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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Tutte le accuse per l'assessore-investigatore 'abusivo': anche dati su vita sessuale altrui

Non solo "investigatore abusivo", ma anche "collezionista" di informazioni su affari personalissimi di moltissimi brindisini, anche parecchio in vista.

BRINDISI - Non solo “investigatore abusivo”, ma anche “collezionista” di informazioni su affari personalissimi di moltissimi brindisini, anche parecchio in vista. L’assessore (all’epoca dei fatti lo era) sarebbe stato a conoscenza di tutto, avrebbe custodito dati privatissimi sulla situazione economica, giudiziaria o addirittura sulla vita sessuale di gente ignara, in quanto per raccoglierli ci sarebbe voluto il consenso dell’interessato. 

Sulla localizzazione dei propri “indagati”, sarebbe stato più preciso del gps di uno smartphone. Oltre che in grado di far partire, su richiesta, esposti anonimi per scagliare all’uopo l’organo di controllo. Non per senso di giustizia, bensì a tutela di interessi di questo o quel committente.

Rischia grosso ora l’attuale consigliere comunale centrista Raffaele Iaia che lasciò la carica di componente dell’esecutivo delegato alle Attività produttive nel gennaio del 2014, proprio in seguito all’inchiesta giudiziaria appena divenuta nota oltre che a un rimpasto di giunta. Come in una specie di “contrappasso” dantesco è finito egli stesso scandagliato, intercettato, monitorato. Potrà adesso avere copia di tutti gli atti che lo riguardano per conoscere i dettagli sull’inchiesta per cui potrebbe dover affrontare un processo.

Proprio a Iaia, 54 anni, che risponde in concorso con la sorella Angela Iaia, 51 anni, di attività non autorizzata di investigazione e trattamento illecito di dati personali, mentre da solo risponde di tentata concussione, detenzione e porto di pistola, è stato infatti notificato dalla Digos un avviso di conclusione delle indagini preliminari a firma del pm Milto Stefano De Nozza. Ha 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere ascoltato. Scaduto il termine, il sostituto procuratore titolare del fascicolo potrà chiederne il rinvio a giudizio.  

L'assessore Raffaele IaiaL’inchiesta “Iaia” dunque è così impacchettata. Escono di scena, per lo meno in questo filone brindisino, le truffe fatte con i corsi di formazione per steward che prestavano servizio all'Ipi e che venivano effettuati a Taranto. Resta lui, quale ‘investigatore privato’ non autorizzato. E resta l’abuso di potere con cui Iaia assessore, in qualità quindi di pubblico ufficiale, avrebbe tentato di imporre con minaccia il proprio servizio di vigilanza alla titolare di una piccola impresa che aveva organizzato un evento nel piazzale esterno del centro commerciale Le Colonne, scatenandole contro un inferno di controlli e cercando di impedire che le venissero rilasciate le autorizzazioni.

L’azienda di famiglia, oltre a occuparsi di fornire hostess e steward per manifestazioni d’ogni genere, era in realtà secondo l’accusa un’enorme magazzino di informazioni sensibili.

Riepilogando. Sono quattro i capi d'accusa.

Le investigazioni “abusive”

Iaia (in concorso con la sorella) fino al dicembre 2013 avrebbe effettuato attività non autorizzata di investigazione e ricerca di informazioni per conto di privati.

Avrebbe “diretto” in modo sistematico e anche molto diffuso indagini commissionate da privati senza la licenza del Prefetto e senza un “mandato” scritto, senza comunicare preventivamente, come è previsto dalla legge, il nome dei dipendenti che si sarebbero occupati di mettere il naso nella sfera intima e privata di ignare persone, anche pregiudicati, che venivano attrezzati con fotocamera o videocamera perché realizzassero dei “dossier” da consegnare poi al cliente a proprio uso e consumo. Dietro compenso.

Nei computer carte e informazioni segrete sui brindisini

Iaia, sempre con la complicità della sorella Angela, risponde di trattamento illecito dei dati personali, perché con il fine di trarne un guadagno avrebbe immagazzinato numerosi dati personali, anche sensibili: targhe di auto, dati anagrafici, posizione geografica di persone e automobili, dati sul rischio di solvibilità economica, sulla situazione patrimoniale, sui luoghi di frequentazione di persone e perfino sulle loro abitudini sessuali.

Si tratta di elementi ricavati dall’attività di pedinamento, osservazione, videoregistrazione compiuta per strada, senza incarico, senza il consenso dell’interessato, insomma senza il rispetto delle procedure autorizzative per il trattamento dei dati personali.

Che se ne faceva di tutto ciò? Lo consegnava ai committenti perché lo utilizzassero anche per fini personali. Perfino per redigere esposti anonimi da inviare all’autorità giudiziaria.

I mercatini di Natale che senza Ipi non s’avevano da fare

L’ex assessore, denunciato da una piccola imprenditrice brindisina, Francesca Giglio (che è assistita dall'avvocato Paoloantonio D'Amico) avrebbe tra l’altro fatto l’impossibile per metterle i bastoni tra le ruote. Abusando del proprio ruolo istituzionale che gli concedeva la possibilità di interagire direttamente con il segretario generale, con il dirigente dell’ufficio Traffico o ad esempio con il comandante della polizia municipale.

“Pensami per la vigilanza” aveva detto alla Giglio, sempre secondo l’accusa, naturalmente. Secondo quanto captato, quanto riferito dalla stessa vittima, avrebbe fatto l’impossibile per boicottare l’evento “Capitale 43” che era stato organizzato nello spiazzo esterno del centro commerciale.

“O mi fai fare la vigilanza o qualche danno te lo faccio” avrebbe "minacciato". Quindi una telefonata al dirigente dell’Ufficio trasporti che avrebbe dovuto dare l’ok per l’utilizzo del suolo pubblico, chiedendo di non concederlo, con nota firmata indirizzata al sindaco e al segretario generale, con cui “denunciava” seppur non fosse questione di sua competenza, l’imminente svolgimento di una manifestazione non autorizzata, insistendo poi fino a indurre il segretario generale a contattare telefonicamente il comandante della polizia municipale e a trasmettere via fax la nota con cui venivano disposti controlli da parte degli agenti al comando di Teodoro Nigro. Francesca Giglio non ha ceduto. Non ha affidato la vigilanza alla “Ipi” e ha raccontato tutto all’autorità giudiziaria che ritiene sia stata compiuta in suo danno una tentata concussione per costrizione mediante abuso di qualità e poteri. Non consumata unicamente perché la strada all’assessore fu sbarrata.

L’assessore con pistola detenuta e portata ‘a spasso’ illegalmente

E’ una beretta Calibro 9, munita di 100 proiettili, Iaia ha un regolare porto d'armi che risulta però essergli stato rilasciato sulla base di una dichiarazione mendace sulla data di nascita. In prima istanza difatti gli era stato negato perché, all'atto dei controlli, era risultato che la fedina penale dell'assessore non fosse del tutto pulita. Con la parziale modifica delle proprie generalità non erano poi emersi ulteriori ostacoli al rilascio.

Dal “dossieraggio” alle armi il quadro per la procura è completo di ogni dettaglio. Non c’è altro su cui scavare. Ora sarà l’ex assessore che nel frattempo - dopo un periodo in panchina -  è tornato ad avere una carica a palazzo di città in seno alle assise comunali a fornire se lo ritiene, al fianco dell’avvocato Gianvito Lillo, le proprie delucidazioni al pm: può farsi interrogare, presentare memorie, produrre documenti, oltre che prendere visione di tutti gli atti di indagine del fascicolo, le conclusioni cui è giunta la procura sulla base delle investigazioni della Digos della questura di Brindisi.

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