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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Armi chimiche siriane, trasbordo a Brindisi

BRINDISI – La notizia anticipata oggi da La Stampa.it, l’edizione online dell’autorevole quotidiano nazionale, getta già nello sconcerto l’opinione pubblica brindisinai. Il Ministero degli Esteri, infatti avrebbe già individuato il porto di Brindisi come punto di trasbordo delle armi chimiche sequestrate al regime siriano.

BRINDISI – La notizia anticipata oggi da La Stampa.it, l’edizione online dell’autorevole quotidiano nazionale, getta già nello sconcerto l’opinione pubblica brindisina, e non solo i movimenti ambientalisti. Il Ministero degli Esteri, infatti – secondo il quotidiano torinese – avrebbe già individuato il porto di Brindisi come punto di trasbordo delle armi chimiche sequestrate al regime siriano dalle fregate norvegese e danese all’unità della Us Navy “Cape Ray”.

Il trasbordo avverrebbe senza che i container con le armi chimiche tocchino le banchine del porto, ma si parla dell’approntamento di infrastrutture adeguate che poi resteranno al porto che fungerà da sito per il trasferimento del pericolosissimo carico. L'operazione dovrebbe durare 48 ore.

Ancora una volta Brindisi verrà dunque esposta a rischi che già in molti definiscono inaccettabili, ma non solo per la città che pare sia stata prescelta, ma per qualsiasi altro porto italiano. Sono nel lotto delle alternative anche Sicilia, Sardegna e Croazia, le aree geografiche più vicine al Mediterraneo Orientale che sarà attraversato dalle due fregate che prenderanno in consegna il carico.

Il porto brindisino e la zona industriale che vi si affaccia, a stretto contatto con la città, ospitano il polo energetico più grande d'Italia e un petrolchimico, ed altri impianti a rischio come il deposito di Gpl più importante del Paese. Brindisi è appena uscita dalla battaglia contro il progetto di un rigassificatore British Gas, impianto che avrebbe condizionato profondamente le attività e la sicurezza portuale, ma evidentemente viene sempre considerata un'area utilizzabile per operazioni ad alto rischio malgrado la vicinanza della città agli specchi del porto medio e del porto industriale.

Scrive La Stampa.it: "Brindisi offre il vantaggio di essere vicina, e di ospitare un’importante base dell’Onu. Le operazioni però avverranno a bordo della nave americana Mv Cape Ray, che durante il processo potrebbe anche restare all’ancora". Teoricamnte, le banchine utilizzabili per l'ormeggio temporaneo potrebbero essre quella della Diga di Punta Riso e quella di Costa Morena Est.

"Il piano per la distruzione delle armi di Assad è nelle mani del direttore della Opcw, Ahmet Uzumcu, e dovrebbe ricevere il via libera in queste ore. Gli agenti da eliminare sono circa 1.300 tonnellate. La Siria - scrive da New York il collega Paolo Mastrorilli, corrispondente del quotidiano torinese - deve trasportarle da 12 siti di stoccaggio al porto di Latakia, dove verranno imbarcate su due fregate danesi e norvegesi. La scadenza per questa operazione è il 31 dicembre. Le due navi porterebbero via prima i materiali più pericolosi, che vanno distrutti entro il 31 marzo, e poi gli altri, che devono essere eliminati entro il 30 giugno".

"L’Italia è il luogo dove dovrebbero passare dalle fregate danesi e norvegesi alla Cape Ray, senza toccare il territorio nazionale. I fondi raccolti per l’operazione finora sono 9,8 milioni di euro, ma il Giappone sta stanziando altri 15 milioni di dollari. Gli Usa forniranno circa 3.000 contenitori, i mezzi di caricamento e trasporto, sistemi gps per seguire i carichi; la Russia darà mezzi corazzati, taniche e altro supporto logistico; la Cina le telecamere di sorveglianza e dieci ambulanze; la Finlandia una squadra di intervento rapido per le emergenze legate al trattamento delle armi chimiche".

 

 

 

 

 

 

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