Banda della Croma & rapine: il pm chiede la condanna per tre brindisini
Pena più alta invocata per Emilio Valenti: otto anni. Istanza di patteggiamento per Antonio Mangiulli: quattro anni e otto mesi. Sono accusati dei colpi al Compro oro, nella gioielleria Fischetti e in due tabaccherie
BRINDISI – Dna, intercettazioni ambientali e tracciati Gps sono posti a fondamento della richiesta di condanna mossa nei confronti di quattro brindisini che, per la Procura, sarebbero stati i componenti della cosiddetta Banda della Fiat Croma, auto usata per le rapine al Compro Oro, nella gioielleria Fischetti e in una tabaccheria, a in via Tevere, a Brindisi, l’altra a San Vito dei Normanni.
La requisitoria
La pena più alta è stata invocata dal pubblico ministero per Emilio Valenti, 25 anni: otto anni di reclusione, nel processo in abbreviato, incardinato davanti al gup Giuseppe Biondi del Tribunale di Brindisi, di fronte al quale l’imputato è difeso dagli avvocati Giuseppe Guastella e Paolo Valzano. Sette anni e quattro mesi sono stati chiesti dal pm per Roberto Nigro, 50, difeso dall’avvocato Giovanni Brigante; sette anni sono stati invocati per Teodoro Valenti, 44, difeso da Francesco Cascione. Quest’ultimo imputato è lo zio di Emilio Valenti.
Per Antonio Mangiulli è stata depositata istanza di patteggiamento della pena a quattro anni e otto mesi, risultato del concordato fra il rappresentante della pubblica accusa e il difensore, Simona Ermanno. Sulla congruità della pena rispetto alle accuse, si esprimerà il gup nei prossimi giorni.
Gli arresti
Nella mattinata di oggi, subito dopo la requisitoria del pm, hanno preso la parola i penalisti Guastella e Brigante per le arringhe, mentre Cascione ha chiesto termini a difesa e, di conseguenza, la sentenza è slittata alla prossima settimana. Mangiulli, Emilio Valenti e Teodoro Valenti sono ristretti in carcere, mentre Nigro nel frattempo è stato trasferito in una comunità, dopo gli arresti eseguiti il 28 settembre 2017.
I quattro sono stati tratti a giudizio immediato, saltando cioè l’udienza preliminare, sulla base dell’”evidenza delle prova”, e hanno scelto il rito abbreviato che consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena, in caso di condanna.
Le rapine in gioielleria e nella tabaccheria
Antonio Mangiulli ed Emilio Valenti furono già arrestati in flagranza di reato il 25 gennaio scorso: quel pomeriggio doppia rapina, prima nella gioielleria Fischetti in corso Garibaldi e poi nella tabaccheria di via Sele, nel quartiere Perrino. Nella gioielleria Fischetti un cliente rimase ferito di striscio da un colpo di fucile a canne mozze, mentre nella tabaccheria dopo la reazione del titolare, un ufficiale dell’Arma usò la pistola dopo che uno dei banditi gli puntò il fucile. Ad essere armato di lupara sarebbe stato Mangiulli.
La rapina nella gioielleria e l’assalto tentato nella tabaccheria sono contestati a tutti e quattro gli imputati: Teodoro Valenti come concorrente morale, Mangiulli ed Emilio Valenti “esecutori materiali”, mentre Nigro avrebbe avuto il ruolo di “palo”.
La rapina al Compro Oro
Qualche giorno dopo, a Mangiulli venne notificata un'ordinanza di custodia cautelare per la rapina al Compro Oro di via Sicilia, colpo avvenuto il 5 gennaio 2017. L’azione o viene contestata anche ad Emilio Valenti e Teodoro Valenti. Teodoro Valenti risponde di concorso morale, mentre gli altri due sono ritenuti esecutori materiali: minacciarono una dipendente con una pistola per farsi consegnare l’incasso, pari a quattromila euro. Emilio Valenti sfondò con i calci la porta d’ingresso, mentre Mangiulli puntò l’arma alla donna.
L’assalto a San Vito dei Normanni
I quattro brindisini, infine, sono accusati dell’assalto alla ricevitoria di San Vito dei Normanni, in via XXV luglio, la sera del 23 gennaio: in questo caso, secondo la ricostruzione contestata nel capo di imputazione, fermo restando il concorso morale di Teodoro Valenti, gli altri tre avrebbero “usato un estintore per offuscare la vista” per poi puntare la pistola al titolare e minacciarlo anche di morte. “Ti uccido, ti uccido”. Uno dei tre esplose un colpo, mentre l’altro riuscì a prendere il cassetto contenente la somma pari a 12.454,80 centesimi, nonché diversi libretti, carte di credito, bancomat e bancoposta. In questo caso, ci sarebbe stata una quinta persona, rimasta “ignota”.
La Fiat Croma
L’auto usata, la Fiat Croma, è risultata rubata a Mesagne il 21 gennaio 2017. Venne trovata bruciata la sera del 25 gennaio, nei pressi dello scalo ferroviario di San Vito dei Normanni e secondo l’accusa, l’incendio sarebbe stato appiccato da Nigro. All’interno rimase il fucile a canne mozzate.