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Cronaca

Aveva nascosto il latitante Vicientino: "Ma non sapevo che fosse un boss"

ERCHIE - “Sì è vero, ho ospitato Daniele Vicientino a casa mia per circa venti giorni, ma non sapevo chi fosse”, così ha risposto il 48enne di Erchie, Luigi Dell’Atti, al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Maurizio Saso, nel corso del lungo interrogatorio di garanzia che si è tenuto questa mattina in carcere, alla presenza dei legali Cosimo Deleonardis e Domenico Palombelli, in sostituzione dell’avvocato Raffaele Missere. Il presunto favoreggiatore del boss fu arrestato il 14 marzo scorso dai carabinieri, contestualmente all’arresto di Vicientino, ex primula rossa della Scu ricercato da mesi.

ERCHIE - “Sì è vero, ho ospitato Daniele Vicientino a casa mia per circa venti giorni, ma non sapevo chi fosse”, così ha risposto il 48enne di Erchie, Luigi Dell’Atti, al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce, Maurizio Saso, nel corso del lungo interrogatorio di garanzia che si è tenuto questa mattina in carcere, alla presenza dei legali Cosimo Deleonardis e Domenico Palombella, in sostituzione dell’avvocato Raffaele Missere. Il presunto favoreggiatore del boss fu arrestato il 14 marzo scorso dai carabinieri, contestualmente all’arresto di Vicientino, ex primula rossa della Scu ricercato da mesi.

Latitante dal settembre 2010,  esattamente dal 29, sfuggito al blitz condotto dal Reparto operativo speciale dei carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia nell’operazione Calipso, nel corso della quale finirono in cella l’altro luogotenente del clan dei Mesagnesi e attuale collaboratore di giustizia Ercole Penna, e l’ex contrabbandiere internazionale Albino Prudentino di Ostuni, preso a Valona dalla polizia albanese. Insomma, di Vicientino i giornali parlavano da mesi, memoria rinfrescata dalle rivelazioni dell’ex sodale Ercole Penna, convertito alla collaborazione con la giustizia da novembre dello scorso anno, con tutto il clamore mediatico che ne è conseguito. Ma Dell’Atti, non sapeva nulla. Soprattutto ignorava il fatto che “il professore” - è questo il nomignolo di Vicientino negli ambienti criminali - fosse a capo del quadrumvirato dei Mesagnesi insieme a  Penna, Antonio Vitale e Massimo Pasimeni.

Di fronte al gip Dell’Atti è trasecolato per la seconda volta. Il primo interrogatorio avvenne all’indomani dell’arresto, per effetto dell’accusa di favoreggiamento formulata dalla procura di Brindisi. Ma la posizione dell’uomo si è nel frattempo aggravata, passando nelle mani della Dda, l’ipotesi di reato è oggi di favoreggiamento nei confronti di un esponente di spicco della Sacra corona unita. “Io ero in campagna – ha raccontato Dell’Atti –, ero andato via da casa mia per problemi con mia moglie. Mi si è avvicinato questo signore, ha giocato con il mio cane e poi mi ha detto di conoscermi. Vent’anni fa, aveva comprato un’auto dalla concessionaria di mio padre”. All’epoca, Daniele Vicientino aveva dunque appena 18 anni. “Mi ha detto che se l’avessi ospitato mi avrebbe dato 500 euro, e io che avevo bisogno di soldi ho accettato. Mi ha detto anche che aveva dei problemi con la giustizia e che si sarebbe consegnato alle forze dell’ordine, ma doveva passare un poco di tempo”. Insomma, il 48enne di Erchie ha ammesso di essere perfettamente consapevole di tutto, tranne un dettaglio: la statura criminale del fuggitivo. Per il resto, sapeva tutto quello che doveva sapere per denunciare il fatto all’autorità giudiziaria. Non lo ha fatto, con tutte le conseguenze del caso.

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