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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Inchiesta omicidio Carvone, Riesame conferma carcere per detenzione di pistola

Negati anche i domiciliari a Giuseppe Sergio e Alessandro Coluccello, arrestati il 17 dicembre. L’arma non è stata trovata

BRINDISI – Custodia in carcere confermata dal Tribunale del Riesame per Giuseppe Sergio, 20 anni, e Alessandro Coluccello, 31, di Brindisi, accusati di detenzione e porto di una pistola semiautomatica nell’inchiesta sull’omicidio di Giampiero Carvone, 19 anni, avvenuto in via Tevere (rione Perrino), la notte fra il 9 e il 10 settembre.

Omicidio Giampiero Carvone, , auto attinta dai colp 4-2

Il Riesame

Il collegio del Tribunale di Lecce, in funzione di Riesame, ha respinto i ricorsi presentati dall’avvocato Daniela D’Amuri e discussi venerdì scorso. Le motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. La penalista ha già anticipato il ricorso in Cassazione: chiedeva l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Stefania De Angelis, su richiesta del sostituto procuratore Raffaele Casto, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza e, in subordine, l’attenuazione della misura, con il riconoscimento dei domiciliari in relazione alle esigenze cautelari.

L’accusa

Il Riesame ha confermato in toto il provvedimento eseguito lo scorso 17 dicembre dagli agenti della Squadra Mobile. Gli indagati sono accusati di aver detenuto un’arma comune da sparo, una “semiautomatica con relative munizioni”, in concorso con Stefano Coluccello, fratello di Alessandro. Per Stefano Coluccello, difeso dall’avvocato Manuela Greco, il ricorso al Riesame sarà discusso il prossimo mese di gennaio.

L’intercettazione ambientale

La contestazione è stata mossa partendo dall’ascolto di una intercettazione ambientale, autorizzata all’indomani dell’omicidio di Giampiero Carvone, ucciso da un colpo di pistola alla testa, sotto la sua abitazione, in via Tevere. Resta senza nome l’autore dell’omicidio. Né è mai stata trovata l’arma usata. Le perquisizioni condotte dagli agenti della Mobile hanno dato esito negativo, ma nella ricostruzione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare si fare riferimento a un’arma di cui i tre indagati avrebbero avuto la disponibilità “a Brindisi, sino ad almeno il 15 ottobre 2019.

La conversazione in ambientale, riportata a stralci nel provvedimento, risale alle ore 17 di quel giorno: nella lettura data dall’accusa, i ragazzi avrebbero fatto riferimento all’arma che non avrebbe dovuto essere lasciata “fuori, all’acqua”.

Omicidio Giampiero Carvone 6-2

La pistola e i ruoli contestati

A Stefano Coluccello è stato contestato il ruolo di “istigatore, giacché dopo averla custodita, anche per conto degli altri, nella propria abitazione dove era in regime di arresi domiciliari, la consegnava agli altri che ne avevano fatto richiesta”. Il brindisino era stato già arrestato sempre nell’inchiesta sull’omicidio Carvone per tentata estorsione, in relazione alla richiesta di denaro avanzata a Piero Carvone e allo stesso Giampiero, dopo aver scoperto che il ragazzo di 19 anni era stato l’autore del furto dell’auto, una Lancia  Delta, usata dalla famiglia. Il furto e poi la richiesta dell’importo necessario alla riparazione della Lancia, trovata danneggiata, sono considerati movente dell’omicidio.

Quanto alla pistola, Giuseppe Sergio e Alessandro Coluccello, sono considerati “autori materiali” perché – sempre secondo l’accusa  - “portavano in luogo pubblico la pistola semiautomatica con relativo munizionamento”.

conferenza stampa mobile omicidio carvone 17 dicembre-2

La difesa e il divieto di incontro tra gli indagati

Tutti e tre gli indagati, interrogati dal gip, all’indomani dell’esecuzione dell’ordinanza hanno respinto l’accusa e hanno voluto spiegare il contenuto dell’intercettazione: secondo la loro versione, si sarebbe trattato di “una molletta usata per lavori di saldatura da eseguire”. Resta il divieto di incontro stabilito dal gip per impedire contatti fra gli indagati in questa inchiesta che resta aperta per arrivare a dare un nome all’ignoto accusato di aver ucciso Giampiero Carvone.

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