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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Violenza di genere: ecco perchè uno stalker non sconterà mai la sua pena

Spunti interessanti nel convegno "Prima le donne e i bambini? Non ci può essere futuro senza prevenzione della violenza" che ha avuto luogo all'hotel Internazionale di Brindisi, a cui ha partecipato il sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza.

BRINDISI - Mettiamo il caso che uno stalker dei più molesti incontri un giudice particolarmente severo: verrà condannato a 5 anni di reclusione, forse, al termine dei tre gradi di giudizio. E’ una eventualità improbabile, molto improbabile, di solito il conto si ferma a un paio d’anni. “Vi sto raccontando una barzelletta”, tanto per dirla con la battuta del pm Milto Stefano De Nozza che ha però esemplificato proprio attraverso il caso “limite”. Insomma, anche nell’eventualità che ciò accada: lo stalker “non sconterà mai la sua pena”, molto probabilmente non trascorrerà neppure un giorno in carcere. Le ragioni le ha spiegate ieri sera, durante un convegno sul tema della violenza di genere lo stesso sostituto procuratore.

Il sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza-2C’è una serie di benefici che intervengono a modificare la carcerazione. La buona condotta consente di accedere a degli sconti, sotto una determinata soglia, quindi, è possibile ricorrere all’affidamento in prova. E si finisce a scontare la propria pena in un ospizio, ad occuparsi degli anziani.
Ironia sottile, con velati riferimenti all’attualità, per rimarcare più di qualche contraddizione in termini nell’ordinamento nostrano, le anomalie da cui scaturisce una riflessione a tratti amara, ma tutt’altro che distruttiva: “Non è con la repressione che si combatte la violenza” ha spiegato De Nozza, non è nelle mani delle forze di polizia e dei magistrati che bisogna riporre la speranza di un futuro di civiltà.

Perché “il magistrato di solito è l’ultimo a venire a sapere quando qualcuno ha rubato”. E quindi anche quando la dignità di una donna, di un bambino, è stata calpestata. Spunti interessanti, dunque, nel convegno “Prima le donne e i bambini? Non ci può essere futuro senza prevenzione della violenza” che ha avuto luogo all’hotel Internazionale di Brindisi, organizzato dall’associazione “E’ vita” e moderato dall’avvocato Francesco Monopoli. I relatori ospiti hanno dato il proprio contributo, ciascuno sulla base della propria esperienza maturata sul campo. Dopo i saluti del presidente della sezione Aiga di Brindisi, l’avvocato Nadia Albanese, e del vice presidente, l’avvocato Maria Luisa Avellis, il primo intervento è stato quello della criminologa Raffaella Campilongo, che ha tracciato un profilo psicologico di coloro che subiscono atti violenti.

La platea all'Internazionale-2Con il pm si è fatto punto sui passi avanti fatti in materia di femminicidio e di stalking, con un’accurata sintesi degli interventi legislativi che vi sono stati dal 2009 al 2013. Facendo inoltre riferimento alla tendenza tutta italiana ad intervenire con una norma, quando si passa il limite. Non prima che vi sia stato spargimento di sangue, emergenza, dolore. Il punto sulle criticità non solo nell’applicazione delle pene, anche quando diventano definitive, ma anche in tutto l’iter che conduce dalle indagini al processo.

La procedibilità dei reati che trattano di violenza sulle donne, ancora oggi fin troppo vincolata alla denuncia delle vittime che sono spesso poco determinate a sporgere querela, ma ancor più frequentemente tendono a tornare sui propri passi convinte dai propri stessi aguzzini. Si fa pace, dopo un'accorata richiesta di perdono. Si insegue la favola del principe azzurro, nella certezza che 'amor vincit omnia'. E finisce che la battaglia giudiziaria viene interrotta da una tregua, o da una pace talvolta, che rischia di rivelarsi un “boomerang” per le stesse vittime.

L'avvocato, Francesco Monopoli-4-3Nelle aule di giustizia è una scena vista fin troppe volte. Una donna denuncia, poi col tempo le cose cambiano. Fornisce una versione edulcorata, manomessa. L’imputato viene assolto e chi lo ha trascinato a processo magari ci finisce a sua volta per falsa testimonianza, o addirittura per calunnia. Insomma, il ricorso alla giustizia andrebbe valutato come rimedio estremo. La violenza sulle donne, la cyber-violenza, il bullismo, si combattono altrove. Nelle famiglie, a scuola. Con la prevenzione. E’ proprio per questa ragione che, ad esempio, nell’istituto comprensivo “De Amicis – San Francesco” di Francavilla Fontana, il cui dirigente scolastico, il Francesco Dell’Atti era fra i relatori, è stato attivato uno sportello antiviolenza aperto a tutti. Tanti dati sul femmincidio e sul “sommerso”: il 93 per cento delle vittime non denuncia; sono 140 le donne uccise all’anno. Numeri e statistiche, insomma, che hanno ancora il sapore di una sconfitta. 

(Le foto sono di Gianni Di Campi)

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