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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

“Atti sessuali in sacrestia”: arrestato a Brindisi l’ex parroco di Bozzano

Ordinanza di custodia cautelare per don Francesco Caramia, sotto inchiesta dopo la denuncia di un pediatra al quale si rivolse la madre di un minore. Fatti sarebbero avvenuti tra il 2007 e il 2008. Determinante l'incidente probatorio del 16 febbraio scorso. Il prete respinge l'accusa e conferma incarico alla criminologa Roberta Bruzzone

BRINDISI – Atti sessuali in sacrestia con un ragazzino minorenne che voleva fare il chierichetto, nella chiesta San Giustino de’ Jacobis del rione Bozzano, a Brindisi: l’accusa mossa inizialmente nei confronti dell’ex parroco, don Francesco Caramia, oggi ha portato il prete agli arresti, in carcere, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che ha scosso l’intera comunità religiosa del quartiere.

Don Francesco Caramia risulta sotto inchiesta dopo la denuncia di un pediatra del capoluogo al quale si è rivolta la madre di un bambino di Brindisi che all'epoca aveva nove anni, dopo essere venuta a conoscenza del disagio del figlio da un’amica di quest’ultimo. Fatti che sarebbero avvenuti tra il 2007 e il 2008. Sul caso hanno indagato i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Brindisi, con il capitano Luca Morrone e il tenente Luca Colombari, che hanno anche eseguito il provvedimento restrittivo.

Brindisi, il palazzo della procura e quello del tribunale

Don Francesco che ha sempre respinto l’accusa professandosi assolutamente estraneo ai fatti. E’ difeso dall’avvocato Giancarlo Camassa che ha voluto come proprio consulente la criminologa Roberta Bruzzone, volto noto non solo delle più importanti inchieste giudiziarie italiane, ma anche dei salotti televisivi dedicati all’approfondimenti di delitti eclatanti.

La svolta nell’inchiesta, con la decisione del pubblico ministero Milto Stefano De Nozza di chiedere l’arresto del parroco, poi firmato dal gip Maurizio Saso, sarebbe legata all’esito dell’incidente probatorio disposto lo scorso 16 febbraio, quando in forma protetta venne ascoltato il ragazzino minorenne ritenuto parte offesa, vittima cioè degli abusi a sfondo sessuale.

“Quel parroco, il prete della chiesa di Bozzano, mi obbligava a fare atti sessuali: succedeva anche in sacrestia, qualche volta mi ha dato spintoni e mi ha minacciato dicendo che se avessi parlato avrebbe fatto licenziare mio padre o fatto vendere la casa”. Sarebbe stata questa la verità riferita dal minore, evidentemente ritenuto credibile. E sarebbe questo uno dei gravi indizi a carico del parroco, circostanza che assieme al pericolo di reiterazione del reato benché Caramia si sia dimesso dall’incarico, hanno portato alla misura cautelare.

Il ragazzino, a quanto si apprende, avrebbe confermato quanto sostenuto dal pm e contestato al prete che, nel frattempo, si è dimesso dall’incarico per non essere in alcun modo di intralcio alle indagini e continua a ricevere attestati di stima e solidarietà dai ragazzi e dalle famiglie che frequentavano la parrocchia. Su Facebook, infatti, ci sono diversi messaggi con foto ricordo dei viaggi realizzati con il parroco.

images-4Rispondendo alle domande del gip, Maurizio Saso, avrebbe aggiunto riferimenti sui luoghi in cui sarebbero avvenuti gli atti sessuali e affermato che in alcune occasioni il parroco lo avrebbe anche minacciato, mentre in altre gli avrebbe promesso che lo avrebbe chiamato per la celebrazione della messa come chierichetto. Per il ragazzo era presente l’avvocato Angela Roma.

Sempre nel corso dell’incidente probatorio e sempre con la formula dell’incidente probatorio, è stata sentita l’amica del ragazzino: la giovane, anche lei non ancora diciottenne, avrebbe per prima raccolto del confidenze del chierichetto e sarebbe stata lei a riferire tutto alla madre. Su Facebook, sulla pagina del parroco, ci sono già i primi messaggi di solidarietà.

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