due tunisini prosciolti dall' accusa di terrorismo internazionale, sulla scorta di un distinguo operato fra terroristi e guerriglieri. Ma è dall’ordigno Unipol-Antonveneta-Bnl che la Forleo sente franare il terreno sotto i suoi piedi. Quando la notizia della denuncia per ingiuria e abuso d’ufficio da parte del tenente Ferrari arriva sui giornali, per il gip ce n’è quanto basta per gridare al complotto.

La morte dei genitori. Che c’entra? Cercare la presunta trama di corrispondenze fra ipotesi e fatti, cercare di restituire solidità all’impianto accusatorio, si è rivelato inutile. A meno che non si voglia ipotizzare che fra gli anelli del complotto ordito ai danni del giudice scomodo ci siano le decine di testimoni chiamati in causa dal procedimento al vaglio del tribunale potentino.  Nella denuncia consegnata alla questura di Milano Clementina Forleo parla di minacce subite, dapprima articolate in un linguaggio tanto rozzo da non destare preoccupazioni, poi sempre più raffinate nel dettato e nella crudeltà. Minacce e presagi che colpiscono al cuore, nel punto più vulnerabile degli affetti del giudice, arrivando a preconizzare la morte di Stella Bungaro e don Gaspare Forleo, la maestra elementare e l’ex sindaco di Francavilla Fontana, i genitori del gip che vivono nella città dell’entroterra brindisino, fra l’antico palazzo in centro e la masseria in contrada Visciglie, recentemente data alle fiamme.

Qualcuno le preannuncia la morte dei genitori, “che effettivamente avviene nell’estate del 2005”, scrive la Forleo. Ma nel testo, consegnato alla questura di Milano, non c’è scritto che a guidare l’auto sulla quale viaggiano i coniugi Forleo, quella tragica notte del 28 agosto 2005, è Giuseppe Franzoso, marito di Clementina, che sarà imputato e poi prosciolto dall’accusa di omicidio colposo. L’auto sta uscendo da una stradina laterale sulla Francavilla-Sava, ha l’obbligo di stop prima di immettersi sulla provinciale dove il violentissimo schianto contro l’auto di un medico di Sava, non lascia scampo ai genitori del gip che muoiono sul colpo. Franzoso si salva. Il medico invece è ancora a giudizio, insieme all’ingegnere del Comune di Francavilla responsabile della segnaletica stradale in zona: lo stop sulla vicinale era stato trafugato.

Ma assai prima dell’incidente c’è dell’altro. Delle strane telefonate e un incendio. A cominciare dal rogo che distrugge l’intero raccolto di foraggio della masseria proprietà dei Forleo. Seguono una serie di telefonate anonime, che disturbano nottetempo la quiete della masseria Visciglie. Il telefono squilla ma dall’altro capo del ricevitore nessuno risponde. Così per decine di volte. Don Gaspare denuncia, e annota su un diario “so che i responsabili non saranno mai trovati”. L’incidente avverrà da lì a poco. Nelle more di questi che il gip legge e, nella denuncia del 2007, intesse come segnali della stessa identica trama ordita ai suoi danni, arriva la ormai celebre telefonata al tenente dei carabinieri.

La denuncia sugli squilli anonimi dell’ex sindaco di Francavilla di cui il gip milanese porta il nome, è nelle mani del pubblico ministero Alberto Santacatterina, braccio operativo è il Nor di Francavilla. Le indagini sono ferme al palo della richiesta dei tabulati telefonici da un pezzo. Clementina Forleo perde le staffe e chiama Ferrari, chiede a che punto siano le indagini. E volano parole grosse. Il magistrato milanese arriva ad accusare il tenente di essere indegno “della divisa che indossa”. L’ufficiale mette il viva-voce, due sottufficiali ascoltano, e tutto finisce nella relazione di servizio ai superiori. Quella relazione redatta a caldo della telefonata incandescente finirà nelle mani del sostituto procuratore Silvia Nastasia, in forma di denuncia, presentata per mezzo del legale Pasquale Fistetti. La Forleo sarà rinviata a giudizio e poi assolta dalle accuse di ingiuria e abuso d’ufficio. Il pm aveva chiesto la condanna a due mesi.

La denuncia del tenente: “è complotto”. Secondo l’accusa della procura di Potenza, competente per i procedimenti relativi ai magistrati del distretto di Lecce, la denuncia è il frutto di un complotto in cui Santacatterina detta il testo, Ferrari firma e Negro presta il fianco. Perché? Perché è amico del tenente e allora la denuncia deve essere presentata nei tempi giusti, non un istante dopo: deve capitare nelle mani del pm di turno. L’accusa, per tutti, è di abuso d’ufficio in concorso, vogliono screditare il gip milanese, dicono i colleghi della procura potentina, delegittimarla. Magari perché qualcuno, molto più alto, lo vuole. Accuse definitivamente archiviate ieri.

Nel corso dei tre anni di indagini, chiuse e poi riaperte e poi richiuse e poi riaperte, gli avvocati Leonardo Pace (per Negro), Michele Iaia e Massimo Roberto Chiusolo (per Ferrari) riusciranno a dimostrare che il fascicolo sulla denuncia del tenente, poi passato nelle mani del sostituto procuratore Silvia Nastasia, è stato affidato non al pm di turno, ma consegnato ad Antonio Negro dall’allora vice procuratore aggiunto Cosimo Bottazzi, che confermerà l’assegnazione dell’incarico di fronte ai colleghi della procura potentina. Negro viene investito del caso non perché è il pm di turno, ma perché è il sostituto procuratore di punta nel pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione.

Il testo della denuncia, che l’accusa sostiene sia stato concordato a quattro mani fra Santacatterina e Ferrari è copia, fedele, della relazione di servizio redatta dal tenente dei carabinieri a caldo della telefonata incandescente che l’ufficiale riceve, non fa. Per il gip che ieri ha archiviato il caso il teorema non regge. Le motivazioni dell’ordinanza diranno perché.

Un finale da scrivere. Il capitolo della denuncia mette, intanto, il punto sulla storia a carico dei due magistrati brindisini. Santacatterina (da tempo assolto in un procedimento-stralcio), in forza alla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, al fianco del procuratore capo Cataldo Motta, continua a scrivere le pagine più pesanti a carico della criminalità organizzata salentina, l’ultima delle quali ha letteralmente decimato le cosche della Sacra corona unita in riarmo. Il nome di Negro sta scritto in calce alle inchieste contro gli abusi ai danni dell’ambiente, gli scempi edilizi che hanno martoriato il territorio brindisino con discariche e colate di cemento. Il capitano Pasquale Ferrari oggi è in forza alla Compagnia di intervento operativo (Cio) di Bari.

La sentenza assolutoria a carico del gip Forleo è tuttora oggetto di un ricorso presentato nel 2009 dal pm Silvia Nastasia dopo il deposito delle motivazioni nelle quali si legge che le presunte ingiurie non furono tali perché l’imputata avrebbe “agito nel corso di uno stato d’ira provocato da un fatto ingiusto”. Il fatto ingiusto consisteva nel rifiuto del tenente di fornire notizie in merito ai tabulati telefonici sulle molestie ai genitori. Per il sostituto procuratore che ha impugnato la sentenza quelle notizie non solo non potevano e non dovevano essere fornite, essendo l’istruttoria ancora in corso, ma soprattutto non potevano essere richieste se non dal pm titolare del fascicolo.

In attesa che il tribunale di Lecce decida che fare del ricorso in questione, il gip Clementina Forleo è stato trasferito al tribunale di Cremona. Il tre dicembre 2009 è stata protagonista di uno strano incidente a Cremona, descritto in questi termini a Repubblica: “Stavo rientrando da Cremona a Milano quando un'auto mi tagliò improvvisamente la strada e io non riuscii a evitare di finire contro il guardrail, anche perché, come ha accertato in seguito la perizia sulla mia vettura, l'auto era stata manomessa”, nella perizia fu riscontrata “un'anomalia allo pneumatico destro. Insomma, non ero più in grado di controllare la vettura e finì contro le barriere. Per fortuna sono rimasta viva”, episodio per il quale il magistrato ha chiesto la scorta, che le è stata negata.

L’ultimo episodio che ha visto protagonista il magistrato riguarda l’incendio alla masseria Visciglie del 5 gennaio scorso sul quale gli inquirenti non sembrano avere dubbi: l’obiettivo non era l’ex gip di Milano, ma il mezzadro. La deduzione investigativa trova conforto in un dato su tutti, contestualmente all’incendio nella masseria Forleo un rogo gemello divampa nella azienda agricola di proprietà dello stesso mezzadro a Manduria. In attesa degli esiti dell’inchiesta sull’incidente a Cremona, l’incendio a masseria Visciglie, l’ordinanza di ieri una cosa la dice, chiara e forte: che se un complotto ai danni del magistrato scomodo c’è stato, certamente non è stato ordito dai magistrati Alberto Santacatterina e Antonio Negro. Né dall’ufficiale dei carabinieri Pasquale Ferrari.

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