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Cronaca

Carbone, il piano di Antonino

BRINDISI – Il piano di Giovanni Antonino per rientrare nell’affare del carbone Edipower era semplice e nello stesso tempo avventuroso. Per mettere in discussione l’egemonia decennale della società che gestisce la movimentazione del combustibile fossile per la centrale di Brindisi Nord, la Peyrani, appalti assegnati a trattativa privata, serviva una concorrente agguerrita. Ma, dall’altro lato, serviva forse anche la politica. Bastone e carota. Per fare da bastone bisognava arruolare nell’operazione due imprenditori in grado di corazzare una nuova impresa portuale, o forse solo per dare consistenza ad una minaccia di concorrenza forte. Qui entrano in gioco Teo Titi, affermato agente marittimo, e Lino Giurgola, Bis Srl.

BRINDISI – Il piano di Giovanni Antonino per rientrare nell’affare del carbone Edipower era semplice e nello stesso tempo avventuroso. Per mettere in discussione l’egemonia decennale della società che gestisce la movimentazione del combustibile fossile per la centrale di Brindisi Nord, la Peyrani, appalti assegnati a trattativa privata, serviva una concorrente agguerrita. Ma, dall’altro lato, serviva forse anche la politica. Bastone e carota. Per fare da bastone bisognava arruolare nell’operazione due imprenditori in grado di corazzare una nuova impresa portuale, o forse solo per dare consistenza ad una minaccia di concorrenza forte. Qui entrano in gioco Teo Titi, affermato agente marittimo, e Lino Giurgola, Bis Srl.

Li avrebbe avvicinati l’assessore comunale Francesco Cannalire per un primo incontro a giugno. Seguita da una  proposta di Antonino di costituire una società per la movimentazione del carbone. Società mai nata, a quanto pare. All’epoca, stando a quanto risulta a Brindisi Report, Cannalire e Antonino erano già nell'obiettivo degli investigatori. Ma Giurgola e Titi avrebbero fatto anche da carota. Perché? Forse perché, coinvolgendoli nell'operazione, nessuno in comitato portuale e fuori avrebbe più osteggiato Edipower.

Titi aveva criticato alcune gare dell’Autorità portuale, Giurgola – da soggetto esterno al comitato – aveva contestato l’ormeggio preferenziale utilizzato da Edipower, che non paga banchina e specchio acqueo occupato dalle sue carboniere, vere sostitute del carbonile sequestrato nel 2005 sempre dal pm Giuseppe  De Nozza. Si tratta di tasse di concessione per circa 350 mila euro l'anno. Ma Titi e Giurgola non si sono lasciati coinvolgere.

Ma non vi sarebbe alcun esposto dei due imprenditori contro Cannalire, Antonino e Convertino. Ora i magistrati (Giuseppe De Nozza e Marco D’Agostino) stanno verificando se Antonino abbia tentato anche di fare ricorso all’intermediazione a Milano, presso Edipower, dell’onorevole Bruno Tabacci, esponente dell’Api – stesso partito di Cannalire – ma assessore al Bilancio del capoluogo lombardo, con delega ai rapporti con A2A, partecipata dalla stessa municipalità milanese e nuova padrona di Edipower. Era questa la seconda strada per aggirare Peyrani? Lo stanno controllando i pm. Cannalire sarà interrogato lunedì.

Il piano tuttavia è fallito.  Ora il consulente tecnico dei magistrati inquirenti sta esaminando il contenuto dei fascicoli, dei pc e dei telefonini sequestrati nei giorni scorsi nel blitz al Comune, all’Autorità portuale e negli uffici e abitazioni di Giovanni Antonino, Francesco Cannalire, Cosimo Concertino e del segretario dell’Authority, Nicola Del Nobile.

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