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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"C'era un accordo per il golpe al Dta"

BRINDISI – Se il consiglio provinciale convocato per le 15,30 di oggi si accontenterà di varare la commissione d’inchiesta sul casi Cittadella della Ricerca proposta nella scorsa seduta dalla minoranza di centro destra, ignorando le notizie che arrivano dall’esterno, vorrà dire che la politica ha perso un’occasione per fare chiarezza. La ricostruzione che fa oggi il “Corriere del Mezzogiorno” in un articolo del collega Francesco Strippoli, nella pagina di economia solleva seri interrogativi sui retroscena del fallito colpo di mano di lunedì in seno all’assemblea dei soci del Distretto Tecnologico Aerospaziale (Dta Scarl), la società consortile che rappresenta il braccio operativo del Distretto Aerospaziale Pugliese nel campo dei progetti di ricerca e della formazione. Una operazione che sarebbe partita da Finmeccanica, su sollecitazione del partito di Casini, ma con fonte ispiratrice a Brindisi a Palazzo De Leo: il “Corriere del Mezzogiorno” non esita a fare il nome del presidente Massimo Ferrarese.

BRINDISI – Se il consiglio provinciale convocato per le 15,30 di oggi si accontenterà di varare la commissione d’inchiesta sul casi Cittadella della Ricerca proposta nella scorsa seduta dalla minoranza di centro destra, ignorando le notizie che arrivano dall’esterno, vorrà dire che la politica ha perso un’occasione per fare chiarezza. La ricostruzione che fa oggi il “Corriere del Mezzogiorno” in un articolo del collega Francesco Strippoli, nella pagina di economia solleva seri interrogativi sui retroscena del fallito colpo di mano di lunedì in seno all’assemblea dei soci del Distretto Tecnologico Aerospaziale (Dta Scarl), la società consortile che rappresenta il braccio operativo del Distretto Aerospaziale Pugliese nel campo dei progetti di ricerca e della formazione. Una operazione che sarebbe partita da Finmeccanica, su sollecitazione del partito di Casini, ma con fonte ispiratrice a Brindisi a Palazzo De Leo: il “Corriere del Mezzogiorno” non esita a fare il nome del presidente Massimo Ferrarese.

L’assemblea dei soci doveva nominare il nuovo presidente per il prossimo mandato triennale. Le università rappresentate nel Dta avevano riproposto per l’incarico Giuseppe Acierno, la persona che in piena sintonia con la Regione Puglia, gli attori della formazione e della ricerca, e naturalmente le imprese ha costruito l’esperienza del Distretto aerospaziale pugliese, e poi dello stesso Dta dal 2009. Ma ecco la sorpresa: dal blocco Alenia, AgustaWestland, Enea e Cetma (le ultime due hanno sede proprio in Cittadella della Ricerca), parte la candidatura alternativa di Luigi Barone, direttore di Cetma. Una mossa imprevista, ma oltre alle due aziende di Finmeccanica, ad Enea e Cetma, con la candidatura Barone non si schiera nessun altro, e Acierno viene riconfermato. L’irritazione del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola – racconta oggi il “Corriere” – è grande e trapela dietro le maglie dei no comment che arrivano dalla Regione.

Vendola non ha gradito che pressioni orchestrate a Roma abbiano tentato di mettere in discussione l’autonomia del Distretto aerospaziale pugliese e della sua società consortile, e di un settore su cui la stessa Regione Puglia ha già investito attraverso le leggi di supporto circa 200 milioni di euro. Del resto, osserva il “Corriere”, al di là dell'ipotesi che vedrebbe l’amministratore delegato di Finmeccanica in persona, Giuseppe Orsi, fornire l’indicazione di sostituire Acierno, Massimo Ferrarese non ha affatto alcun feeling per il presidente riconfermato del Dta, il cui licenziamento (impugnato) da dirigente di Cittadella della Ricerca fu proprio la prima azione compiuta – secondo Acierno, del tutto pretestuosamente, visti i ricorsi – dall’uomo che Ferrarese inviò a presiedere Cittadella dopo averne tagliato a tre i membri del consiglio di amministrazione, Antonio Andreucci il quale sostituì il professore Vitantonio Gioia.

Cittadella, sulle cui vicende gestionali l’opposizione ha chiesto la commissione d’inchiesta, dunque resta un polo cruciale di quella che qualcuno, negli ambienti della politica brindisina pervasi da imbarazzo per tali accadimenti, definisce una vera e propria “pulizia etnica” di tutti coloro che c’erano prima di questa maggioranza alla Provincia. Per la cronaca, tutta la recente campagna condotta da un quotidiano locale su presunte voragini nei bilanci di Cittadella scoperti da Ferrarese, sino al punto da parlare di false comunicazioni sociali attribuendone la responsabilità all’ex direttore generale Angelo Colucci, finirà in tribunale. Colucci, attraverso il proprio avvocato di fiducia Rolando Manuel Marchionna, proprio ieri ha presentato formale querela  alla procura di Brindisi per diffamazione aggravata,  chiamando in causa il direttore di Senzacolonne e il giornalista che ha firmato la serie di articoli, e lo stesso presidente di Cittadella della Ricerca, Antonio Andreucci.

Le motivazioni, in estrema sintesi, sono per i giornalisti l’aver presentato Colucci ed il suo operato in maniera gravemente lesiva della sua onorabilità personale e professionale, idem per il presidente di Cittadella. L’ex direttore della società di gestione del  comprensorio scientifico-tecnologico contesta in primo luogo l’attribuzione alla propria persona di una manipolazione del bilancio 2010, rilevando peraltro come sia palesemente sconcertante che il presidente, presentatosi come quadro industriale di esperienza quarantennale, possa non essersi accorto di presunti falsi nel riporto delle perdite di una gestione peraltro sua di Cittadella (era in carica dal 2009). La regolarità del bilancio è stata certificata dal voto del consiglio di amministrazione e di Andreucci, poi dalla relazione del collegio dei revisori che l’ex direttore allega all’atto di querela. Anche a proposito dell’intervista a Senzacolonne di Andreucci, Angelo Colucci offre una versione totalmente diversa dei fatti.

Come nel caso delle spese che egli avrebbe indebitamente accollato agli utenti di Cittadella, come asserito dal presidente nell’intervista. Colucci allega una lettera da egli inviata ad Andreucci in cui lo sollecita ad attuare i lavori le cui spese sono già state inserite nei canoni 2010 delle società insediate nel comprensorio, per le quali era già stata indetta la gara,  che Andreucci aveva poi bloccato affermando – a proposito delle centrali interne di erogazione dell’energia elettrica – che sarebbe stato meglio che ognuno provvedesse per sé.  Illazioni anche quelle sul fatto che Colucci sarebbe stato licenziato per le perdite di bilancio mascherate. Andreucci aveva ricevuto a febbraio 2011 una nota riservata dal direttore in cui Colucci gli esprimeva il proprio malessere per la situazione in cui era ormai costretto ad operare, sentendosi più che un manager un semplice “amministratore di condominio”, non godendo più di alcuna autonomia decisionale (è dello stesso periodo la sollecitazione a procedere ai lavori bloccati da Andreucci). Quindi l’esternazione del proposito di andare via, sia pure con rammarico. Le dimissioni arrivarono poi a giugno, quindi assolutamente non collegate in alcun modo alla questione del presunto buco di bilancio.

Nella stessa lettera di febbraio, Colucci lamenta l’errore in cui Andreucci e il CdA sono incorsi licenziando Giuseppe Acierno, addirittura in estate e quando lo stesso era in vacanza all’estero, facendo mancare alla gestione della società un dirigente validissimo, e lasciando solo Colucci di fronte a complessi problemi di gestione di progetti e situazioni in cui Cittadella era impegnata, e da cui ricavava anche fonti di finanziamento. Tutto, dice Colucci nella querela, viene ridotto nella campagna di stampa a false comunicazioni sociali messe in campo per garantire a se stesso una presunta retribuzione di 120mila euro annui (è di molto inferiore). Su tutto deciderà comunque il magistrato. Ma la commissione d’inchiesta potrà giungere a sue conclusioni, il materiale non manca.

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