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Cronaca

Adolescente schiavizzata e abusata per due anni dal compagno: scatta l'arresto

Lasciano sgomenti le violenze (anche sessuali), le minacce, i soprusi e le privazioni che per oltre due anni ha subito un'adolescente brindisina per mano del suo convivente di 32 anni, dalla cui relazione è nato un bimbo. L'incubo è finito martedì sera (1 marzo), grazie all'intervento dei poliziotti della Divisione anti crimine di Brindisi

BRINDISI – Lasciano sgomenti le violenze (anche sessuali), le minacce, i soprusi e le privazioni che per oltre due anni ha subito un’adolescente brindisina per mano del suo convivente di 32 anni, dalla cui relazione è nato un bimbo. L’incubo è finito martedì sera (1 marzo), grazie all’intervento dei poliziotti della Divisione anti crimine di Brindisi al comando del vicequestore Angelo Loconte, che hanno arrestato il balordo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Brindisi Giuseppe Licci, su richiesta del pm che ha coordinato le indagini. 

La malcapitata era diventata ostaggio del compagno. Lei, che aveva appena 15 anni quando, nell'estate del 2013, è iniziata la relazione affettiva con un uomo di 15 anni più grande, ha vissuto in un regime di segregazione, privata di ogni libertà. Sin dai primi mesi di gravidanza, l’uomo, in più occasioni, minacciava di uccidere sia la donna che il nascituro con frasi del tipo “questo è mio e lo uccido”, “ti uccido e ti faccio a pezzi con un machete, dopo ti sciolgo quel bel visino che hai nell’acido muriatico”, percuotendo la stessa con calci e pugni e cagionandole lesioni personali, proibendone l’uso del telefono cellulare, sino a distruggerlo per impedirle di chiedere aiuto. 

In particolare, nel 2014, mentre la coppia si recava in automobile in località Specchiolla, dopo aver preso una strada di campagna, l’uomo minacciava ulteriormente la minore, dicendo “ho preso questa strada perché ho la pistola in macchina e ti devo uccidere”. Successivamente, costringeva la ragazza a scendere dall’autovettura e, lasciato il figlio ancora in fasce nella vettura, la picchiava violentemente, afferrandola per i capelli e minacciando di gettarla da una scogliera. Quindi, picchiatala ulteriormente, la abbandonava a terra intimandole di non raccontare l’episodio a nessuno, diversamente l’avrebbe uccisa. 

La situazione di violenza e sottomissione veniva a reiterarsi di giorno in giorno e la giovane, in preda ad un crescente terrore, entrava in una condizione di soggezione permanente che la vedeva vittima di costanti soprusi, anche e soprattutto di carattere sessuale. 

Il 13 settembre scorso, ad esempio, il carnefice, dopo aver afferrato con forza la ragazza, la denudava e le imponeva un rapporto orale. 
Nell’estremo tentativo di sottrarsi a questo stato di prostrazione, la vittima aveva interrotto la convivenza da qualche giorno quando, il 20 settembre successivo, a suon di calci, schiaffi e pugni, veniva costretta dal bruto a tornare assieme. Nella circostanza, quest’ultimo proferiva le seguenti parole “se mi denunci e mi fai togliere il bambino ammazzo te e il bambino, così niente per te e niente per me”. 

Ancora, il 2 ottobre scorso, l’ennesima violenza e l’ennesima minaccia di morte  perpetrate dall’uomo all’indirizzo della minore: “adesso ti uccido”, quindi, calci, pugni sul corpo e sul viso della sedicenne tali da provocare alla stessa ferite ed ematomi. Ma, non pago, il carnefice, brandendo un coltello, impediva alla ragazza di aprire la porta e consentire ai vicini di casa, ivi occorsi, di prestare aiuto.

Fortunatamente, grazie anche all’intervento della madre, la giovane vittima trasferitasi con il figliolo presso il domicilio della prima, decide di sporgere querela, atto che ha consentito agli investigatori di fare luce su questa storia sconcertante, di angherie, violenze e soprusi, sia fisici che psichici.

Ieri sera, la notifica del provvedimento restrittivo a carico del 32 enne, persona che, sono parole del gip, “ ha tenuto una condotta per un lungo arco temporale, tra l’altro, incurante della presenza di una creatura in tenerissima età. La situazione di vita insostenibile della giovane era aggravata dalla condizione di minore età della stessa, che doveva preoccuparsi anche del figlioletto, anch’esso maltrattato”.

“Tutto questo  - si legge in un comunicato della questura di Brindisi - non è accaduto in qualche area geografica sperduta del continente, ma in una città europea, a Brindisi.  La polizia e la magistratura hanno fatto quanto necessitava, resta l’amarezza di dover registrare casi come questi, in cui il ruolo della donna è pretermesso in virtù di un’atavica condizione di pregiudizio”.

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