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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Balneazione vietata: pronti i ricorsi contro l'ordinanza del commissario

Stanno per partire i ricorsi contro l'ordinanza del commissario straordinario del comune di Brindisi, Cesare Castelli, che vieta la balneazione in un consistente tratto del litorale a nord di Brindisi che include la "Conca", cala Materdomini

BRINDISI – Stanno per partire i ricorsi contro l’ordinanza del commissario straordinario del comune di Brindisi, Cesare Castelli, che vieta la balneazione in un consistente tratto del litorale a nord di Brindisi che include la “Conca”, cala Materdomini, Lido Brin e gli stabilimenti balneari di carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Qualcosa in effetti non torna nel provvedimento adottato dall’amministrazione comunale, denominato “Ordinanza temporanea per la fruibilità della costa del territorio comunale di Brindisi - Interdizione della balneazione, accesso e stazionamento nei tratti censiti come critici”.

Perché dando una semplice occhiata alle cartografie allegate all’ordinanza, sembra proprio che la zona interdetta sia eccessiva rispetto al punto di scarico delle acque di dilavamento dell’aeroporto. I tecnici comunali hanno scelto le fasce di interdizione in base a quanto disposto “dall’art. 7 comma 3bis del R.R. Puglia n. 15/2015”.

Il comma in questione  del regolamento regionale stabilisce che per gli scarichi delle acque meteoriche di dilavamento nelle acque superficiali, compresi i corpi idrici artificiali, oltre che il divieto di cui al comma 2, è prevista una fascia di rispetto di 200 (duecento) metri attorno al punto di scarico e, in detta fascia, non è ammessa la balneazione, la pesca, la piscicoltura, la stabulazione dei mitili e la molluschicoltura”.

Ebbene, da quanto risulta, lungo il tratto costiero interessato dall’ordinanza vi è un solo scarico di acque bianche (quelle dell’aeroporto), in Cala Materdomini e Bocche di Puglia-2prossimità della Conca. La norma parla di divieto di balneazione per 200 metri intorno alla scarico. Si dovrebbe quindi prendere un compasso e tracciare un cerchio dal punto dello scarico con raggio di 200 metri. Dovrebbe essere questa e solo questa l’area interdetta. Dalle planimetrie, invece, sembra che vi siano decine di scarichi sulla litoranea.

Come è potuto accadere ciò? E’ intorno a questo interrogativo che con ogni probabilità verteranno i ricorsi cui prima si faceva cenno. Già, perché più di qualcuno ha storto il naso dopo aver preso visione dell’ordinanza.

Del resto se quelle prescrizioni dovessero essere applicate alla lettera, ai brindisini resterebbero ben pochi posti in cui potersi fare il bagno. Chiaramente la questione riguarda anche i gestori degli stabilimenti privati che insistono nelle zone colorate di color salmone nelle cartografie: quelle, cioè, in cui l’interdizione è temporanea (l’interdizione è perpetua, invece, nelle aree connotate da un colore arancione).

Come dimostrato dalle decine di commenti postati sulla pagina Facebook di BridisiReport, la notizia che una così vasta porzione di litorale non sia balneabile è stata accolta con profondo stupore ( e anche con un pizzico di sconcerto) dai cittadini. Ma possibile che le cose stiano davvero così? 

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