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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Guerra di mala a Brindisi e assalto al portavalori: tre condanne

Otto anni e sei mesi per Alessio Giglio, ritenuto vicino a Lagatta; cinque anni e sei mesi ad Antimo Libardo, del gruppo Borromeo e tre anni e sei mesi ad Angelo Ferrari

BRINDISI – Il Tribunale di Brindisi ha confermato, con sentenza, l’esistenza in città di una “guerra di mala tra due gruppi di giovani” in atto fra settembre e novembre 2017 e ha condannato i tre imputati sotto processo con rito ordinario: otto anni e sei mesi sono stati inflitti ad Alessio Giglio, ritenuto vicino alla fazione che sarebbe stata guidata da Antonio Lagatta; cinque anni e sei mesi ad Antimo Libarto, considerato appartenente allo schieramento opposto con in testa Antonio Borromeo e tre anni e sei mesi sono stati inflitti ad Angelo Ferrari, l’unico a essere libero.

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La sentenza

La sentenza è stata pronunciata a conclusione del dibattimento che si è svolto davanti al collegio presieduto da Gienantonio Chiarelli. Il pubblico ministero Luca Miceli aveva chiesto condanne a pene più elevante nel corso della requisitoria, rimarcando la pericolosità sociale tenuto conto della disponibilità di armi da parte di entrambi i gruppi, i cui componenti furono arrestati tra gli inizi di novembre 2017 e marzo 2018.

Per Giglio il pm aveva chiesto dieci anni di reclusione: tra i capi di imputazione, c’è anche il concorso morale nell’assalto al portavalori della società Cosmopol, la mattina del 6 novembre 2017, davanti all’ingresso del McDonald’s. Per Ferrari la richiesta era stata di cinque anni di reclusione, con riferimento ai colpi di pistola sparati contro Borromeo, considerato il responsabile dell’esplosione di colpi di Kalashnikov contro la palazzina del rione Sant’Elia in cui viveva la sua famiglia. Per Libardo, infine, il pm aveva chiesto la condanna a nove anni, confermando le accuse di aver partecipato al sequestro e al successivo ferimento di Antonio Funtò, oltre che di favoreggiamento e resistenza.

La difesa

Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni e i difensori degli imputati hanno già anticipato la volontà di ricorrere in Appello. Nel collegio difensivo, gli avvocati Elvia Belmonte del foro di Lecce per Giglio, Gianvito Lillo del foro di Brindisi per Ferrari e Andrea D’Agostino del foro di Brindisi per Libardo.

L’inizio della guerra di mala

Il sostituto procuratore ha ricordato al Tribunale che il punto di partenza della rapida successione di sparatorie, ferimenti, incendi e intimidazioni, coincide con la raffica di colpi di  Kalashnikov e pistola semiautomatica esplosi contro la palazzina in via Raffaello, quartiere Sant’Elia, dove risiedeva Cristian Ferrari. Era la notte fra il 12 e il 13 settembre 2017.

Venne  inizialmente presa di mira l’abitazione di Christian Ferrari con “tre bossoli Mk 979, munizionamento per Kalashnikov”: secondo la lettura data dalla Procura, doveva essere una ritorsione nei confronti del brindisino che, qualche giorno prima, aveva ottenuto un permesso premio dopo essere stato condannato per la rapina nella gioielleria Follie d’Oro all’interno del centro commerciale Ipercoop di Brindisi, avvenuta nel 2014. Il movente sarebbe riconducibile al fatto che il “giovane non aveva mai reso dichiarazioni utili a scagionare il complice Angelo Sinisi, condannato anche lui”, fratello di Borromeo. A rispondere al fuoco sarebbe stato Angelo Ferrari, padre di Christian.

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Le altre intimidazioni

Il 28 ottobre successivo Lagatta e un complice (rimasto sconosciuto) avrebbero esploso “almeno 19 colpi di Kalashnikov” contro l’abitazione di Libardo, in piazza Spadini, rione Sant’Elia, a scopo intimidatorio. Uno dei colpi si conficcò nel soggiorno di un condomino che stava guardando la tv. Ma Libardo, ascoltato dai militari, disse di non essersi accorto di niente. A distanza di 24 ore, Michael Maggi, considerato appartenente al gruppo di Lagatta, avrebbe appiccato il fuoco alle auto in uso a Libardo: una Fiat Bravo e una Giulietta Alfa Romeo. Azione ripresa dalle telecamere. Libardo, interrogato, disse di non sapere niente anche in questo caso.

Il sequestro di persona e la sparatoria

Il “3 novembre 2017, Borromeo, Libardo, Lorenzo Russo e Tiziana Marra” avrebbero “sequestrato Antonio Fontò”, il quale sarebbe stato “convocato con un inganno e poi condotto sulla provinciale per Restinco”. Qui uno del gruppo avrebbe sparato almeno cinque colpi, uno dei quali ferì Fontò al polpaccio della gamba destra. Anche in questo caso la reazione fu immediata perché ci fu il ferimento di Loriano Marrazza, alla coscia sinistra, per mano di Maggi e Lagatta. Marrazza è il fratellastro di Tiziano Marra: venne raggiunto in via don Guanella. Nessuno denunciò niente agli investigatori: gli episodi furono scoperti ascoltando alcune intercettazioni in auto.

L’assalto al portavalori

Nello stesso troncone processuale c’è l’assalto al portavalori Cosmopol, la mattina del 6 novembre 2017, attorno alle 10, a distanza di qualche minuto dal prelievo dell’incasso del Mc Donald’s da parte dei vigilantes: Diego Pupino avrebbe avuto il ruolo di “palo”, mentre  Giglio è accusato di “concorso morale”, invece Maggi, Claudio Rillo e Lagatta sarebbero stati gli “esecutori materiali del colpo” che fruttò 25mila euro, solo in parte ritrovati.

Il commando raggiunse il centro commerciale BrinPark a bordo di una Giuletta, risultata rubata, poi trovata nel giardino della villetta in uso a Vincenzo Vantaggiato e Annamaria Romano, in contrada Sbitri. Qui furono trovate anche armi. Vantaggiato avrebbe anche “prelevato Rillo e Maggi dall’abitazione di Rillo per portarli da Giglio per nascondersi” dopo l’assalto in un monolocale di via XX Settembre, zona Centro. Qui furono arrestati dai carabinieri.

Gli altri imputati

Gli altri imputati hanno optato per il rito abbreviato, strada processuale che consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena. Lo scorso giugno c’è stata la sentenza d’Appello, con riduzione delle condanne di primo grado.

La pena più alta è stata inflitta ad Antonio Lagatta, 24 anni, e Michael Maggi, 25: otto anni e sei mesi, a fronte – rispettivamente – delle condanne a dieci anni e otto mesi  e dieci anni e quattro mesi. Cinque anni e otto mesi per Antonio Borromeo, 26 anni, rispetto alla condanna sette anni e quattro mesi inflitta in primo grado. Del gruppo di Borromeo, secondo l’accusa, avrebbe  fatto parte Tiziano Marra, 21, condannato a due anni e sei mesi, rispetto a tre anni di reclusione. Nella stessa fazione ci sarebbe stato anche Lorenzo Russo, 22 anni, condannato a un anno e otto mesi, rispetto a due anni e due mesi. Con Lagatta, invece, ci sarebbero stati: Claudio Rillo, 24 anni, condannato a sette anni di reclusione, rispetto a nove anni e quattro mesi e Diego Pupino, 24, condannato a quattro anni e otto mesi, a fronte dei sei anni in primo grado. Condannati, infine, Vincenzo Vantaggiato, 41 anni, e Annamaria Romano, 40, a un anno, sei mesi e venti giorni, a fronte - rispettivamente – di due anni e tre anni di reclusione e 1.200 euro, in relazione a un solo episodio di ricettazione.



 

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