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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Viale Gran Bretagna

Attentato al sindaco: da una videocamera all'altra sulle tracce dell'incendiario

I poliziotti della Digos hanno acquisito le immagini di venti impianti di videosorveglianza per ricostruire, fotogramma dopo fotogramma, i movimenti del 39enne Alessandro D'Errico, raggiunto stamani da un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l'attentato incendiario ai danni del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales. I particolari dell'attività investigativa sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamani in Procura

BRINDISI – I poliziotti della Digos hanno acquisito le immagini di venti impianti di videosorveglianza per ricostruire, fotogramma dopo fotogramma, i movimenti del 39enne Alessandro D’Errico, raggiunto stamani da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’attentato incendiario ai danni del sindaco di Brindisi, Mimmo Consales. I particolari dell’attività investigativa sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamani in Procura, in presenza del procuratore capo Marco Dinapoli, del questore Roberto Gentile e del capo della Digos, il vicequestore Vincenzo Zingaro.

I fatti. Gli investigatori hanno sintetizzato in un video di 4 minuti, un vero e proprio corto-metraggio, quanto accaduto fra le ore 15 e le 23 dello D'Errico dentro palazzo Nervegna-2scorso 3 novembre. D’Errico raggiunse intorno alle ore 15 palazzo Nervegna, parcheggiando la sua auto, una Daewoo Kalos di colore nero, sulle strisce pedonali poste all’inizio della strada. Indossava un cappellino da baseball, un giubbino, un paio di jeans e un paio di scarpe ginniche. Il suo volto era parzialmente coperto da uno scalda-collo. Il brindisino aveva pedinato Consales, che in quegli stessi frangenti stava parcheggiando la sua Ford Kuga di colore bianco di fronte a palazzo Nervegna. D’Errico lo raggiunge e gli rivolge alcune parole con tono concitato. Poi lo segue nell’atrio di ingresso di palazzo Nervegna, dove un vigile urbano lo invita a uscire. Dalle telecamere dell’edificio si vede un oggetto che spunta dal giubbino di D’Errico. Si tratta di un bastone di bambù che lo stesso, qualche istante dopo, ripone nel bagagliaio della sua Kalos.

Dopo essersi tolo il cappellino e lo scalda collo, l’indagato lascia via Duomo, per poi ritornarvi nel tardo pomeriggio. Quando il primo cittadino lascia i suoi uffici per dirigersi D'Errico ripone il bastone nel bagagliaio della sua Kalos, parcheggiata vicino a palazzo Nervegna-2verso Carovigno, dove era stato invitato a partecipare a un consiglio comunale monotematico sull’impianto di compostaggio, il 39enne lo segue per un tratto di strada. A questo punto, entrano in azione gli occhi elettronici installati al rione Bozzano. Intorno alle ore 20, D’Errico fa un primo sopralluogo in viale Gran Bretagna, dove il sindaco risiede insieme alla sua convivente. Alle 23, l’azione entra nel vivo. D’Errico, sempre con volto coperto da scalda-collo e da un cappellino da baseball, lascia la sua Kalos in un prolungamento di via Danimarca. Le telecamere di alcune attività commerciali e di un’abitazione privata di viale Gran Bretagna lo riprendono mentre si dirige verso la Kuga del sindaco, ferma in sosta di fronte al condominio in cui abita lo stesso.

Il 39enne si piega con l’intenzione di gettare del liquido infiammabile sul veicolo. Poi torna verso la sua auto in viale Danimarca, affrettando il passo. E sempre la stessa telecamera di viale Gran Bretagna, immortala il momento in cui una fiammata avvolge il Suv del primo cittadino, investendo anche la Fiat 500 di un assicuratore e l’Opel Antara di un avvocato parcheggiate nelle vicinanze.D'Errico ripreso da una delle telecamere del rione Bozzano, mentre si avvia verso la macchina del sindaco-2

Le indagini. Come si arriva all’identificazione dell’incendiario? Nello sporgere la denuncia, il sindaco indica il nome della persona che lo aveva minacciato nel pomeriggio sotto palazzo Nervegna e che da giorni lo perseguitava con telefonate e sms minatori. Ma le generalità fornite dal sindaco sono errate. Consales, infatti, dà il cognome del compagno della madre dello stalker, non essendo a conoscenza del suo reale cognome. Si tratta comunque di un elemento importante.

Già a partire dal giorno successivo, gli uomini diretti da Zingaro acquisiscono gli hard disk delle telecamere installate nei pressi di palazzo Nervegna e dell’abitazione del sindaco. Grazie alla telecamera del progetto Pon che punta su via Duomo (quella che riprende D’Errico mentre parcheggia l’auto sulle strisce zebrate) un agente riesce ad individuare il modello dell’auto: una Daewoo Kalos appunto. Da successivi riscontri effettuati dalla Digos, è emerso che a La fiammata prodotta dall'incendio che ha distrutto la Kuga del sindaco-2Brindisi sono stati venduti a persone residenti in quella strada solo due modelli di Kalos. E uno di questi risulta intestato a Alessandro D’Errico.

I poliziotti si mettono in appostamento vicino casa del 39enne. Per uno strano scherzo del destino, in quella stesa via (nel centro storico di Brindisi) risiedeva un’altra persone in possesso di una Kalos. Questo inizialmente spiazza i poliziotti. Ma in tarda serata, quando gli investigatori scorgono D’Errico al volante di una seconda Kalos nera, capiscono che è lui l’uomo che stavano cercando. Di concerto con il pm che ha coordinato le indagini, Savina Toscani, i poliziotti effettuano una perquisizione nell’abitazione del sospettato. Durante il controllo, vengono ritrovati uno scalda-collo, un cappellino da baseball e un giubbino  identici a quelli indossati dall’incendiario.

Nell’appartamento viene recuperato anche un bastone di legno che per forma e dimensioni sembrava essere proprio quello che lo stalker aveva nascosto sotto il giubbino. Nel giro di 5-6 giorni, grazie anche a una serie di riscontri incrociati sui tabulati telefonici dell’utenza utilizzata da D’Errico, il poliziotti chiudono il cerchio. Il 10 novembre, D’Errico viene denunciato a piede Il bastone sequestrato a D'Errico-2libero per danneggiamento a seguito di incendio e atti persecutori aggravati, con l’aggravante che questi erano rivolti a un pubblico ufficiale. L’indagato, condotto in questura, confessa tutto in presenza del suo avvocato difensore. Dopo un’ulteriore serie di riscontri investigativi, il gip Maurizio Saso ha ritenuto che sussistessero le esigenze per la custodia cautelare, firmando il provvedimento notificato quest’oggi. Proprio alla luce dell’atteggiamento collaborativo mostrato dall’indagato, e del fatto che questi abbia agito in maniera del tutto autonoma, senza alcuna complicità, il giudice ha optato per l’arresto in regime di domiciliari.

Il movente. Il 39enne non si muoveva in un contesto malavitoso.  L’atto intimidatorio nei confronti del sindaco affondava le sue radici solo in questioni di carattere personale. Quali? A detta del diretto interessato, il primo cittadino (che ha smentito questa versione dei fatti) non avrebbe mantenuto una promessa di assunzione nella società partecipata Multiservizi, fatta durante la campagna elettorale. E il suo grado d’esasperazione, inoltre, sarebbe stato aggravato dalla grave malattia che affliggeva il figlio. L’attentato Le scarpe, lo scaldacollo, il cappellino e il bastone sequestrati in casa di D'Errico-2incendiario, quindi, era giunto al culmine di una lunga scia di atti persecutori nei confronti del sindaco, tutti puntualmente documentati dagli investigatori.

Ma è anche vero che il sindaco ha sporto denuncia solo dopo l’incendio che ha distrutto la sua auto. Questo è stato rilevato anche dal procuratore Dinapoli, durante la conferenza stampa. “Abbiamo chiesto al sindaco Consales –  ha spiegato lo stesso Dinapoli - le ragioni per cui in precedenza non aveva sporto denuncia a carico dell’indagato. La sua risposta è che non lo ha fatto perché quasi quotidianamente è sottoposto a pressioni di quel genere”. Da quanto riferito dal primo cittadino agli inquirenti, alcune intimidazioni erano state effettuate a mano armata. A casa di D’Errico, però, non è stata trovata alcuna pistola. Per questo, non gli è stato contestato il porto abusivo di arma da fuoco.

I precedenti atti intimidatori nei confronti del sindaco. Il 39enne non era l’unico soggetto ad aver preso di mira il primo cittadino. In gennaio, infatti, come emerso durante la conferenza stampa, il questore aveva emesso un provvedimento di ammonizione nei confronti di un disoccupato che da giorni stazionava sotto palazzo Nervegna insieme ad altre tre persone e che una mattina, mentre era in corso Alessandro D'Errico-2un incontro con i dipendenti di Termomeccanica, cosparse di liquido infiammabile sé stesso e il tavolo dei relatori (dietro al quale, fra gli altri, c’era anche il sindaco) minacciando di darsi fuoco. Alla luce anche di questo precedente, tuttora, come spiegato dal questore Gentile, sussiste l’esigenza di tutelare l’incolumità di Consales con una scorta di quarto livello (la più blanda).

Indagini anche sugli attentati di Carovigno. L’attentato subito dal sindaco, seguito il 10 novembre dall’incendio doloso dell’auto del consigliere comunale di maggioranza Tony Muccio, si innesta fra l’altro in un’escalation di atti intimidatori nei confronti di pubblici amministratori, che vede il suo punto focale nel Comune di Carovigno, dove lo scorso fine settimana si è verificato un rogo che ha distrutto la redazione del mensile “La Lanterna del popolo”, con ogni probabilità riconducibile agli incendi che nel giro di un paio di settimane avevano investito l’auto del consigliere comunale Danilo Del Prete (Ncd) e l'abitazione della consigliera Zaira Un momento della conferenza stanmpa in Procura-2Lanzillotti (anche lei militante fra le file di Ncd), la quale ieri ha rassegnato le dimissioni dal suo incarico. Anche sul fronte carovignese, come affermato dal questore e dal procuratore capo, l’attenzione degli inquirenti è alta. 

Si riporta di seguito una nota in cui il sindaco Consales ringrazia gli inquirenti. 
“La conclusione delle indagini e l’emissione del relativo provvedimento restrittivo nei confronti di chi ha compiuto un attentato nei miei confronti evidenzia la serietà, la determinazione e la professionalità con cui hanno operato, ancora una volta, le forze dell’ordine nella città di Brindisi. Un grazie particolare intendo rivolgerlo al Prefetto Prete, al Questore Gentile ed al dirigente della Digos Zingaro per aver restituito tranquillità ai cittadini di Brindisi ed alla mia famiglia”.

L'attentato al sindaco fotogramma per fotogramma

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