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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Attentato: c'è chi batte i giornalisti

Prima le illazioni sulle bombole di gas, poi le ipotesi più disparate sulle piste da seguire, infine i filmati del presunto attentatore (poi rivelatosi un poliziotto) sul luogo dell’attentato, ripreso mentre raccoglie detriti. La voglia di scoop, la necessità di trovare gli autori della strage e la possibilità di rendere pubbliche le proprie opinioni attraverso il web e i social network hanno cambiato il modo di raccontare un evento tragico, e forse perfino il modo di indagare. Ed è proprio sul web che si possono trovare le analisi più “originali” (per qualcuno le più strampalate) e le tesi più azzardate. Eccone alcune.

Prima le illazioni sulle bombole di gas, poi le ipotesi più disparate sulle piste da seguire, infine i filmati del presunto attentatore (poi rivelatosi un poliziotto) sul luogo dell’attentato, ripreso mentre raccoglie detriti. La voglia di scoop, la necessità di trovare gli autori della strage e la possibilità di rendere pubbliche le proprie opinioni attraverso il web e i social network hanno cambiato il modo di raccontare un evento tragico, e forse perfino il modo di indagare. Ed è proprio sul web che si possono trovare le analisi più “originali” (per qualcuno le più strampalate) e le tesi più azzardate. Eccone alcune.

Enzo Di Frenna, sul suo blog ospitato da “Il Fatto Quotidiano”, non ha dubbi: dietro la bomba del 19 maggio ci sarebbe la solita oscura trama ordita da massoneria, politica corrotta, servizi segreti deviati e finanza speculativa. Il perché sarebbe semplice: «Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso - che scuote i palazzi del potere - usa Internet. Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel territorio pugliese». Tutto chiaro, enigma risolto (eccezion fatta per i nomi degli stragisti): «Ho l’impressione che i mandanti siano i membri di quella Cupola Nera- composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa - che da decenni tiene in scacco l’Italia. Il cambiamento sta scuotendo le fondamenta del loro potere. Si sentono minacciati. E quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile».

Più o meno sulla stessa linea è (sul suo blog) Marco Cedolin, che non propone una tesi sugli autori dell’attentato, ma è certo su chi se ne avvantaggia, e cioé «lo stato e il governo, che erano in disgrazia», con il ministro Cancellieri che ora «avrà carta bianca per reprimere tutto ciò che possa infastidire l'esecuzione degli ordini della Bce, ad iniziare dalla No Tav, da lei stessa definita la maggiore preoccupazione del governo, unitamente alle contestazioni contro Equitalia ed a tutti i focolai di conflitto sociale che potranno crearsi quando la macelleria fra qualche mese entrerà in funzione a pieno regime».

Altro blog, altra tesi, quella di Gianni Fraschetti, suinformare.over-blog.it, che sulla base delle immagini viste in tv esclude categoricamente che possano essere state utilizzate bombole di gas: «Allora, vorrebbero dirci che lì vi è stato il Bleve (l’esplosione) di tre bombole e che lo stato dei luoghi successivo a tale evento è quello che abbiamo visto?  Ma non raccontassero cazzate per piacere. “Lì non è esplosa nessuna bombola, però sarebbe interessante sapere perché la menzogna comincia proprio da lì”.

Quanto al movente, Frascetti ne propone uno, che porta molto lontano: all’America che non vuole il gasdotto russo South Stream: «Ecco dunque spiegati il perché di Brindisi, dove dovrebbe sbucare il South Stream, e questa strana bomba sulla quale sono state avanzate le più disparate congetture e che altro non era che un avvertimento in codice, pieno di simbolismi abbastanza difficili da decifrare per tutti, meno che da coloro che dovevano comprenderli. Insieme all'esplosivo infatti era stata collocata vicino alla scuola (le future vittime innocenti?) una bombola di gas vuota (il gasdotto?), con un po' di morchie dentro che sono fisiologiche ed hanno provocato le ustioni ed un po' di nerofumo sul muretto, il cui significato era chiaro. Provateci a fare il South Stream... ci dovete solo provare».

Di Frenna, Cedolin, Frascetti. Nomi poco noti, direte voi. E invece tra quanti si sono lasciati prendere la mano (e la penna) ci sono anche esperti del settore. Come il barese Aldo Giannuli, ricercatore di Storia contemporanea all’Università degli studi di Milano, già consulente delle procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Nonché, dal 1994 al 2001, collaboratore della Commissione Stragi.

Ecco la sua idea sui fatti di Brindisi: «Potrebbe esserci una pista diversa, di natura affaristica. Destabilizzare l’Italia potrebbe convenire per manovre speculative sui titoli italiani o sull’Euro, ma potrebbe esserci anche una ragione più specifica. Ad esempio, ragionando sull’attentato ad Adinolfi (il dirigente dell’Ansaldo) ipotizzavo che questo potrebbe anche essere messo in relazione con una pressione dei confronti del governo italiano per vendere subito ed a buon mercato il gruppo Finmeccanica, di cui, insieme all’Eni ed alle Ffss, si era ipotizzata la cessione per far fronte al debito pubblico. Della cosa poi non si è più parlato ed il progetto langue. Ora questi attentati indeboliscono la posizione dell’Italia che sembra avviata su un declino di tipo greco o sudamericano».

Manca però qualsiasi elemento o riscontro. E infatti Giannuli avverte: «Non abbiamo alcun elemento concreto per sostenere che la pista affaristica collega i vari attentati, ma non c’è dubbio che, oggettivamente, essi vadano in questo senso, favorendo una svendita degli asset nazionali. Perché non proviamo a ragionarci su? È solo un’ipotesi, d’accordo, ma almeno un po’ più razionale di quella dell’improbabile pista mafiosa».

Antonio De Martini, sul blog “Ilcorrieredellacollera”, si spinge ancora più avanti, ipotizzando il complotto internazionale: «...Resta il movente dell’impedire a Monti di tornare vittorioso dagli USA coi capitali e qui ci restano due strade: il mandante è chi vuole sostituirlo oppure chi vuole che continuiamo a indebitarci pagando lauti interessi.
Se il mandante fosse chi vuole sostituire Monti, farebbe parte della sua maggioranza, ma escluderei Berlusconi perché per far cadere il Premier, gli basterebbe farlo impallinare in Parlamento dopo aver portato a casa gli aiuti. Sarebbe più nel suo stile.
Resta solo la seconda ipotesi, cioè che il mandante sia seduto al tavolo del G8 assieme a Monti e che in questo momento gli sta dicendo che è difficile inviare capitali in Italia perché sono stati “deployed” 20.000 uomini ed è corso del sangue sia a Genova che al Sud e i media hanno propagato le news».

De Martini ha un dubbio, ma anche la risposta: «L’obiezione principale a questa personalissima ipotesi, sarebbe considerare irrealistica una alleanza armonica tra alta finanza e malavita. Il malloppo degli interessi pagati dall’Italia è di oltre 130 miliardi annui».

Insomma, secondo questi signori l’assassino di Melissa Bassi potrebbe essere seduto al tavolo del G8, o comunque avere accesso alle stanze dei bottoni, o magari a Wall Street. Perfino il senatore leccese Giovanni Pellegrino non esclude piste degne di un film. Al Quotidiano Nazionale ha infatti dichiarato: «Mi viene da pensare a intelligence nemiche, che mascherano una sottile strategia offensiva con il carattere artigianale e dilettantesco dell’ordigno, per aumentare il terrore». L’ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi ricollega quello del Morvillo-Falcone a due attentati analoghi andati a vuoto: «Uno a Castelvolturno, e l’altro nel Torinese. Se fossero collegati, ci indicano una strategia precisa. Una bomba piazzata per uccidere dei ragazzi, degli studenti, come a Tolosa, come in Norvegia, è un segnale fortissimo e terrorizzante, di qualcuno che vuole comunicarci questo: siete finiti, non avete futuro».

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