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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ceglie Messapica

Ceglie, la vedova del partigiano viveva tra decine di gatti morti

CEGLIE MESSAPICA - Un puzzo nauseabondo di morte, miasmi insopportabili. Dunque l’allarme, scatenato soprattutto dall’assenza durata troppo a lungo per le strade di Ceglie Messapica, di quella figuretta anziana, seguita da un immancabile codazzo di animali. Quelli a cui Teresa Caliandro, detta Sisina Conte, aveva vocato la vita dopo il congedo dalla cattedra e la pensione. L’ex maestra è viva, e sta bene. Si trova adesso in ospedale dove è stata trasferita con un’ambulanza del 118 dopo l’incursione nella casetta di via Mercadante, nei pressi della scuola elementare Edmondo De Amicis, da parte degli ispettori della Asl e degli operai della Monteco, ai quali è toccata una scoperta agghiacciante: nel piccolo appartamento c’erano decine di carcasse di animali morti, in mezzo ai quali l’anziana maestra continuava a vivere noncurante, probabilmente del tutto inconsapevole, per un black out della coscienza, delle conseguenze di quella prossimità.

CEGLIE MESSAPICA - Un puzzo nauseabondo di morte, miasmi insopportabili. Dunque l’allarme, scatenato soprattutto dall’assenza durata troppo a lungo per le strade di Ceglie Messapica, di quella figuretta anziana, seguita da un immancabile codazzo di animali. Quelli a cui Teresa Caliandro, detta Sisina Conte, aveva vocato la vita dopo il congedo dalla cattedra e la pensione. L’ex maestra è viva, e sta bene. Si trova adesso in ospedale dove è stata trasferita con un’ambulanza del 118 dopo l’incursione nella casetta di via Mercadante, nei pressi della scuola elementare Edmondo De Amicis, da parte degli ispettori della Asl e degli operai della Monteco, ai quali è toccata una scoperta agghiacciante: nel piccolo appartamento c’erano decine di carcasse di animali morti, in mezzo ai quali l’anziana maestra continuava a vivere noncurante, probabilmente del tutto inconsapevole, per un black out della coscienza, delle conseguenze di quella prossimità.

E’ l’incredibile epilogo di una parabola esistenziale che conta tutt’altri prodromi. Teresa Conte, moglie del partigiano Gennaro, figura indimenticata di combattente della Resistenza e di dirigente del Partito comunista, è l’icona di un passato gravido di vita sociale. Di forza, di stima e di grande caratura intellettuale, riversata nella lotta politica e nel mestiere di maestra. Per cause del tutto insondabili, quella vita spesa nelle folle dell’attivismo antagonista, è derivata qualche anno addietro in una chiusura impenetrabile, inviolabile persino per i figli. Ha cominciato a condurre una vita ai margini, riservata e inaccessibile a chiunque tranne che alle bestiole a quattro zampe, le uniche alle quali è consentito avvicinarla. E che lei continuava, quotidianamente, ad accudire con cura, e con ogni mezzo possibile.

La si vedeva, tutti i santi giorni, fare la spola a piedi, fra città e campagna, sulla via per Villa Castelli, ricurva su se stessa, spinta dalla forza ossessiva di una missione: quella di prestare aiuto agli animali che, sempre più numerosi, le fanno ressa intorno. E compagnia. Questo amore esclusivo è degenerato presto in una contiguità difficile da sopportare per i vicini di via Mercadante, per le mamme dei piccoli allievi della scuola elementare che, passando di fronte alla casetta dell’anziana signora, più volte hanno denunciato le assai precarie condizioni igieniche del cortile, dove da qualche tempo hanno cominciato a comparire carcasse di animaletti morti.

Quando oggi stesso, nel bel mezzo della calura di mezzodì, i vicini hanno chiamato i soccorsi, il timore era che la vecchina stessa fosse venuta a mancare, nella solitudine assordante di mille miagolii. Sono arrivati a frotte. Prima i vigili urbani, che hanno presto verificato che la donna, per quanto stordita dai miasmi mortiferi inalati da giorni, era viva. Mentre Sisina Conte veniva trasferita in ospedale, sono arrivati gli ispettori della Asl, gli uomini della Monteco chiamati dal vicesindaco Cesare Epifani, giunto sul posto nel frattempo per seguire personalmente tutte le operazioni di messa in sicurezza dell’immobile e di rimozione delle carcasse. Decine di animali sono stati portati via, mentre dagli usci finalmente dischiusi si sprigionava, nell’aria tutto intorno, un olezzo insopportabile di morte.

Le foto sono di Stefano Menga

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