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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Carabiniere ucciso, un pentito ostunese riapre il caso dopo 21 anni

CEGLIE MESSAPICA – Siamo alla terza inchiesta per cercare di far luce sugli assassini del carabinieri Angelo Petracca, ammazzato appena ventenne, il 22 gennaio del ’90 durante una rapina alla Banca Popolare Ceglie. Da qualche settimana i carabinieri hanno aperto un terzo fascicolo, sempre contro ignoti, su quella sanguinosa rapina avvenuta attorno alle 15, in via Sant’Anna, incontro con via Martina. I carabinieri, dopo le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia (si tratta di un pregiudicato nativo di Ostuni), su ordine del magistrato inquirente, hanno ricominciato a spulciare tra gli atti e a verificare gli elementi forniti da questo pregiudicato che si propone di svelare misteri ormai tanto lontani ma mai dimenticati.

CEGLIE MESSAPICA – Siamo alla terza inchiesta per cercare di far luce sugli assassini del carabinieri Angelo Petracca, ammazzato appena ventenne, il 22 gennaio del ’90 durante una rapina alla Banca Popolare Ceglie. Da qualche settimana i carabinieri hanno aperto un terzo fascicolo, sempre contro ignoti, su quella sanguinosa rapina avvenuta attorno alle 15, in via Sant’Anna, incontro con via Martina. I carabinieri, dopo le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia (si tratta di un pregiudicato nativo di Ostuni), su ordine del magistrato inquirente, hanno ricominciato a spulciare tra gli atti e a verificare gli elementi forniti da questo pregiudicato che si propone di svelare misteri ormai tanto lontani ma mai dimenticati.

La rapina fu messa a segno nella sede provvisoria dell’istituto di credito. Per lavori nella sede di via San Rocco, la Banca Popolare si era trasferita in via provvisoria in alcuni locali di via Sant’Anna. Un gruppo di rapinatori quel pomeriggio arrivò a bordo di una Lancia Thema, ovviamente rubata, e fece irruzione, senza grossi problemi, nella banca. Tutto filò liscio per i malviventi sino al momento della fuga.

Via San’Anna dista non più di trecento metri dalla stazione carabinieri. Quando scattò l’allarme rapina in caserma c’era Angelo Petracca, nativo di Casarano, carabiniere di leva. Era a riposo ed avrebbe potuto disinteressarsi di ciò che stava accadendo. Ma il senso del dovere (e per questo gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare) lo spinse a intervenire. Prese la pistola di ordinanza e con un collega si mise a correre. A piedi raggiunse la zona della rapina. Ma non gli fu consentito di intervenire. Un individuo massiccio, vale a dire robusto e molto alto, incappucciato, armato di fucile, che fungeva da palo, appena vide arrivare i due uomini, uno in abiti civili (Petracca) e l’altro in divisa, aprì il fuoco. Petracca restò fulminato. Il collega venne ferito ma per fortuna in modo non grave.

I banditi scapparono e nonostante la grande caccia delle forze dell’ordine, di loro non fu trovata traccia. Nelle ore successive gli investigatori rinvennero la Lancia Thema. L’ipotesi prevalente fu che si trattasse di un gruppo misto tra ostunesi, carovignesi e brindisini. I nomi che finirono nelle indagini furono quelli di Pietro Sgura, ostunese, e Mario Carrone, carovignese. Il primo venne indicato come l’autista del gruppo. Pietro Sgura era molto abile nella guida. Fu messo sotto torchio, ma poi i carabinieri dovettero mollare la presa perché non venne fuori nessun elemento a confortare i sospetti.

Sgura morirà dopo qualche tempo in un incidente sul lavoro. In un cantiere edile, mentre era alla guida di un mezzo per smuovere il terreno. Nemmeno su Carrone emersero elementi concreti. Ma anche Carrone perderà la vita dopo qualche tempo. Il carovignese venne intercettato a Casalini, territorio di Cisternino, mentre presumibilmente si recava in quell’ufficio postale per una rapina. I carabinieri erano appostati e cercarono di tagliare la strada all’auto del pregiudicato, che viaggiava con altri due complici uno dei quali minorenne. Fu aperto il fuoco quando questa vettura tentò la fuga speronando una radiomobile. Due morti.

L’inchiesta sull’omicidio del carabiniere Petracca finì in archivio. Tempo dopo venne riaperta. I sospetti si spostarono su un pregiudicato brindisino che corrispondeva alle fattezze fisiche del palo che aveva aperto il fuoco. Gli investigatori non avevano dubbi. Era lui l’assassino. Ma non riuscirono ad andare oltre il sospetto. Ed anche questo secondo capitolo si chiuse.

Ora si è aperto il terzo capitolo. L’indiziato numero uno è sempre il brindisino, attualmente detenuto perché coinvolto in un processo per associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni e altro ancora. Si riuscirà finalmente a dare un nome all’assassino, e ai suoi complici, del carabiniere Angelo Petracca dopo quasi 21 anni?

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