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Cronaca

Lo scandalo degli "schiavi del fotovoltaico" Tecnova: chiesto il processo per 15

Richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 15 imputati per lo scandalo Tecnova, al secolo la riduzione in schiavitù (dibattuta) di centinaia di immigrati impiegati nella realizzazione di parchi fotovoltaici nel Brindisino e nel Salento.

BRINDISI - Richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 15 imputati per lo scandalo Tecnova, al secolo la riduzione in schiavitù (dibattuta) di centinaia di immigrati impiegati nella realizzazione di parchi fotovoltaici nel Brindisino e nel Salento.

La Dda di Lecce, dopo la chiusura delle indagini, ha chiesto il processo per l'intero elenco persone sottoposte a indagine. L’udienza preliminare dinanzi al gup di Lecce Giovanni Gallo è stata fissata per il 17 dicembre prossimo. Sono 438 le parti offese, tutti stranieri per lo più africani, che dichiararono di essere stati sfruttati e neppure pagati, poi, dalla ditta che attualmente è sottoposta a procedura fallimentare.

La Tecnova era una delle ditte sub-appaltatrici di Gfs, colosso delle energie rinnovabili finito poi sotto la lente della magistratura brindisina per una sistematica azione di illeciti frazionamenti che aveva provocato, secondo il procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, il deturpamento del territorio con distese di silicio.

Affronteranno l’udienza prelminare  Marco Damiano Bagnulo, 24enne di Brindisi; Annamaria Brunetti, 29enne di San Pietro Vernotico; Luis Miguel Cardenas Castellanos, colombiano, 35enne; Manuela Costabile, 37enne di Brindisi; Cosima De Michele, 59enne di Brindisi; Martin Denowebu, 36enne, ghanese; Laura Garcia Martin, spagnola, 34enne; Veronica Yanette, cubana, 36enne; Didier Gutierrez Canedo, spagnolo, 22enne; Luis Manuel Gutierrez Nunez, spagnolo, 40enne; Andres Felipe Higuera Castellanos, colombiano, 35enne; Brahim Lebhiha, marocchino, 28enne; Francisco Josè Luque Jmenez, spagnolo, 37enne; Josè Fernando Martinez Bascunana, spagnolo, 40enne; Tatiana Tedesco, 28enne di Brindisi. I vari cittadini stranieri, all’epoca dei mandati di cattura, erano residenti fra le province di Lecce e Brindisi.

In 15 furono arrestati il 20 aprile del 2011 proprio su richiesta del pm Alessio Coccioli della Dda di Lecce. Rispondono a vario titolo di estorsione, favoreggiamento della condizione di clandestinità di cittadini extracomunitari e truffa aggravata ai danni dello Stato, ma anche riduzione in schiavitù, ipotesi esclusa dal Riesame che sul punto aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare ma ribadita in sede di richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo quanto rilevato dagli investigatori, i responsabili della società spagnola avrebbero assunto cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno favorendo la loro permanenza irregolare e occupandoli, in condizione di asservimento.  Inizialmente furono in 36 a denunciare. Poi il gruppo divenne più nutrito: 438 le parti offese che si costituiranno presumiblmente parte civile. Sono gli stessi che periodicamente protestano dinanzi al Tribunale di Brindisi dove si sta decidendo del fallimento di Tecnova: chiedono le loro spettanze, mostrano buste paga con differenze retributive e conteggi di quanto loro dovuto, somme che tardano ad arrivare e che si spera vengano loro liquidate, prima o poi. 

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