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Cronaca Mesagne

Chiesto confronto tra Pasimeni e Penna

MESAGNE – Sul confronto tra il mandante presunto dell’omicidio di Giancarlo Salati, Massimo Pasimeni, e il pentito Ercole Penna, richiesto dalla difesa (mentre il pm è contrario), la Corte d’Assise di Brindisi si è riservata di decidere.

MESAGNE - Un faccia a faccia tra il pentito e l'accusato, entrambi imputati nel processo per il barbaro omicidio di Giancarlo Salati, iniziato stamattina davanti alla Corte d'Assise di Brindisi. Lo ha richiesto il difensore di Massimo Pasimeni, alias Piccolo dente. Si è opposto il pubblico ministero, mentre il collaboratore di giustizia Ercole Penna, non può essere tradotto in aula. Penna ascoltava tutto in video conferenza. Lo stesso avrebbe dovuto fare Pasimeni, se non avesse rinunciato, ristretto nel carcere di Asti.

L'avvocato Marcello Falcone, che lo difende insieme all'avvocato Rosanna Saracino, nella prima udienza in cui sono state 'archiviate' tutte le questioni tecniche, lo ha richiesto alla Corte: “Solo lasciando che si guardino negli occhi potremo capire chi dice la verità e chi mente”. Non è dello stesso avviso, ma solo perché la legge non consente a Penna di essere in aula, il pm Valeria Farina Valaori.

Ammesso come parte civile il Comune di Mesagne, che ha stabilito tempo fa di costituirsi in tutti i processi per mafia, dando incarico all'avvocato interno Anna Luisa Valente. Sulla richiesta di confronto la Corte (presidente Domenico Cucchiara, a latere Francesco Aliffi) si è riservata di decidere. La prossima udienza è fissata per il 4 aprile.

Gli altri tre presunti complici, il pentito Cosimo Giovanni Guarini e Vito Stano, ritenuti i due esecutori materiali, oltre che Francesco Gravina, altro soggetto vicino alla frangia mesagnese della Scu che fa capo a Pasimeni, saranno processati con rito abbreviato il 27 maggio prossimo, sempre davanti al gup di Lecce, Cinzia Vergine.

Salati, detto ‘Menzarecchia’ fu picchiato violentemente da due persone, nella sua abitazione, con un bastone in ferro. Era il 16 giugno di 4 anni fa. Morì il giorno dopo in ospedale. Il delitto è stato poi svelato alla fine del 2010, quando Ercole Penna (detto Lino lu Biondu) ha deciso di collaborare con la giustizia. Stando alle sue dichiarazioni Salati sarebbe stato punito in modo esemplare perché inviso ai capi, in particolare Pasimeni per ragioni private.

Andava punito anche per una presunta relazione che avrebbe intrattenuto con una minorenne. Le circostanze sono poi state confermate, in tempi più recenti anche da Guarini, l’ultimo dei pentiti brindisini, coinvolto nella spedizione punitiva con ruolo di esecutore materiale. Ma quella doveva essere la “motivazione sociale”, quella che avrebbe dovuto rafforzare l’immagine di “giustiziere” di Pasimeni stesso.

Il 27 gennaio 2012 gli arresti, con l’operazione ‘Revenge’, tutti su ordinanza di custodia cautelare disposta dal Tribunale di Brindisi su richiesta dei pm Alberto Santacatterina della Dda di Lecce e Valeria Farina Valaori come applicato all’Antimafia. Agli arrestati vengono contestati i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agevolato un’associazione mafiosa. Le indagini furono condotte dai poliziotti della squadra mobile di Brindisi e del commissariato di Mesagne.

 

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