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Cronaca

Rifiuti: su Aimeri le indagini di due procure. In Sicilia è caos stipendi

Due inchieste giudiziarie, una della Procura di Brindisi e l’altra della Dda di Palermo per traffico rifiuti e corruzione (già approdata all’udienza preliminare) e un caos stipendi che impensierisce i sindacati a Marsala.

BRINDISI - Due inchieste giudiziarie, una della Procura di Brindisi e l’altra della Dda di Palermo (già approdata all’udienza preliminare) e un caos stipendi che impensierisce i sindacati a Marsala, in particolare la Cgil di Trapani che proprio oggi ha inviato ai giornali locali una nota con cui esprime “forte preoccupazione per la grave situazione in cui versa l'Aimeri Ambiente, società che gestisce i rifiuti per l’ex Ato Trapani 1 “Terra dei fenici”, recentemente transitata nella Srr Trapani provincia Sud.

E' proprio la stessa ditta che ha di recente presentato il Durc a Brindisi e che in virtù di un ordinanza contingibile e urgente del sindaco Mimmo Consales, annullata dal Tar di Lecce e poi nuovamente in vigore in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato, sta per prendere in affidamento il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Brindisi, al posto della ditta Monteco.

La questione degli stipendi

il pm Marco D'Agostino-2“Mezzi fermi e lavoratori senza stipendio per mancanza di liquidità” denuncia la Fp Cgil di Trapani che rende noto che oggi (15 settembre) alcuni mezzi sono rimasti fermi a causa dell’assenza di carburante mentre ai 450 lavoratori non è stato corrisposto lo stipendio del mese di agosto.

“Le difficoltà economiche dell’Aimeri Ambiente – ha detto il segretario provinciale della Fp Cgil Vincenzo Milazzo – sembrano essere molto serie. In un contesto che ha portato, oggi, alcuni mezzi a non effettuare il servizio di raccolta dei rifiuti perché non ci sono i soldi per il carburante, il mancato  pagamento dello stipendio ai lavoratori assume un significato che ci preoccupa ancor di più sia per quanto riguarda il futuro del servizio di raccolta dei rifiuti sia per il sostentamento dei dipendenti”. Al presidente d’ambito è stato chiesto di “utilizzare i versamenti dei Comuni soci per pagare gli stipendi e far fronte all’acquisto del carburante, indispensabile per evitare la riduzione del servizio con gravi danni per l’igiene pubblica”.

Ma non è solo questa la grana assurta agli onori delle cronache in relazione all’operato di Aimeri.

L’inchiesta della Dda di Palermo

Il tribunale di palermo-2Domani, 16 settembre, proseguirà l’udienza preliminare del gup di Palermo Marina Petruzzella che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai pm Maurizio Agnello e Carlo Mazzella della Dda del capoluogo siciliano, a carico di Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, il direttore di area Sud dell’Aimeri Orazio Colimberti, il capo impianto del cantiere di Trapani Salvatore Reina, Michele Foderà, della Sicilfert, Pietro Foderà, socio della Sicilfert, e Caterina Foderà socia della società che si occupa di fertilizzanti.

Si sono costituiti il Comune di Marsala, con l’avvocato Luigi Cassata, con richiesta di 5 milioni di euro a Aimeri e Sicilfert, e il Comune di Erice che di euro ne ha chiesti 25 milioni. Sono coinvolte a pieno titolo anche le aziende, perché tanto Aimeri quanto Sicilferti sono entrambe responsabili civili. Le accuse contestate, ed è per questo che procede la Dda di Palermo e non la procura ordinaria, sono il traffico di rifiuti e la corruzione. La Direzione Distrettuale Antimafia ha indagato per mesi sul sistema rifiuti in provincia di Trapani. Su quello che succedeva all’interno dell’universo Ato Tp1, che comprende i comuni di Marsala, Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare, Calatafimi, Custonaci, Erice, Favignana, Pantelleria (che non ha mai consegnato il servizio di gestione rifiuti all'Aimeri), Paceco, San Vito Lo Capo, Valderice. Secondo l’impostazione dell’accusa Aimeri simulava in realtà di effettuare la differenziata nei comuni Ato, come previsto dal capitolato da 210 milioni di euro per sette anni (ancora in atto).

Veniva invece conferito, sempre secondo le indagini, alla Sicilfert, ditta che i occupa invece dello smaltimento dell’organico dei rifiuti trasformandolo in compost. La Sicilfert a sua volta, sostiene la Dda, trattava solo fittiziamente i rifiuti come se fossero organico e non differenziata. I vertici dell’Ato, imputati, erano compiacenti e non applicavano le penali. In cambio di assunzioni, regali e favori. La procura sostiene che le tonnellate di rifiuti occultate sarebbero state 47.241.

La commissione d’inchiesta

Il dirigente della Digos, Vincenzo ZingaroNel 2013, poi, fino al novembre l’operato dell’Ato in questione è stato valutato da una commissione di inchiesta istituita dal consiglio comunale di Marsala. Anomala appariva l’aggiudicazione della gara affidata inizialmente a un Ati composta da Aimeri Ambiente, Aspica e Trapani Servizi. Un mese dopo la firma da parte dell’ingegnere colimerti, Aspica venne meno. Rimasero Aimeri e Trapani Servizi. La prima potè così diventare capofila. L’inchiesta di Brindisi.

Anche a Brindisi c’è un fascicolo d’inchiesta. Non sono note le ipotesi di reato, non si sa se ci sono indagati. Nel gennaio scorso le procedure per l’affidamento del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti erano finite sotto la lente della magistratura dopo che la Digos, diretta dal vicequestore Vincenzo Zingaro, aveva acquisito in Comune tutti gli atti riguardanti l’iter di assegnazione dell’incarico. L’inchiesta, a quanto si apprende, è andata avanti. E’ affidata al pm Marco D’Agostino che ha delegato gli approfondimenti investigativi proprio alla Digos che sta continuando a lavorare. 

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