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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Arma, avvicendamento al Nucleo investigativo: Ferrari al posto di Giordano

Cambio della guardia alla guida de Nucleo investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi

BRINDISI – Cambio della guardia alla guida de Nucleo investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi. Dopo quattro anni dal suo arrivo, il maggiore Mariano Giordano ha ceduto il comando del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando Provinciale di Brindisi al Capitano Pasquale Ferrari.

Il maggiore Giordano ex allievo della scuola militare "Nunziatella", lo scorso 28 settembre ha assunto il comando della Compagnia Ferrari-2Carabinieri di Reggio Calabria. A sostituirlo il capitano Pasquale Ferrari (foto a destra) proveniente da Foggia dove ha retto l'Ufficio comando del Comando Provinciale, in passato ha anche guidato il Norm di Francavilla Fontana.

Il maggiore Giordano, nei suoi quattro anni di comando, ha raggiunto ottimi risultati operativi ma lascia un buon ricordo anche per i rapporti sempre corretti con gli organi di informazione. 

Tra le numerose operazioni di polizia giudiziaria concluse ce ne sono alcune che vanno ricordate. La prima riguarda la cattura del latitante sampietrano Cristian Tarantino il 15 luglio del 2013, avvenuta a Torre San Gennaro, marina di Torchiarolo a conclusione di un'articolata attività di indagine. Fu localizzato presso l'abitazione estiva dei genitori, si nascondeva in un vano ricavato artatamente nel soffitto del bagno al quale si accedeva tramite una botola a scorrimento posta in corrispondenza del box doccia. Non fu per niente facile trovare quel nascondiglio. Tarntino era destinatario di un ordine di carcerazione emesso il 6 marzo 2013 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, per ricettazione, estorsione, rapina in concorso, lesioni, con pena residua da espiare di 3 anni, 9 mesi e 21 giorni di reclusione, oltre a una un'ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere emessa il 28 febbraio 2013 dal gip del Tribunale di Lecce, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, per il quale doveva espiare la pena di anni 5 di reclusione.

Giordano-2Giordano (foto a sinistra) è stato protagonista anche dell’operazione "Zero" (14 ottobre 2013), condotta in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Brindisi, il commissariato di polizia di Mesagne e il Ros carabinieri di Lecce, conclusa con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, nei confronti di 18 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, nonché di plurimi omicidi e tentati omicidi aggravati dal metodo e dalle finalità mafiosi.

Poi c’è la cattura del latitante Gennaro Solito (24 gennaio 2014), avvenuto in Germania, precisamente a Pforzheim vicino Stoccarda; affiliato alla “Sacra Corona Unita” frangia cosiddetta “mesagnesi” (clan “Vitale–Pasimeni–Vicientino”). Era latitante dal maggio 2013 (irreperibile dal 18 giugno) poiché condannato a 14 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione.

E ancora, l’identificazione e arresto di Nicola Chirico (31 gennaio 2014), autore dell'omicidio di Cosimo Semeraro, avvenuto il 9 novembre 2007 a Ostuni. Operazione resa possibile grazie alla comparazione di alcuni reperti rinvenuti a distanza di anni a casa di Chirico durante un sopralluogo eseguito in seguito a una rapina per la quale era ristretto, che consentirono al Ris dei carabinieri di Roma di estrarre il profilo genetico di uno dei responsabili dell'omicidio, identificato proprio in Nicola Chirico.

È del maggiore Giordano anche l’operazione "Pax" del 16 dicembre 2014 con l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, nei confronti di 12 indagati (9 liberi, di cui 2 donne), ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso (Scu), cessione di stupefacenti e contrabbando di tabacchi lavorati esteri, aggravati dal metodo mafioso.

Poi ancora l’operazione "Do ut des"  del 10 aprile 2015, con l’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 14 indagati (ex amministratori del Comune di Cellino San Marco, imprenditori delle province di Brindisi, Bari e Lecce, e un pregiudicato vicino alla Sacra Corona Unita) ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, peculato, corruzione, turbata libertà degli incanti e calunnia (l’indagine ha portato alla luce una vera e propria organizzazione criminale, facente capo al sindaco uscente, che pilotava sistematicamente gli appalti ed i concorsi comunali,  in cambio di tangenti). In precedenza, nel mese di aprile 2014, il Consiglio Comunale di Cellino San Marco era stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'Interno, per condizionamento mafioso.

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