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Cronaca

Case in cambio di sesso, ricomincia il processo Sanna

BRINDISI – Ricomincia per la quinta volta il processo a Domenico Sanna, 60 anni, brindisino, ex assessore comunale accusato di violenza sessuale e concussione nei confronti di cinque donne. Oggi il ritorno in aula. L’ultima volta era saltato perché un giudice era cambiato nel collegio presieduto da Gabriele Perna, di fronte al quale si cercherà di far arrivare a conclusione questa vicenda prima che possano scattare i termini di prescrizione. I fatti contestati a Sanna arrivano sino al luglio 2004, quando fu arrestato (era l’8 di quel mese) su ordine del giudice per le indagini preliminari Simona Panzera.

BRINDISI – Ricomincia per la quinta volta il processo a Domenico Sanna, 60 anni, brindisino, ex assessore comunale accusato di violenza sessuale e concussione nei confronti di cinque donne. Oggi il ritorno in aula. L’ultima volta era saltato perché un giudice era cambiato nel collegio presieduto da Gabriele Perna, di fronte al quale si cercherà di far arrivare a conclusione questa vicenda prima che possano scattare i termini di prescrizione. I fatti contestati a Sanna arrivano sino al luglio 2004, quando fu arrestato (era l’8 di quel mese) su ordine del giudice per le indagini preliminari Simona Panzera.

Insediatosi il nuovo collegio, il processo nel giro di pochi minuti è stato aggiornato. Nelle precedenti udienze sono stati ascoltati i verbalizzati (i poliziotti della Squadra mobile) che hanno ricostruito la vicenda di ricatti e di abusi sessuali messi in atto da Sanna quando era assessore alle Politiche abitative nella giunta dell’allora sindaco Giovanni Antonino. Giunta il cui cammino era stato interrotto dalla magistratura con una raffica di arresti (compreso quello del sindaco) per tangenti.

Sanna in quella vicenda non compariva. Lui, secondo l’accusa, operava da solo. Approfittando della sua carica amministrativa ricattava donne e madri in difficoltà. In cambio della promessa di una casa comunale chiedeva prestazioni sessuali. Gli incontri – ricostruirono i poliziotti della Mobile – avvenivano nello studio di Sanna: una villetta a due piani situata sulla statale 7, nei pressi dell’ospedale Perrino.

Le indagini erano state avviate nell’ottobre del 2003. Casualmente, dissero i poliziotti. Nel corso di un’operazione antidroga, in casa di una donna, rinvennero una cassetta audio. Conteneva la registrazione di una conversazione tra la medesima e Sanna. Sul contenuto della conversazione non c’erano dubbi di sorta. L’assessore chiedeva alla donna prestazioni sessuali in cambio di un suo intervento per farle avere una casa.

Sanna era una persona che si faceva notare. Capello cortissimo, quasi a zero, sempre abbronzato, culturista. E politico in carriera. Quest’ultimo aspetto facilitava i suoi ricatti a sfondo sessuale. Dopo le dimissioni della giunta Antonino, Sanna si presentò candidato alla Provincia con la lista “Forte” di centrodestra. Ma non fu eletto.

Su richiesta del sostituto procuratore Pasquale Sansonetti, titolare dell’inchiesta, furono disposte dal gip intercettazioni ambientali. Vennero fuori altre donne che avevano subìto ricatti. In tutto cinque. Persone bisognose, che erano costrette a cedere pur di poter ottenere una casa, o quanto meno la promessa di un interessamento da parte dell’assessore. Il processo riprenderà il 19 maggio.

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