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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Picchiata e minacciata con una pistola: donna si rifugia in questura

Condotto in carcere un marito violento. Avrebbe picchiato anche i figli. Impediva alla moglie di uscire di casa. Ha indagato la Squadra mobile

BRINDISI – La minacciava con la pistola. La picchiava. Picchiava anche il figlio minore. Non poteva neanche uscire di casa la vittima dell’ennesima, grave, vicenda di maltrattamenti in famiglia interrotta dai poliziotti della squadra mobile di Brindisi diretti dal vicequestore Rita Sverdigliozzi. Gli agenti nella giornata di mercoledì (7 aprile) hanno condotto il marito violente in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Brindisi, su richiesta della locale Procura.

L’uomo, un 32enne originario del Pakistan (U.K. le iniziali del suo nome), aveva fatto sprofondare l’intera famiglia in un incubo. Gli episodi di violenza andavano avanti da tempo. Alla donna non era consentito neanche uscire di casa. Lo scorso gennaio, approfittando della momentanea assenza del marito, la donna riuscì a evadere da quella sorta di prigionia imposta dal marito e si recò presso la questura di Brindisi. In preda all’agitazione, spiegò di essere scappata dalla sua abitazione. Supportata e confortata dai poliziotti, raccontò le angherie e i soprusi inflitti non solo a lei, ma anche ai suoi figli. Immediatamente venne attivato il codice rosso, una procedura che prevede una corsa preferenziale per le indagini riguardanti episodi di violenza a maltrattamenti ai danni delle donne. 

Coordinati dalla Procura, i poliziotti hanno ricostruito uno scenario terribile. La vittima, in più occasioni e più volte al giorno, veniva picchiata per futili motivi e con crudeltà. Quotidianamente veniva insultata, offesa, umiliata. E’ stata minacciata con una pistola. Ha assistito ad aggressioni ai danni del figlio. L’indagato “con tale condotta – si legge in una nota della questura – sottoponeva gli stessi (i figli, ndr) a vessazioni e prevaricazioni consistite in violenze fisiche e morali tali da cagionare sofferenze ed umiliazioni, fonte di un disagio grave e incompatibili con le normali condizioni dell’esistenza”. Ma adesso l’incubo è finito. La donna e i suoi figli potranno acquisire quella serenità di cui avevano disperato bisogno. 

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