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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Pestato a sangue da un collega in viale Arno, chiesto il processo per un vigilantes

Imputato un 38enne con l'accusa di lesioni personali ai danni di un dipendente della stessa ditta di 52 anni: incastrato dalle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza nei pressi del cimitero. Ferite gravi: compromessa la capacità di svolgere l'ordinaria occupazione. L'aggressione il 18 luglio 2015 nell'indifferenza di automobilisti e passanti

BRINDISI – Pestato a sangue, in viale Arno, da un collega nell’indifferenza di automobilisti e passanti: un vigilantes di 38 anni è accusato di lesioni personali ai danni di un brindisino di 52 anni, rimasto ferito in maniera grave al punto da non poter più svolgere le occupazioni ordinarie, in seguito all’aggressione scaturita da un diverbio in ambito lavorativo, due anni fa.

Il pm Giuseppe De NozzaIl sostituto procuratore Giuseppe De Nozza ha chiesto il processo per S.M, originario di Lecce ma residente a Trepuzzi, identificato partendo dalle immagini registrate dalla telecamere di sicurezza che si trovano nella zona del cimitero di Brindisi, lì dove il 18 luglio 2015 avvenne l’incontro con A.M,  collega. Sono entrambi dipendenti di una società che si occupa di sicurezza e vigilanza.

Quel filmato è fonte di prova assieme all’informativa di reato del dirigente della Squadra Mobile del capoluogo, allora diretta dal vice questore aggiunto Alberto Somma: le immagini furono visionate dagli agenti della sezione Antirapina, coordinati dall’ispettore Cosimo Pizza, parallelamente all’ascolto dei colleghi di lavoro. Non ci fu alcuna testimonianza, nonostante l’aggressione avvenne davanti ad automobilisti e passanti. Non intervenne nessuno, come si vede nel filmato acquisito agli atti.

Una telecamera, in particolare, risulta determinante per sostenere l’accusa mossa dal pm perché riprese integralmente il pestaggio: le immagini mostrano il momento dell’arrivo dei due colleghi, il leccese in auto e il brindisino in scooter, quello successivo in cui parlano, dialogo che degenera nel volgere di poco in aggressione. Stando a quanto emerso dalle indagini, alla base dell’aggressione ci sarebbe stato un malinteso da inquadrare nell’ambito lavorativo e dunque riconducibile all’interno della società collaborativa sin dal primo momento con gli agenti della Mobile.

Il vigilantes salentino è accusato di lesioni personali ai danni del collega “cagionate condotta violenza consistita nel colpire ripetutamente con calci e pugni in più parti del corpo e al volto, per poi abbandonarlo lasciandolo riverso per strada”. Le lesioni personali documentate da certificati medici sono legate a “trauma cranico-facciale non commotivo, con ferite lacero contuse al labbro inferiore, cervico-dorsalgia post- traumatica e trauma addominale chiuso”.

In conseguenza delle ferite “scaturiva una malattia del corpo e della mente, nonché l’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni”. Inizialmente la diagnosi portò a ritenere le lesioni guaribili in 15 giorni, diventati successivamente 164.

La contestazione del sostituto procuratore è estesa sino al 12 gennaio 2016. Sulla richiesta di rinvio al giudizio del Tribunale, si pronuncerà il gup Tea Verderosa all’udienza preliminare: in quella sede il vigilantes aggredito, rappresentato dall’avvocato Gianvito Lillo potrà costituirsi parte civile con richiesta di risarcimento danni. L’imputato è difeso dall’avvocato Luca Rizzo.

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