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Cronaca

Chiusura ospedali in Puglia: "La politica deve prendere in mano la situazione"

Riceviamo dal segretario Cisl Funzione Pubblica Giuseppe Lacorte e pubblichiamo le seguenrti riflessioni sui rischi che a suo avviso incombono sull'eventuale chiusura di 25 ospedali in Puglia, secondo le ultime dichiarazioni a riguardo del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

BRINDISI - Riceviamo dal segretario Cisl Funzione Pubblica Giuseppe Lacorte e pubblichiamo le seguenti riflessioni sui rischi che a suo avviso incombono sull'eventuale chiusura di 25 ospedali in Puglia, secondo le ultime dichiarazioni a riguardo del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. 

In questi giorni si sta dando ampio risalto alle dichiarazioni del governatore “Emiliano” che ha dichiarato di essere disposto a dismettere 25 ospedali in tutta la regione, quattro nel brindisino e cioè i presidi di Fasano, Ostuni, San Pietro Vernotico e Mesagne. Affermazioni frettolose che creano non pochi allarmismi fra lavoratori, pazienti, cittadini, utenti, ma quello che è peggio e che francamente appare del tutto irreale e vergognoso, è che tutta la rappresentanza politica non è in grado di far valere né a livello regionale né a quello di Governo le legittime aspettative di sicurezza e di sviluppo sanitario di un territorio che da anni è fanalino di coda nazionale. Una classe politica attenta ai bisogni della propria gente, non solo si indigna, ma foto giuseppe lacorte-2con fermezza e passione fa valere le giuste ragioni e si adopera per reperire le risorse finanziarie necessarie a preservare i diritti.

E’ arrivato il momento di difendere la nostra provincia, perché altrimenti, a patire saranno le solite fasce deboli e non quelle ricche che per curarsi potranno recarsi fuori provincia e/o regione, peraltro usanza molto diffusa fra rappresentanti della classe politica. Noi per l’ennesima volta siamo qui a chiedere con forza a chi debba essere addossata la responsabilità di questo “scientifico abbandono”. In questi ultimi anni i pugliesi hanno dovuto assistere al solito teatrino, da una parte le linee guida del Ministero, l’Agenzia sanitaria regionale e gli obiettivi del Piano di Rientro che spingevano verso la riorganizzazione e contenimento della spesa, dall’altra la politica regionale che recepiva e produceva un fantomatico Riordino della Rete Ospedaliera (che non doveva significare chiudere gli ospedali ma ottimizzare la loro mission riorganizzandoli e/o riconvertendoli) su tutte la Delibera di Giunta Regionale 3006 del dicembre 2012, salvo poi, qualcuno di loro, dichiarare pubblicamente sul territorio cose diverse, mirate solo alla salvaguardia del proprio campanile.

E ora ci ritroviamo a parlare di servizi falcidiati, personale ridotto all’osso, e punti nascita da chiudere! Eppure è risaputo che dalle nostre parti il rapporto posti letto/abitanti è al di sotto del 2,5 x 1000 e altrove la media  è assestata intorno al 4 x 1000; è risaputo che la tanto magnificata Medicina territoriale del Governo Vendola, che doveva servire a soppiantare i tagli degli ospedali, Unità Operative e posti letto della nostra provincia  non è stata mai messa in pratica; che sono insufficienti e quasi tutte private le strutture così dette a bassa intensità domiciliare (Rsa, Rssa, Lungodegenze) e che le strutture filtro come le guardie mediche pediatriche non esistono e quelle per adulti così organizzate funzionano male; che nulla si è fatto per costituire il coordinamento operativo tra medici di Medicina Generale, Pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali come previsto dalla Legge Balduzzi.

Questo, ma purtroppo non solo questo, doveva contribuire alla deospedalizzazione e ad evitare i superaffollamenti dei Pronto Soccorso e invece sappiamo come funziona, un vero girone dantesco dove i dannati/pazienti sono costretti ad ore e ore di interminabile attesa. Sulle nostre strutture sanitarie oggi grava anche la direttiva europea sui turni di lavoro (L. 161/2014), che se correttamente applicata, e non può essere che così, richiederebbe più personale onde evitare ulteriori  ridimensionamenti, accorpamenti e/o chiusure. Anche per questo rivolgiamo al direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone, l’invito ad avere coraggio nella gestione del personale, perché non possiamo più permetterci professionalità specializzate parcheggiate in un presidio per non sapere cosa fare. E’ necessario razionalizzare e organizzare tutto l’impianto del lavoro nella Asl con la collaborazione delle forze sociali, capaci di portare valore aggiunto sociale/organizzativo.

Duole registrare, inoltre, che la dirigenza della nostra Asl Br, abbia inteso riferire l’applicabilità della norma solo al personale delle aree dirigenziali, e non anche al personale di Comparto come invece è previsto, dato che ha provveduto a stilare una simulazione sul fabbisogno dei dirigenti medici nell’ipotesi di mantenimento dell’attuale articolazione delle strutture di degenza e inviata al direttore del dipartimento promozione della Salute della Regione Puglia. A questo punto crediamo che i tempi siano maturi, è ora di applicare la tanto sventolata democratica partecipazione con le forze sociali che purtroppo ogni tanto si fatica a intravedere, perché è evidente che si sta travisando un principio previsto dalla nostra Costituzione, quello della tutela del diritto alla salute di tutti quei cittadini sfortunati brindisini, che qualcuno vorrebbe relegare all’esilio della serie B nazionale.

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