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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Processo Enel, il dirigente della Provincia: "Quelle aree sono contaminate da metalli"

“L'area attorno alla centrale Federico II è contaminata?" Nonostante la difesa di Enel abbia cercato con più interventi di fare in modo che il giudice non consentisse di porre questa domanda, alla fine l’avvocato Rosario Almiento l'ha spuntata.

BRINDISI - “L'area attorno alla centrale Federico II è contaminata?" Nonostante la difesa di Enel abbia cercato con più interventi di fare in modo che il giudice non consentisse di porre questa domanda, alla fine l’avvocato Rosario Almiento l'ha spuntata. E il dirigente del settore Ambiente della Provincia, Pasquale Epifani, citato come testimone, ha risposto senza indugi: “Sì”. Ci sono due studi commissionati dalla Provincia di Brindisi, costituita parte civile proprio con l’avvocato Almiento nel processo a carico di 13 dirigenti Enel e di due imprenditori locali. L’ente ha chiesto un risarcimento di 500 milioni di euro, in cui rientrano anche i 118 mila euro, le cui note spese sono state depositate, per averli commissionati: “Gli studi hanno rilevato metalli pesanti nei terreni circostanti al nastro trasportatore” ha proseguito Epifani. Che ha anche fatto sapere che è ora in corso l’approfondimento, ai fini delle bonifiche, di altre aree che giungono fin sotto alla Statale 613. Metalli come arsenico, nichel e berillio.

Sono lavori fatti l’uno da Unisalento, Cnr e Arpa Puglia, l’altro da Enea per la sperimentazione della tecnologia del laser. Per l’Enel sono da considerarsi alla stregua di carta straccia, perché “Non sono mai stati pubblicati” come ha fatto rilevare l’avvocato Michele Laforgia. Uno addirittura il presidente della Provincia, Michele Errico, volle tenerlo nell’ufficio di presidenza. E si rifiutò di consegnarlo a Enel che lo aveva richiesto.

Quanto al resto dell’udienza che si è celebrata dinanzi al giudice monocratico Domenico Cacucci mercoledì, vi è stato il controesame di Claudio Minoia, il maxi consulente nominato in fase di indagini dal pm Giuseppe De Nozza.

Il dato che emerge è essenzialmente uno, per quanto Enel stia cercando in tutti i modi di evitare che l’assunto si trasformi in prova: attorno a Cerano c’era dispersione di carbone e il carbone finiva sulle piante. I difensori della società hanno eccepito l’utilizzabilità dei campionamenti effettuati il 26 agosto 2010, perché non sarebbero stati eseguiti in contraddittorio. Fu un contadino a chiamare la Digos, perché ritrovò sui propri meloni polvere nerastra. La Digos intervenne, insieme alla scientifica. Furono prelevati alcuni frutti e portati in laboratorio in sette ore. Era carbone secondo quanto poi è emerso dalle analisi.

Rosario AlmientoEnel contesta poco merito e molta forma. Le indagini sono state fatte male: “E poi com’è possibile che ci fosse dispersione in un giorno in cui il vento veniva da Sud?”. E’ il gioco delle  parti. Nel processo, ad ogni modo, con il contributo di Minoia, è emerso che sarebbe stato interessante fare studi attorno alla centrale, ma che nessuno li ha mai fatti a dovere. “Serebbe stato interessante – ha spiegato il docente universitario, consulente in molti altri grossi processi sull’ambiente – disporre una rete di monitoraggio a differenti distanze dalla centrale”. Ma nulla. “Non sono reperibili dati, si poteva discutere su cui doveva acquisirli, ma  non sono reperibili”.

Enel contesta che i valori di nichel rilevati siano relativi solo a nove giorni di indagine, e che per compararli con le città di Roma e Milano si sia utilizzato il dato della media annuale: “Il fatto che in nove giorni di monitoraggio si siano trovate delle anomalie, è sicuramente un dato aggiuntivo”.

Il dirigente del settore Ambiente della Provincia, Pasquale EpifaniUn dato utile a supportare le accuse di getto pericoloso di cose e di danneggiamento, formulata dalla procura. Ma non c’è modo, allo stato, di andare oltre e contestare reati che facciano presupporre un danno alla salute: “Non possiamo, se non abbiamo indicatori di base biologica – ha chiarito Minoia – stabilire se i valori si riflettono a livello ematico, urinario, se rappresentano parametri anormali rispetto alla popolazione”. Non c’è un registro tumori, al momento “Non disponiamo di sufficienti elementi per stabilire se ci sono effetti nocivi sulla salute. E’ stata poco indagata l’insiemistica di tutte queste variabili che doveva essere verifcata, creando una sorta di parametri basali storica”. A Brindisi qualcuno negli anni avrebbe dovuto monitorare, insomma, la tipologia di “contaminazione” in zona Cerano, in tutti gli impianti industriali, ma soprattutto la comunità scientifica avrebbe dovuto avere a disposizione dati statistici sui tumori.

E tutto ciò non è mai accaduto. Ora non si può dire che vi siano stati rischi per la salute. Non si può dire neanche il contrario, perché spiega Minoia che è abituato a lavorare con le procure e quindi nell’ottica secondo cui si va a processo con la prova in tasca (o quasi): “La stima del rischio dev’essere fatta sulle conoscenze, cercando di mirare ad altre conoscenze”. Infine focus sui “camini” di Torchiarolo, che sarebbero causa dei picchi di Pm10 in quell’area e con Serafino Faggiano, consulente dell’avvocato Vincenzo Farina, per alcuni agricoltori di Cerano, un focus sulle piante nei pressi del nastro trasportatore e del carbonile: “C’erano effetti anomali sulle piante. Depigmentazione, tessuti fogliacei, puntini gialli sulle foglie, caduta eccessiva, poco polline e frutti che stentavano a formarsi. Man mano che mi allontanavo dal nastro trasportatore la situazione migliorava”. E le piante, anche quelle spontanee, tornavano a fiorire. 

Il pm Giuseppe De Nozza al processo per le polveri di carboneGli imputati sono Lorenzo Laricchia, responsabile del nastro trasportatore del carbone, difeso da Tommaso Marrazza e Michele Laforgia); Giuseppe Varallo, 50 anni, responsabile nastro trasportatore;  Diego Baio, 53 anni,  responsabile protempore dell’ufficio Ambiente e sicurezza di Cerano (Marrazza e Nanni);  Calogero Sanfilippo, Luciano Pistillo e Antonino Ascione (Marrazza e Nanni), tutti e tre ex responsabili dell’Unità di business Brindisi-Cerano, e l’ex capo centrale Vincenzo Putignano (Marrazza).

Quindi Luca Screti, 40 anni, residente a San Pietro Vernotico, titolare della ditta “Nubile” (avvocato Di Serio) e Aldo Cannone, 59 anni, brindisino, titolare della impresa omonima (avvocato Giorgio Rainò), addetti al trasporto carbone; Sandro Valery, responsabile protempore area business Enel Produzione (Marrazza e Nanni); Fausto Bassi, Unità Business Cerano (Marrazza e Marchioro); Giammarco Piacente, unità operativa Esercizio Ambiente e Sicurezza a Cerano (Marrazza e Marchioro); Fabio De Filippo, stesso settore di Piacente (Marrazza e Marchioro);  Massimo Distante, Movimentazione combustibili Cerano; Giovanni Madia.

Parti civili Comune e Provincia, Greenpeace, Salute pubblica, Legambiente, Medicina democratica. Responsabili civili sono Enel Produzione e le ditte Cannone e Nubile di Brindisi.

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