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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Ceglie Messapica

Non c'è segnale gps, il braccialetto elettronico tace. La soluzione? Riportiamolo in cella

Nelle campagne di Ceglie Messapica non c'è segnale gps. Il braccialetto elettronico quindi non funziona. Come si risolve il problema? Semplice. Si riaprono le porte del carcere, nonostante il diritto acquisito a starsene ai domiciliari in attesa di sentenza, purché sotto il controllo del dispositivo.

BRINDISI - Nelle campagne di Ceglie Messapica non c’è segnale gps. Il braccialetto elettronico quindi non funziona. Come si risolve il problema? Semplice. Si torna in carcere, nonostante il diritto acquisito a starsene ai domiciliari in attesa di sentenza, purché sotto il controllo del dispositivo.

E’ accaduto ieri: uno dei componenti della nota banda del bancomat, il gruppetto composto da 5 persone, tra cegliesi e brindisini, che faceva saltare in aria i self-service delle banche per intascare denaro, è stato riarrestato dai carabinieri. E' Francesco Barnaba, 38 anni, che attende di essere giudicato con rito abbreviato insieme al resto della combriccola accusata sia di un furto col botto a Monteiasi, in provincia di Taranto, e poi di un’altra serie di analoghi episodi avvenuti nel Brindisino. Va ricordato che tutti hanno ammesso i propri addebiti.  

Barnaba, difeso dall’avvocato Aldo Gianfreda che presenterà al gip nuova istanza per l’attenuazione della misura risolvendo la complicata questione con un semplice trasferimento di domicilio, è stato prelevato dai carabinieri dalla propria abitazione che si trova alla periferia di Ceglie. E’ abitudine a queste latitudini trascorrere l’inverno in appartamento e l’estate in campagna, con il resto della famiglia.

E’ per questo che quando gli sono stati concessi i domiciliari Barnaba ha dichiarato come indirizzo in cui andare a verificare il rispetto delle prescrizioni quello più “sperduto” in suo possesso, senza immaginare quale sarebbe stata poi la sua sorte. I tecnici gli hanno fornito il braccialetto elettronico che va installato, collegato alla presenza dei militari dell’Arma.

Francesco BarnabaNon c’era segnale Gps. Si doveva cercare una alternativa. Il collegamento con la rete fissa, ad esempio. Non ha avuto il tempo di chiedere di poter trasferire il domicilio, che vi è stata ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere per il malfunzionamento del braccialetto. Nessuno ha responsabilità, di certo. Non Barnaba, non i carabinieri che di gatte da pelare con la storia dei braccialetti e della tecnologia non ancora impeccabile, non fanno che correre su e giù per la provincia ad accertarsi che non vi siano state fughe segnalate da allarmi che suonano in continuazione.

Anche quando chi è sottoposto al controllo del braccialetto, che in realtà è una cavigliera, non ha oltrepassato il perimetro entro il quale gli è concesso di “soggiornare”. Insomma il sistema “svuotacarceri” sta creando più di qualche inconveniente. Se poi si aggiunge anche il timore che i detenuti ai domiciliari hanno di denunciare ogni minima schizofrenia hi-tech, per non dover rischiare di lasciare la propria abitazione per tornare in cella, allora c’è da porsi più di qualche domanda. Si concede un beneficio con determinati parametri. Se gli stessi non possono essere rispettati, va cercata una soluzione. Perché la libertà è un bene prezioso, nelle sue gradualità, ed è assurdo che possa essere limitata o del tutto privata se malauguratamente il gps “non prende”. 

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