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Cronaca Centro Storico / largo San Paolo

Colpo nel museo diocesano: caccia alla banda di professionisti e ai loro committenti

Destinati al mercato nero delle opere d’arte gli oggetti sacri trafugati dalla chiesa di San Paolo Eremita. Il furto sacrilego pianificato nei dettagli. Il vescovo: "Speriamo in un ravvedimento di chi ha compiuto questo gesto"

BRINDISI – Un colpo da professionisti. Sicuramente pianificato. Sono ancora vivi scalpore e indignazione per il furto perpetrato all’interno del museo diocesano “Giovanni Tarantini” di Brindisi. Gli investigatori mantengono stretto riserbo, ma di una cosa si può essere certi: ad agire non sono stati dei ladri improvvisati. Un’azione del genere richiede preparazione e cura dei dettagli. I poliziotti della Squadra Mobile di Brindisi hanno acquisito le immagini riprese dalle telecamere che si trovano all’interno della chiesa di San Paolo Eremita, sede del museo. Gli agenti hanno battuto anche le strade limitrofe, alla ricerca di impianti di videosorveglianza. 

Professionisti del crimine

La chiesa è stata presa di mira la notte fra venerdì 17 e sabato 18 marzo. La banda, composta presumibilmente da 3-4 persone, potrebbe aver raggiungo l’obiettivo a bordo di un veicolo rubato. E’ altrettanto presumibile che almeno un soggetto sia rimasto a presidiare largo San Paolo, pronto a far scattare l’allarme in caso dell’arrivo delle forze dell’ordine, mentre i suoi complici, a volto coperto, si davano da fare. Il modus operandi è ormai definito. I delinquenti hanno divelto una sbarra inferiore del cancello di ingresso del cortile del palazzo della Provincia confinante con la chiesa. Un’altra sbarra è stata piegata quanto bastava per aprire un piccolo varco da cui potesse passare una persona di taglia media. In fondo al cortile si trovava una finestra protetta da grate. Queste sono state rimosse. A quel punto è stato un gioco da ragazzi introdursi nel museo. 

La chiesa di San Paolo Eremita a Brindisi

L’allarme, come ha fatto sapere la diocesi di Brindisi-Ostuni, si è attivato, ma questo non ha fermato i banditi. Alcune teche sono state rotte. Al loro interno si trovavano oggetti sacri e argenteria di valore inestimabile. Fra i vari preziosi, sono stati prelevati oggetti liturgici, un ostensorio raggiato, un servizio da lavabo risalenti ai secoli XVII-XVIII. E poi anfore per oli santi d'argento risalente al 1750, l’ostensorio del cavallo parato durante il Corpus domini del 1706, un piatto da parata del 1694, calici d'argento e altro ancora da censire. 

Il blitz è durato verosimilmente pochi minuti. Tutto, purtroppo, è filato liscio. I ladri, paghi del lauto bottino, sono fuggiti indisturbati. Il furto è stato scoperto solo sabato mattina, al momento dell’apertura del museo. Il pavimento era disseminato di cocci di vetro. La vista delle teche vuote deve essere stata tremenda. L’arca d'argento di San Teodoro, forse l’oggetto di maggior valore, e altri pezzi storici si sono salvati. Ma questo allevia solo in parte l’autentico dolore provato dalla comunità dei fedeli. 

Le foto degli oggetti trafugati dal museo

Colpo su commissione

Un atto del genere, come detto, non può essere frutto di improvvisazione. E’ probabile che i ladri abbiano effettuato dei sopralluoghi per studiare il terreno. Difficile pensare che abbiano colpito a caso. Pare plausibile, invece, che abbiano agito su commissione, trafugando degli oggetti che evidentemente ingolosivano i predoni di opere d’arte. Non hanno agito, insomma, alla cieca. Qualcuno voleva mettere le mani su ostensori, calici e piatti pregiati per poi rivenderli a collezionisti senza scrupoli. La sfida è adesso quella di recuperare il bottino prima che possa disperdersi fra i rivoli del mercato nero.

L'appello del vescovo e l'indignazione del sindaco

Per la città si è trattato di un duro colpo. Il vescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni, Giovanni Intini, intervistato dal TgR Rai, ha lanciato un appello "a far trovare questi oggetti, che testimoniano una storia, una fede e una cultura". "Confidiamo molto  - afferma ancora Intini - nel lavoro delle forze dell’ordine. Dall’altra parte vorremmo sperare anche in un ravvedimento di chi ha compiuto questo gesto”. 

Il sindaco Riccardo Rossi ha definito il furto “un atto gravissimo nei confronti dei fedeli e della cultura delle tradizioni e della storia” di Brindisi. “Coloro i quali hanno compiuto questo gesto ignobile – afferma ancora il primo cittadino – se fossero di Brindisi non sarebbero degni di essere parte di questa comunità”. Il professor Teodoro De Giorgi, storico dell’arte, descrive gli oggetti trafugati come “l’anima del popolo brindisino”. “E sono esposti nel museo - scrive il professore in una lettera indirizzata ai ladri - perché tutti possano contemplare con quanta arte e devozione i nostri antenati hanno celebrato Dio”.

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