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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

“Leo in chat? Resti in carcere”

FRANCAVILLA FONTANA - Sì all'uso di internet per scopi puramente conoscitivi ma no alla chat su Facebook per chi è agli arresti domiciliari. Lo specifica la Cassazione spiegando che può esserci violazione del domiciliari se si chatta con qualcuno sui social network. Con questa motivazione, infatti la Quarta Sezione Penale ha confermato un'ordinanza del Tribunale di Lecce che, in riforma dell'ordinanza del Gip di Brindisi, e accogliendo il ricorso del pm, aveva sostituito i domiciliari con il carcere al 23enne francavillese Alfonso Leo (figlio del boss Gaetano), perché “accertata la violazione, del divieto di comunicare con persone diverse da quelle con lui coabitanti o che lo assistono, essendo stato colto in collegamento via web con il coimputato”.

FRANCAVILLA FONTANA - Sì all'uso di internet per scopi puramente conoscitivi ma no alla chat su Facebook per chi è agli arresti domiciliari. Lo specifica la Cassazione spiegando che può esserci violazione del domiciliari se si chatta con qualcuno sui social network. Con questa motivazione, infatti la Quarta Sezione Penale ha confermato un'ordinanza del Tribunale di Lecce che, in riforma dell'ordinanza del Gip di Brindisi, e accogliendo il ricorso del pm, aveva sostituito i domiciliari con il carcere al 23enne francavillese Alfonso Leo (figlio del boss Gaetano), perché “accertata la violazione, del divieto di comunicare con persone diverse da quelle con lui coabitanti o che lo assistono, essendo stato colto in collegamento via web con il coimputato”.

Invano il ricorso in Cassazione della Difesa che ha sostenuto come “nella prescrizione del divieto di comunicare si sarebbe dovuta specificare che in esso era compreso anche quello di comunicazione a distanza” e quindi non c'era stata violazione perché non si era parlato di chat.

La Quarta Sezione Penale, infatti, nel confermare l'ordinanza ha ricordato: “Il divieto di comunicare con terze persone, estranee ai familiari conviventi, vale anche per le comunicazioni tramite internet sul sito Facebook, ma l'uso di internet non è illecito quando assume una mera funzione conoscitiva”. In questo caso, scrive la Cassazione, “il Tribunale ha correttamente valutato il tenore illecito della conversazione telematica svoltasi tra i due vertendo sul programma criminoso da attuare in occasione della liberazione di altro complice ristretto in carcere, traendone elementi per l'apprezzamento della gravità della condotta”.

Leo, già ai domiciliari, era finito in carcere nel dicembre scorso, perché sorpreso dai carabinieri a chattare con un altro giovane francavillese, Cosimo Tafuri, violando gli obblighi ai quali era sottoposto.  Ai domiciliari c'era finito il 18 marzo 2011: insieme a Tafuri (francavillese, di 19 anni) e ad altre tre persone, venne trovato in possesso di circa un chilo di droga, tra hashish e marijuana. In quella circostanza i cinque furono beccati con un carico di “fumo” nel bagagliaio di un paio di autovetture a bordo delle quali viaggiavano.

L’operazione culminò alla periferia di Latiano. I carabinieri del Nor della Compagnia di Francavilla  Fontana, unitamente al personale della Compagnia di San Vito dei Normanni,  bloccarono la “mini colonna” (una monovolume e una berlina), dopo averla tenuta sott’occhio e sotto controllo per un po’, avendo fiutato del marcio nei movimenti e negli spostamenti del gruppetto.

A fare scalpore fu proprio la presenza all’interno della comitiva del figlio del boss della nuova Scu. Gaetano Leo – 46enne di Francavilla Fontana, finito in carcere a Bergamo l’11 febbraio 2011, nell’ambito dell’operazione Last Minute che il 28 dicembre 2010 portò al fermo di 28 presunti affiliati alla Sacra Corona Unita dopo le dichiarazioni rese dal neo pentito Ercole Penna – ha alle spalle una fitta serie di precedenti penali tra cui 416 bis, associazione mafiosa e detenzioni di armi clandestina.

Dedito allo spaccio, invece, il figlio. Dopo circa due settimane di carcere, ad Alfonso Leo ed a Cosimo Tafuri venne concessa la misura alternativa degli arresti domiciliari. Dopo pochi giorni, il 15 aprile 2011, nell´ambito dell´attività di sorveglianza delle persone sottoposte a misure limitative della libertà personale, i militari della stazione dei carabinieri di Francavilla Fontana effettuarono un controllo presso le abitazioni dei due giovani.

Durante tali operazioni il personale dell’Arma appurò che Tafuri  era in possesso di alcune dosi di marijuana e intento a chattare su Facebook con Alfonso Leo. Attraverso  il social network i due pare si scambiassero informazioni inerenti il contesto criminale locale. La verifica di quanto emerso veniva eseguita immediatamente presso l´abitazione del Leo, accertando che questi era in contatto telematico proprio con Tafuri. Da qui il deferimento dei due alla Procura della Repubblica di Brindisi (in violazione del divieto di comunicare con ogni mezzo con persone diverse dai conviventi) ed il conseguente aggravamento della misura cautelare in carcere.

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