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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Bruciato vivo, si scava nel passato

BRINDISI – Gli investigatori sono ancora a lavoro: si sta scavando nella vita dell'imprenditore agricolo Damiano De Fazio, 51 anni, padre di cinque figli, trovato in fiamme ieri sera in contrada Epifani, sulla strada per Serranova a Mesagne. Il dirigente del commissariato di Mesagne, Sabrina Manzone e gli uomini della Squadra mobile di Brindisi sono a lavoro da questa mattina per cercare di venire a capo di questa vicenda.

BRINDISI – Gli investigatori sono ancora a lavoro: si sta scavando nella vita dell'imprenditore agricolo Damiano De Fazio, 51 anni, padre di cinque figli, trovato in fiamme ieri sera in contrada Epifani, sulla strada per Serranova a Mesagne. Il dirigente del commissariato di Mesagne, Sabrina Manzone e gli uomini della Squadra mobile di Brindisi sono a lavoro da questa mattina per cercare di venire a capo di questa vicenda.

La polizia sta cercando di capire chi ha prelevato l'imprenditore dalla sua abitazione, in contrada Palmarini a Brindisi, nel tardo pomeriggio di ieri, e chi lo ha cosparso di liquido infiammabile dandogli fuoco. Le condizioni del 51enne restano gravi. Si esclude la pista del suicidio, la sua famiglia lo descrive come un “grande lavoratore”, sempre nei campi, non avrebbe problemi legati ai debiti.

La tremenda scoperta è stata fatta alle 23,45 da una pattuglia di guardie giurate della Vigilnova in una stradina sterrata, certamente subito dopo che a De Fazio era stato appiccato il fuoco. Poco distante, la polizia ha trovato una bottiglia con contenente ancora un po' di benzina. La moglie e i figli di De Fazio sono stati informati questa mattina di quello che era accaduto al loro congiunto. Intorno alle 8 hanno ricevuto la telefonata da parte di un funzionario della questura che comunicava il fatto.

Il nome di Damiano De Fazio compare, insieme al figlio Leonzio, nella lista dei 36 indagati per una truffa ai danni dell'Unione europea nel biennio 2004-2005 quando sei cooperative agricole operanti nel settore di trasformazione del pomodoro furono iscritte nel fascicolo di inchiesta aperto dalla procura di Nocera Inferiore (in Campania) per falso ideologico commesso da privato in atto pubblico in concorso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le aziende avevano avuto accesso ai contributi senza possedere tutti i requisiti previsti dalla legge, grazie anche fatturazioni per conferimenti di prodotto inesistenti. Ci può essere un legame con quella vicenda? Nulla viene trascurato.

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