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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Atti sessuali su chierichetti: don Caramia in appello, don Peschiulli in carcere

L’ex parroco di Bozzano condanno a otto anni dal Tribunale chiede l’assoluzione. Definitiva la sentenza per l’ex sacerdote di Santa Lucia: deve scontare tre anni e otto mesi

BRINDISI – Grida la sua innocenza don Francesco Caramia, 43 anni ex parroco della chiesa del rione Bozzano di Brindisi, ristretto in una comunità, e spera nell’appello dopo la condanna a otto anni con l’accusa di atti sessuali su un chierichetto. Per don Giampiero Peschiulli, 77, invece, quell’accusa è diventata definitiva non essendo stato accolto il ricorso in Cassazione: dai domiciliari, è stato trasferito in carcere per scontare la pena a tre anni e otto mesi, ma le sue condizioni di salute potrebbero non essere compatibili con la reclusione nella struttura penitenziaria. Ha, infatti, accusato un malore dinanzi ai carabinieri.

I casi

Il parroco don Francesco CaramiaVicende parallele che hanno scosso e continuano a scuotere la chiesa brindisina e la comunità locale, venute a galla anche per effetto di inchieste condotte da Le Iene. E’ questo il caso relativo a don Peschiulli, al quale venne dedicato più di un servizio. Per i due ex parroci della città, l’accusa mossa dalla Procura è identica: atti sessuali, nell’uno e nell’altro caso, nei confronti di ragazzini che frequentavano le parrocchie per il catechismo e la domenica salivano sull’altare per aiutare il sacerdote nella celebrazione della messa.

Don Francesco Caramia

Alla base della condanna di primo grado inflitta a don Francesco Caramia, nativo di Mesagne, c’è la denuncia sporta dal pediatra del ragazzino al quale si era rivolta la mamma. L’imputato, presente in aula anche al momento della lettura del dispositivo, è stato riconosciuto colpevole delle accuse contestate nell’ordinanza di arresto ottenuta dal sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza ed eseguita dai carabinieri il 15 giugno 2016. L’ormai ex padre spirituale della parrocchia San Giustino de Jacobis si è sempre professato innocente e lo ha ribadito durante l l’esame da imputato, assistito dagli avvocati Rosanna Saracino e Giancarlo Camassa.

Il rappresentante della pubblica accusa, a conclusione del dibattimento, ha ritenuto pienamente dimostrata la penale responsabilità del prete che, nel frattempo, ha ottenuto gli arresti domiciliari presso una comunità religiosa, e ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione. Il Tribunale di Brindisi, presieduto da Gienantonio Chiarelli, al termine di una camera di consiglio durata  sei ore,  ha condiviso integralmente la richiesta. Il collegio ha riconosciuto una provvisionale in favore delle parti civili: dieci mila euro per i genitori del ragazzo e altrettanto agli stessi in qualità di esercenti la patria potestà sul minore. In giudizio sono stati rappresentati dall’avvocato Carmela Roma.

I difensori del sacerdote, nei giorni scorsi hanno depositato ricorso in appello evidenziando alcune contraddizioni nelle motivazioni della sentenza, in ordine al racconto della parte offesa. Dichiarazioni che, a giudizio dei penalisti, non hanno ottenuto riscontro in fase dibattimentale. Da qui la richiesta di riforma della sentenza di primo grado.

Don Giampiero Peschiulli

Don Gianpiero PeschiulliE’ passata in giudicato, invece, la sentenza nei confronti di don Giampiero Peschiulli: l’ordine di carcerazione è stato eseguito dai carabinieri a distanza di qualche giorno dalla pronuncia degli Ermellini. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal difensore, di conseguenza è diventata definitiva la condanna alla pena di tre anni otto mesi inflitta con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Brindisi, poi confermata dalla Corte d’Appello di Lecce.

L’ex prete è stato riconosciuto colpevole di atti sessuali nei confronti di due chierichetti, sotto i 14 anni. Condotte penalmente rivelanti denunciate pubblicamente da Giulio Golia, uno degli inviati della trasmissione televisiva Le Iene in onda su Italia Uno.

Stando a quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, gli “atti sessuali sono consistiti nel dare al ragazzo baci sulle guance, nel farsi baciare lui stesso sulla guancia, nell’abbraccio dopo averlo tirato a sé con la forza, nel dargli la mano incrociando le sue dita con quelle della mano del ragazzo, nell’accarezzargli le braccia e le gambe, nell’infilare la sua mano nei pantaloni”. In udienza, davanti al gup, il parroco spiegò di aver dimostrato solo il proprio affetto.

A giudizio della Corte d’Appello di Lecce, l’imputato ha tenuto “un comportamento processuale non collaborativo” e per questo motivo non sono state riconosciute le circostanze attenuanti generiche.

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