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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Ostuni

Associazione per delinquere: otto arresti tra Ostuni e Ceglie Messapica

Rapina, detenzione illegale di armi e ricettazione i reati contestati. I dettagli dell'operazione

OSTUNI - Blitz alle prime luci dell'alba di venerdì 15 maggio, da parte dei carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni tra Ostuni e Ceglie Messapica. Eseguite misure cautelari, emesse dal Gip del tribunale di Brindisi, nei confronti di otto persone, ritenute responsabili di associazione per delinquere, rapina, detenzione illegale di armi e ricettazione. 

Gli arrestati e i reati ipotizzati

Gli arrestati nell'operazione, denominata "Cani sciolti", sono sono Giuseppe Santoro di 28 anni, Mariano Barnaba di 28 anni, Francesco Tanzariello di 57 anni (custodia cautelare in carcere per tutti e tre), Margherita Borsellino di 57 anni, Francesco Barnaba di 60 anni, Gennaro Cantore di 49 anni, Rocco Suma di 35 anni, Oronzo Milone di 28 anni (tutti e cinque ai domiciliari). Vi sono inoltre due persone denunciate a piede libero. 

Tutti gli arrestati sono di Ostuni, solo il Suma è di Ceglie Messapica. In tutto, le persone indagate per le attività del gruppo sono undici, tre a piede libero. L’operazione è stata condotta dai militari della compagnia di San Vito dei Normanni che avevano avviato le indagini partendo dalle piste di tre rapine avvenute nel territorio di competenza, attività investigativa coordinata e diretta del pm Paola Palumbo.

Hanno partecipato al blitz aliquote del comando provinciale di Brindisi, dello Squadrone Eliportato Carabinieri “Puglia”, del 6° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri di Bari e del Nucleo Cinofili della Guardia di Finanza di Brindisi. In tutto 50 militari. I reati ipotizzati del gip sono quelli di associazione per delinquere, rapina aggravata, ricettazione di due autovetture utilizzate per compiere rapine e di un’arma, un revolver  Taurus 357 magnum da impiegare nelle attività criminose, detenzione e porto, e acquisto illegale di arma da fuoco, detenzione e porto illegale di arma da guerra, e più precisamente fucili d’assalto Kalashnikov.

L’operazione  è stata decisa dal magistrato inquirente d’intesa con il gip e gli investigatori dell’Arma, all’evidenza della pericolosità del gruppo, e dei colpi programmati dalla banda, intenzioni provate dai sopralluoghi e dalle consultazioni operative tra gli indagati, attività puntualmente monitorate dai carabinieri della compagnia e del nucleo operativo e radiomobile di San Vito dei Normanni, al comando del capitano Antonio Corvino e del tenente Alberto Bruno.

Ma ci sono ancora filoni d’indagine aperti, perché l’attività dei “cani sciolti”, come si sono autodefiniti alcuni esponenti della banda nei colloqui intercettati dai carabinieri, era estesa anche alle estorsioni (ci sono elementi su almeno due tentativi di taglieggiamento per i quali è stata utilizzata la Taurus 357 magnum) e furti.

I ruoli nell’organizzazione

Il capo dell’associazione secondo gli investigatori era Mariano Barnaba, con Giuseppe Santoro come braccio destro nella fase di pianificazione dei colpi. Santoro aveva anche il compito di “intimorire e aggredire le vittime”, dicono i carabinieri. Francesco Tanzariello oltre a compiti organizzativi aveva il compito di procurare i mezzi da utilizzare negli assalti e quello di eseguire i sopralluoghi degli obiettivi. Per tutti e tre è stata disposta la custodia cautelare in carcere.

Ruoli minori vengono attribuiti a Oronzo Gaetano Milone e a A.S. (indagato a piede libero), che oltre alla partecipazione ai sopralluoghi avevano il compito di fare da autisti e di nascondere le auto impiegate per le rapine. Un altro indagato a piede libero, R.F., collaborava con Barnaba per la selezione degli obiettivi e per l’occultamento delle armi.

Ci sono poi il padre e la madre di Mariano Barnaba, Francesco Barnaba e Margherita Borsellino, i quali provvedevano a reperire i mezzi “puliti” noleggiandoli attraverso la loro società di forinute e commercio di generi alimentari, la Pharmasud Srl, che gli incaricati di eseguire le rapine utilizzavano dopo i colpi per cambiare auto. I due si sarebbero anche occupati della custodia della pistola (Nella foto sotto, la Taurus 357 magnum sequestrata dai carabinieri). 

operazione cani sciolti - la Taurus 357 magnum-2

L’avvio delle indagini dei carabinieri

Le pista principale che ha condotto i carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni al gruppo di Mariano Barnaba e alla ricostruzione dei ruoli al suo interno ha preso le mosse da una rapina alla Banca Sella di San Michele Salentino del 5 marzo scorso. A questa, i militari potrebbero preso associare altre due rapine, consumate tra l’1 e il 7 marzo a Carovigno e San Vito dei Normanni.

Le indagini hanno anche delineato la flessibilità della banda, che poteva così operare simultaneamente divisa in due gruppi, su obiettivo diversi, hanno consentito di acquisire gravi elementi a carico di alcuni degli indagati a proposito della rapina alla Banca Sella e della detenzione e porto di armi, ma anche di “documentare la pianificazione e i sopralluoghi prodromici ad imminenti assalti” su una serie di obiettivi, colpi non eseguiti  per i rischi derivanti dai massicci controlli di forze dell’ordine in ragione del protocollo Covid-19.

Nella lista delle rapine c’erano, dicono gli investigatori, il Cash and Carry “Pantamarket” di Fasano; gli uffici postali di Montalbano di Fasano e Ostuni; la filiale del Monte dei Paschi di Ostuni; l’Istituto di Credito Cooperativo di Martina Franca; la pianificazione di possibili assalti a furgoni portavalori e a Tir in transito sulla superstrada Brindisi-Bari. Pianificata anche una rapina in una villetta sulla costa di due coniugi di Ostuni, per impadronirsi di 200mila euro.

Ci sono poi il sequestro a carico di ignoti del revolver Taurus 3757 Magnum con relativo munizionamento da parte dei militari del Norm della compagnia di San Vito dei Normanni; la ricettazione di due auto, una delle quali utilizzata per la rapina del 5 marzo alla Banca Sella di San Michele Salentino.

Dalle indagini è emersa anche la già citata capacità operativa in due gruppi della presunta associazione per delinquere, sempre sotto il coordinamento di Mariano Barnaba. Uno dei gruppi, quello operativo, era composto da Milone, Cantore e Santoro; l’altro, quello logistico, era formato dai genitori del Barnaba e da una donna indagata a piede libero.

“Gli stessi si avvalevano anche di altri soggetti, esterni all’associazione, per procurarsi – dicono i carabinieri - informazioni sugli obiettivi e le armi da utilizzare durante gli assalti, tra cui anche Kalashnikov”. Tra questi, si colloca Rocco Suma, indagato per ricettazione e per aver procurato la 357 magnum, arma che era stata occultata in un terreno di proprietà di Barnaba, in un muro a secco, dove fu rinvenuta dai carabinieri nel corso di una perquisizione mirata.

Ovviamente, i carabinieri per settimane hanno tenuto sotto controllo la banda, attraverso intercettazioni e pedinamenti, ed erano pronti ad intervenire nel caso – malgrado il lockdown – il gruppo avesse deciso di effettuare una rapina o un’altra azione criminosa.

Approfondimenti

https://www.brindisireport.it/cronaca/retroscena-inchiesta-cani-sciolti-rapine-carabinieri-ostuni.html

https://www.brindisireport.it/cronaca/operazione-cani-sciolti-nuova-denuncia-nei-guai-operaio-san-vito-dei-normanni-.html

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