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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Bruciò la madre: il pm vuole esaminare le consulenze, slitta la sentenza

BRINDISI – Slitta di una settimana la sentenza nei confronti di Pietro Lonoce, francavillese di 36 anni, accusato di avere ammazzato la madre bruciandola. Il pubblico ministero Luca Bucchieri ha chiesto il rinvio con un termine breve in modo da poter esaminare le perizie depositate: quella di ufficio, fatta dallo psichiatra Giuseppe Carbotti e quella di parte fatta dallo psichiatra Domenico Suma.

BRINDISI – Slitta di una settimana la sentenza nei confronti di Pietro Lonoce, francavillese di 36 anni, accusato di avere ammazzato la madre bruciandola. Il pubblico ministero Luca Bucchieri ha chiesto il rinvio con un termine breve in modo da poter esaminare le perizie depositate: quella di ufficio, fatta dallo psichiatra Giuseppe Carbotti e quella di parte fatta dallo psichiatra Domenico Suma.

Non si sono opposti i difensori dell’imputato, avvocati Fabrizio Lamanna e Luigi Palmieri del Foro di Taranto e il giudice per l’udienza preliminare Paola Liace ha rinviato a giovedì prossimo per la discussione e la sentenza che verrà decisa con il rito abbreviato.

Il 28 dicembre scorso, dopo l’ennesimo litigio, Lonoce (in grado di intendere e volere secondo il perito di ufficio; di parere contrario il perito della difesa) uscì dall’abitazione nella quale viveva con la madre e andò a comperare benzina. Dal distributore si fece riempiere due bottiglie di plastica. “Sono rimasto a terra con la macchina”, si giustificò.

Tornato a casa trovò la madre seduta sul divano. La donna volgeva le spalle e non poté rendersi conto di quello che il figlio stava per farle. Quando sentì addosso il freddo della benzina era ormai troppo tardi. Il figlio aveva acceso un fiammifero e glielo aveva lanciato addosso, trasformandola in una torcia.

La donna si è alzò e, sebbene avvolta dalle fiamme, si precipitò sul pianerottolo chiedendo aiuto alla sua vicina. Lonoce, deciso a completare quando aveva iniziato, versò addosso alla madre anche la benzina contenuta nell’altra bottiglia. E si allontanò. I soccorsi furono inutili. La donna morì in ospedale tra atroci sofferenze.

I vicini, attirati dalle grida della poveretta, avevano visto Pietro Lonoce e avevano tentato di farlo desistere. Fu fermato da una pattuglia di vigili urbani il giorno dopo nella stazione di Francavilla Fontana, mentre era in attesa di un treno che lo avrebbe condotto a Brindisi.

"Avevo deciso di ammazzarla perché non sopportavo più la convivenza", disse ai carabinieri chiamati dai vigili.  Non ha un solo istante di pentimento. Anzi dice al giudice nel corso dell’udienza preliminare che se potesse lo rifarebbe perché la situazione in casa era divenuta molto tesa per colpa della madre.

Lonoce viveva in casa della madre. Non aveva un lavoro e non se lo era mai cercato. Pretendeva, però, di essere mantenuto dalla madre che lo aiutava per quello che poteva. Ma le sue richieste erano sempre pressanti. Ingurgitava quotidianamente consistenti quantitativi di alcol e sprecava il denaro alle slot machine.

Se la madre non aveva denaro o non glielo dava perché le serviva per fare la spesa e mandare avanti la casa, il figlio si imbestialiva e la picchiava. Una situazione che non poteva andare avanti e che prima o poi sarebbe precipitata. Come in effetti è accaduto.

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