Appalti Asl, frode e abuso: assolti manager Artsana
Sentenza in abbreviato per cinque dirigenti della multinazionale: "Il fatto non costituisce reato". Il pm Giuseppe De Nozza aveva chiesto per tutti la condanna a un anno e otto mesi. Parti civili Azienda sanitaria e Regione Puglia. Erano finiti sotto processo per gare del valore di sei milioni dopo essere stati prosciolti
BRINDISI – “Il fatto non costituisce reato”: sentenza di assoluzione per i cinque manager della multinazionale Artsana, finiti sotto processo con le accuse di frode in pubbliche forniture e abuso d’ufficio in relazione ad alcuni appalti aggiudicati dalla Asl di Brindisi per un valore di sei milioni di euro, oggetto dell’inchiesta Virus.
La pronuncia favorevole è stata incassata da Claudio Annese, Marcello Annese, Ezio Gambirasio, Mario Merlo e Valentino Palamidesse, difesi dagli avvocati Cosimo Lodeserto, Vito Epifani, Gianvito Lillo e Gabriele Contini. Per tutti il pubblico ministero Giuseppe De Nozza aveva chiesto la condanna a un anno e otto mesi, confermando l’impostazione accusatoria. I penalisti nel corso delle arringhe concluse nella tarda mattinata di oggi, 31 marzo, hanno evidenziato l’insussistenza delle condotte contestate.
Il giudice per l’udienza preliminare di fronte al quale è stato incardinato il processo “allo stato degli atti” (essendo in abbreviato), Tea Verderosa, si è riservata le motivazioni: novanta giorni per il deposito. Parti civili si erano costituite la Asl con richiesta di risarcimento danni pari a tre milioni di euro con l’avvocato Mellone e la Regione Puglia con l’avvocato Francesco Marzullo.
Gli imputati hanno optato per il processo con rito speciale dopo essere stati rinviati al giudizio del Tribunale al termine dell’udienza preliminare del 4 ottobre 2016 fissata dopo che la Corte di Cassazione aveva accolto il ricorso presentato dalla Procura e dalla Regione Puglia, in qualità di parte civile, contro il proscioglimento dei cinque arrivato il 17 settembre 2015.
In quella occasione il gup Stefania De Angelis dispose il non luogo a procedere di fronte alle accuse mosse dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza, a conclusione dell’inchiesta chiamata Virus, su appalti dell’Azienda sanitaria ritenuti pilotati: insussistenza del fatto in ordine alla frode in pubblica fornitura e perché il fatto non costituisce reato riguardo all’abuso d’ufficio.
Il sostituto procuratore presentò ricorso e lo stesso fece l’Avvocatura regionale, con il patrocinio dell’avvocato Francesco Marzullo. Oggi la sentenza che dà ragione ai difensori.