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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bloccata nel cimitero, sporge denuncia

BRINDISI - Per tre quarti d’ora è rimasta prigioniera all’interno del cimitero, stamattina, perché alle 10 in punto il cancello del varco destinato ai disabili è stato chiuso e non c’era nessun’anima gentile che accorresse per riaprirlo.

BRINDISI - Per tre quarti d’ora è rimasta prigioniera all’interno del cimitero, stamattina, perché alle 10 in punto il cancello del varco destinato ai disabili è stato chiuso e non c’era nessun’anima gentile che accorresse per riaprirlo. La triste vicenda è capitata a una donna di 82 anni, invalida e costretta su una sedia a rotelle e alla figlia che in auto l’aveva accompagnata al cimitero di Brindisi per deporre un mazzo di fiori sulla tomba del marito.

Proprio quest’ultima subito dopo si è precipitata in questura per sporgere formale querela: “Ho subito anche battutine ironiche al telefono da parte di coloro che avevo contattato per venirci in soccorso”. La donna si chiama Manuela Cavallo e proprio non immaginava si potesse giungere a tanto. Ha ricostruito ai poliziotti e poi a BrindisiReport.it la vicenda che le è capitata oggi.

“Andrebbe rimarcato innanzi tutto che, a differenza degli orari di apertura al pubblico per chi può camminare sulle proprie gambe, l’accesso in auto ai disabili dalla cancellata sud del cimitero è garantito solo dalle 8 alle 10. C’è poi da dire che gli addetti sono inflessibili, alle 10 si chiude senza verificare se, anche solo per un contrattempo, c’è ancora qualcuno dentro”.

La signora, con l’anziana madre, ha tardato un po’: “Se ciò è accaduto non è certo perché non conosco gli orari oppure perché sono indifferente alle regole, ma unicamente perché ho avuto qualche problema a ritornare all’auto, tra l’altro nel cimitero non c’è ancora la corrente elettrica”. Non appena si è resa conto che l’uscita era sbarrata, si è data da fare, in pieno giorno, per chiamare in soccorso personale del cimitero.

“Ho chiamato tre numeri di telefono. I vigili urbani, gli uffici del cimitero e un cellulare di un responsabile che mi è stato dato da una persona sul posto. Tutti mi hanno risposto in maniera affatto comprensiva, anzi ho dovuto anche subire rimproveri e sberleffi. Mi hanno anche detto che avrei rischiato la multa. Ho aspettato tre quarti d’ora, prima che giungesse qualcuno a riaprire il cancello. Tre quarti d’ora in auto, impossibilitata a muovermi. E se mia madre si fosse sentita male?”.

Subito dopo la protagonista della amara vicenda è andata in via Perrino, dove hanno sede gli uffici della questura. Proprio lì vicino. Ha raccontato agli agenti tutto, nel dettaglio. Desidera solo che si valuti se la condotta delle persone contattate, specie in relazione al fatto che si chiedeva un intervento a supporto di una persona affetta da disabilità, possa avere qualche rilievo penale. Se c’è un’ipotesi di responsabilità, sarà valutata dal magistrato di turno: “Io – spiega Manuela Cavallo – mi sono limitata a riferire quello che ho vissuto sulla mia pelle, aggiungendo soltanto che mi sembra davvero paradossale. Indecente”.

 

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