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Cronaca

Bomba Morvillo: Parato, accuse in tv

BRINDISI - La conferma di quanto è stato ribadito più volte riguardo le indagini imperniate sulla figura di Giovanni Vantaggiato, la si ritrova oggi nelle parole dell'uomo di Torre Santa Susanna, Cosimo Parato, che il 68enne di Copertino, reo confesso della strage di Brindisi, voleva morto e tentò di uccidere nel 2008 realizzando e poi azionando una bici – bomba che lo ridusse in fin di vita. Ebbene, Parato ha rilasciato un’intervista all’inviato della trasmissione televisiva “Quarto Grado” che va in onda questa sera su Rete 4 e ha ripetuto quel che probabilmente disse agli inquirenti agli inizi di luglio e che fu raccontato da BrindisiReport.it e dalla stampa nazionale.

BRINDISI - La conferma di quanto è stato ribadito più volte riguardo le indagini imperniate sulla figura di Giovanni Vantaggiato, la si ritrova oggi nelle parole dell'uomo di Torre Santa Susanna, Cosimo Parato, che il 68enne di Copertino, reo confesso della strage di Brindisi, voleva morto e tentò di uccidere nel 2008 realizzando e poi azionando una bici – bomba che lo ridusse in fin di vita. Ebbene, Parato ha rilasciato un’intervista all’inviato della trasmissione televisiva “Quarto Grado” che va in onda questa sera su Rete 4 e ha ripetuto quel che probabilmente disse agli inquirenti agli inizi di luglio e che fu raccontato da BrindisiReport.it e dalla stampa nazionale.

“Non può aver fatto tutto da solo, qualcuno lo accompagnava a fare i sopralluoghi. Io l’ho sempre visto in giro con la moglie. Perl'attentato alla scuola credo che qualcuno abbia condiviso con lui questo atto”. E’ questa la sintesi del teorema della vittima numero uno, ex socio in affari di Vantaggiato, a quanto pare una vera e propria “ossessione” per Vanni. Parato parla principalmente dell’attentato di cui è stato vittima, quello che lo ha privato per sempre della completa funzionalità del proprio corpo, provocandogli lesioni gravissime e menomazioni permanenti. Ma non solo. “Circa una settimana dopo l'attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi – ripete anche in tv - i miei familiari hanno visto Vantaggiato nella scala della mia abitazione: forse voleva colpirmi di nuovo. Sicuramente aveva qualcosa in mente”.

Si apre così l'intervista, che prosegue poi: “Vantaggiato ed io, insostanza, andavamo a consegnare il gasolio; invece di scaricare 5mila litri, se ne scaricavano 3mila. Il resto lo vendeva a persone senza fattura. Dicono cheVantaggiato ce l'avesse con me per un ammanco di soldi, ma erano poche migliaia di euro. Credo, invece, che non volesse che io parlassi di tutto quello che combinava. Mi ha pedinato e faceva dei sopralluoghi insieme alla moglie in auto. Io li avevo anche visti e avevo fatto denuncia già all'epoca”.

“Dopo l'attentato ai miei danni - spiega Parato – ho indirizzato gli inquirenti a seguire la pista di Vantaggiato, ma non mi hanno creduto perché dicevano che facevo parte della criminalità organizzata, non era per niente vero. Non avevo credibilità. Se mi avessero creduto, una ragazza sarebbe viva e le altre non avrebbero quei segni”.

Fa poi riferimento anche alla strage (per la Dda un atto  terroristico) compiuta il 19 maggio scorso, quattro anni dopo il tentato omicidio di Torre, davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, lì dove ora c’è un banco vuoto, quello di Melissa Bassi, 16enne di Mesagne, dilaniata dalla deflagrazione di tre bombole riempite con miscela esplodente la cui composizione è oggetto di perizie tecniche di tipo balistico.

“Vantaggiato è un tipo taciturno, sembra una persona veramente tranquilla e normale. Un giorno mi ha raccontato che confezionava bombe per pescare: le faceva da solo e diceva che non ci voleva niente a farle. Si vedeva che aveva esperienza in queste cose, ma non credo che abbia potuto aver fatto tutto da solo. Forse la fabbricazione sì, ma per gli appostamenti si è sicuramente fatto accompagnare da qualcuno. Per l'attentato alla scuola credo che qualcuno abbia condiviso con lui questo atto. Forse per il trasporto. Quando pedinava me non era mai da solo, stava sempre incompagnia della moglie. Non credo sia stato un atto dimostrativo, perché ha aspettato che si avvicinasse una ragazza prima di schiacciare il telecomando. Un atto dimostrativo non viene fatto così”.

Una studentessa morta, nove ferite. Fu questo il bilancio di un sabato orribile per Brindisi, un sabato di paura, di inquietudine, di disorientamento per tutti, perfino per gli inquirenti che, in un primo momento, non seppero qualificare il fatto. Mafia, Sacra corona, terrorismo. Bastò poco per capire che non si trattava di un atto eversivo e che non andavano scomodati i massimi sistemi della criminalità organizzata o di sodalizi di matrice insurrezionalista, nonostante l’istituto professionale di via Galanti fosse intitolato alla moglie di Giovani Falcone, proprio a Francesca Laura Morvillo.

Qualche giorno dopo fu la procura di Brindisi a convocare una conferenza stampa e a fornire ai giornalisti una chiave di lettura che si è poi rivelata del tutto esatta: “E’ il gesto isolato di un uomo che ce l’ha con il mondo”, disse il procuratore Marco Dinapoli. Nella notte fra il 6 e il 7 giugno, dopo che l’inchiesta fu presa in mano dalla Dda, con Cataldo Motta e i sostituti Guglielmo Cataldi e Milto De Nozza, si appurò che era proprio così, come era parso sin da subito visionando i filmati del chiosco vicino alla scuola: un uomo col telecomando, che, chissà perché, voleva combinare un disastro.

Cosimo Parato, l’ex socio di Vantaggiato, è stato ascoltato agli inizi di luglio dalla procura di Brindisi nell’ambito dell’inchiesta sull’attentato ai suoi danni. Era il 24 febbraio del 2008: c’era già una denuncia querela formulata nei suoi confronti dalla famiglia Vantaggiato e un’altra fu formulata dalla moglie una settimana dopo, quando ormai era chiaro che la vittima non sarebbe morta. Saltò in aria la bicicletta con l’ordigno, realizzato esattamente come quello poi posizionato davanti ai cancelli della scuola di Brindisi, proprio mentre il bersaglio prescelto le transitava accanto.

Parato finì in ospedale, in gravi condizioni. Poi parlò, ma non fu creduto. Cosimo Parato ha incontrato la stampa una sola volta, il 20 giugno, nello studio del suo avvocato, Raffaele Missere, due giorni dopo la seconda confessione di Vantaggiato che annuì, dinanzi ai magistrati, confermando di essere il responsabile di quei vecchi fatti, ritornati d’attualità il 19 aprile 2012, con una sentenza di condanna per truffa pronunciata dal Tribunale di Brindisi proprio a carico di Parato.

Insomma, i rapporti fra i due erano deteriorati da tempo. E l’episodio di quattro anni fa è stato citato dal 68enne di Copertino, proprio il “bombarolo”, per spiegare la furia stragista dei tempi recentissimi. E’ il movente dichiarato, la frustrazione per la truffa da 343mila euro che Vantaggiato sosteneva di aver subito e che secondo lui non fu adeguatamente sanzionata.

Ma, lasciando nel cassetto qualsiasi tipo di opinione, c’è un dato di fatto che va assolutamente registrato: Parato già una volta, quando era il diretto protagonista dei fatti, non fu tenuto in debita considerazione, per lo meno non lo furono le sue dichiarazioni. Oggi è tornato a parlare. Con gli inquirenti. Con la stampa. Ha una sua verità, ha potuto citare retroscena e dettagli che potrebbero essere determinanti per spiegare anche i tanti perché insoluti che caratterizzano ancora la tragedia di Brindisi.

Sarebbe impensabile chiudere le indagini senza aver accertato se quel che dice Parato, la “causa di tutti i mali” di Vantaggiato, ha un riscontro o meno nella realtà. Per Parato, quell’uomo con cui si occupava di forniture di gasolio, un business condotto a suo dire oltre i limiti della legalità da entrambi, non ha agito da solo e non ha compiuto un atto dimostrativo nel 2008, così come nel 2012, davanti alla Morvillo.

E’ una tesi di parte. Ma che ha da essere verificata, perché, continuiamo a ripeterlo, c’è ancora più di qualcosa che non quadra. Ed è qualcosa di determinante per la formazione della prova del futuro processo che, si sa già, sarà celebrato con rito ordinario.

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