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Cronaca

Banda Bassotti, dal colpo in banca fallito al conflitto a fuoco nel Tarantino

“Muri con i mattoni per camini”. Intercettate le confidenze di Del Monte a un parente. L’inchiesta si allarga: Carparelli venne fermato dopo una rapina a Castellaneta

BRINDISI – “Non c’erano i ferri giusti, tutti di pietra di camino erano i muri, mattoni quelli rossi. Noi con un trapanetto abbiamo fatto”. Impossibile creare un varco nella parete della filiale della Bnl di Trieste, presa di mira dai brindisini indagati nell’inchiesta sulla cosiddetta Banda Bassotti e arrestati nella giornata di ieri dai carabinieri. Tutto per colpa di quei mattoni refrattari che solitamente vengono usati per i caminetti. Lo ha confidato Gervasio Del Monte a uno dei familiari. Confidenza intercettata in ambientale, mentre lui era in auto.

Le confessioni intercettate in auto

DEL MONTE Gervasio classe 1966-2Nel fascicolo sulle rapine con sequestro di persona consumate e tentate tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, spuntano anche le “confessioni” di alcuni degli uomini ritenuti componenti del gruppo che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pordenone ha qualificato come associazione per delinquere pluriaggravata. Tra le aggravanti, l’uso delle armi e il numero degli associati, superiore a dieci. Complessivamente, gli indagati sono undici. Solo per un brindisino il gip ha negato gli arresti in carcere ritenendo non sufficienti gli indizi. Il colpo era stato programmato per la notte del 2 luglio 2017: “I carabinieri hanno riconosciuto Gervasio Del Monte (foto accanto) e Lorenzo Battisti che attraversano la strada e hanno notato la presenza di una Clio di colore rosso”. Qualche giorno dopo, la scoperta delle ragioni alla base del fallimento del colo. L’intercettazione è del 18 luglio.

Le rapine nel Tarantino e il conflitto a fuoco

CARPARELLI Pasquale, classe 1954-2Il gruppo  avrebbe agito anche nel Tarantino nel periodo compreso tra settembre e novembre dello scorso anno, prima di riprendere le trasferte al Nord. L’ipotesi è al vaglio degli investigatori ed è legata all’arresto in flagranza di reato di Pasquale Carparelli (nella foto al lato), avvenuto il 29 novembre 2017, a Castellaneta marina, dopo un conflitto a fuoco con i militari: i banditi erano in cinque, presero di mira un’azienda micologica, puntando un fucile al titolare e ai familiari presenti in ufficio.

In quattro riuscirono a fuggire. Carparelli, invece, rimase e ferito di striscio a una gamba e venne soccorso dai carabinieri e poi arrestato. Era  il rapinatore che si era impossessato del denaro, pari a 29mila euro. Non è escluso che i complici fossero gli stessi del gruppo che agiva tra il Friuli e il Veneto. Anche perché l’arresto di Carparelli e il conflitto a fuoco, furono oggetto di commenti di Antonio Boccadamo (foto in basso), considerato il capo e il promotore dell’associazione per delinquere, stando a quanto è contestato nell’ordinanza di arresto. Quelle riflessioni che avrebbero dovuto restare segrete, sono state intercettate la sera successiva “nell’affittacamere di Meolo”, in provincia di Venezia, dove Boccadamo avrebbe dato istruzioni per i nuovi colpi da portare a termine.

BOCCADAMO Antonio classe 1969-2“Io con Pasquale ho lavorato fino a poco tempo fa”, si legge nella trascrizione dell’ambientale. “Sai perché vi trovate qua tutti voi? Per un ragazzo che si portava con lui, che faceva il professore e ha detto Pasquale: Anto’, se viene lui, non posso venire neanche io”.

I nuovi innesti nel gruppo

Nella lettura data prima dal pm e poi dal gip, Carparelli e un’altra persona del gruppo, “Massimiliano Galasso” sarebbero state “sostituite da Lorenzo Mastrovito e Simone Giordano”, entrambi arrestati ieri. Il primo è nato a Vigevano, in provincia di Pavia, ma da anni residente a Ostuni, dove vive anche l’altro, originario di Carignano, nel Torinese.

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