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Cronaca

Vigilanti con le mani nei bagagli all'aeroporto: l'Ivri quantifica, 3 milioni di danno

Una "lista della spesa" dal totale che supera i tre milioni di euro. E' il danno che l'istituto di vigilanza Ivri di Brindisi ritiene di aver subito per via dell'atteggiamento non proprio consono alle regole dei tre imputati

BRINDISI - Una "lista della spesa" dal totale che supera i tre milioni di euro. E’ il danno che l’istituto di vigilanza Ivri di Brindisi ritiene di aver subito per via dell’atteggiamento non proprio consono alle regole dei tre imputati che secondo l’accusa frugavano nei bagagli dei viaggiatori all’aeroporto ma non per mera curiosità, bensì a caccia di oggetti di cui appropriarsi.

Oggi nell’udienza che si è celebrata a Brindisi a carico di quattro persone, di cui tre ex vigilanti Ivri, è stato ascoltato un teste della parte civile, cioè  l’istituto di vigilanza assistito dall’avvocato Laura Panciroli. Si tratta di Pietro Trevisano, il rappresentante legale delle sedi di Bari, Brindisi e Salerno.

Ha ricostruito in sintesi la vicenda, partendo dalle modalità attraverso cui ne è venuto a conoscenza, e ha dettagliato le spese in più che ha dovuto sostenere dopo che è scoppiato il caso dei ‘furbetti’ delle valigie, quando l’inchiesta del pm Milto Stefano De Nozza ha condotto all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare il 17 aprile del 2012.

Ivri aveva un contratto con Aeroporti di Puglia (che non si è costituito parte civile e avrebbe potuto farlo), aveva un appalto di durata triennale, scaduto nel 2012 e le era stato poi rinnovato nel 2012 per un anno. Fu interrotto bruscamente. Da quel momento in poi è stata un’odissea per Ivri nei Tribunali e dinanzi ai giudici amministrativi del Tar per la revoca dell’appalto. Persi più di due milioni di euro.

“Non eravamo più graditi” ha spiegato Trevisano. Che ha anche specificato che a seguito di quanto accaduto, ossia della diffusione della notizia secondo cui alcuni vigilanti avevano rubato nei bagagli dei passeggeri, vi era stata anche segnalazione all’autorità di vigilanza contratti pubblici che è un casellario informatico da cui attingono notizie gli enti pubblici. Ad ogni gara indetta in Italia, quindi, c’era da fare i conti la ‘macchia’ su Ivri che rendeva più difficile per l’azienda arrivare ad ottenere l’aggiudicazione. Una sorta di inadempienza tenuta in considerazione dagli enti appaltanti. E poi i ricorsi promossi dalle seconde classificate cui bisognava resistere, con conseguente aggravio di spese.

Dopo la sospensione degli otto lavoratori, inoltre, si è dovuto sopperire convogliando personale di Bari all’aeroporto di Brindisi, per garantire il servizio in attesa di nuove disposizioni. Pagati straordinari, trasferte, benzina, auto a noleggio, diaria a lavoratori e depotenziato l’aeroporto di Bari. Insomma: 2 milioni e 317 mila euro di denaro perso per l’appalto revocato. Poi 180 mila euro di fideiussioni andate in fumo, e ancora cifre a più zeri fino a raggiungere e superare i 3 milioni. Senza contare il danno di immagine. E infine le cause di lavoro indette da tre vigilanti che hanno contestato il licenziamento.

Milto Stefano De NozzaDi questo si è parlato oggi dinanzi al Tribunale di Brindisi (Cucchiara, De Angelis, Testi) nel giudizio in cui sono imputati Andrea Torino, 24 anni di Brindisi, Claudio Malvaso, 34 anni di Mesagne, Antonio Binetti, 38 anni di Brindisi e Antonio Lazzoi, 27 anni di Brindisi, quest'ultimo operaio aeroportuale. Di questi a ricorrere al giudice del lavoro per non perdere il proprio impiego è stato Andrea Torino.

Gli altri hanno già definito le rispettive posizioni. Si torna in aula il primo ottobre. Le difese sono sostenute dagli avvocati Vincenzo Farina, Danilo Di Serio e Rolando Manuel Marchionna.

E proprio mentre il teste stava fornendo le sue delucidazioni al collegio, gli è giunto un sms: altra gara a rischio per i fatti di Brindisi. Quella indetta dall’aeroporto di Palermo. Valore? Venti milioni di euro. Inutile precisare che il danno sarà richiesto agli imputati, ossia agli ex dipendenti “infedeli” e che potrà essere attribuito in sede penale solo in caso di condanna. Ad ogni modo l’altra via da percorrere saranno i giudizi civili. 

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