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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Mesagne / Via Tenente Roberto Antonucci

Assalto al bar Silver Moon, la vittima: "Non ho più vita, voglio chiudere"

"Un grazie alle forze dell'ordine è d'obbligo, sicuramente l'arresto di questa gente è la risposta che tutti si aspettano davanti a episodi di questa portata. Ma a me non basta per farmi sentire tranquillo. Io non ce la faccio, dopo l'ultimo arresto per un furto commesso sempre nel mio bar sono anche stato minacciato, io non posso più andare avanti in questo modo"

MESAGNE – “In quattro anni ho subito due spaccate, due rapine e furti, dopo una rapina sono finito per sei mesi su una sedia a rotelle, solo quando questi episodi si concludono con un arresto vi fate vedere voi giornalisti? Dove eravate quando hanno svaligiato il mio locale? Quando mi hanno rotto la vetrata? Ho subito danni per 26mila euro ma questo non lo racconta nessuno, sono stanco” esordisce così, con gli occhi pieni di rabbia Crystall Carovigno, 43 anni originario di Genova ma residente a Mesagne, l’uomo che la notte scorsa, mentre stava per chiudere il bar tabacchi “Silver Moon” che gestisce insieme alla sorella, è stato aggredito e picchiato da tre individui incappucciati che dopo averlo bloccato all’interno del locale hanno tentato di rompere a colpi di tenaglie, scalpelli e cacciavite le slot machine, al fine di prendere i soldi che c’erano all’interno. Un incubo. I tre, Danilo Zuccaro 25 anni, Giovanni Livieri 31 anni e Marco Gravina 23 anni, sono poi stati presi dai poliziotti del locale commissariato, diretto dal vice questore Rosalba Cotardo, e dovranno rispondere di tentata rapina aggravata, lesioni  personali dolose e aggravate, sequestro di persona, danneggiamento, possesso e crystall carovigno1-2porto di arnesi atti allo scasso e, solo Zuccaro e Livieri, di tentata estorsione in concorso.

“Un grazie alle forze dell’ordine è d’obbligo, sicuramente l’arresto di questa gente è la risposta che tutti si aspettano davanti a episodi di questa portata. Ma a me non basta per farmi sentire tranquillo. Io non ce la faccio, dopo l’ultimo arresto per un furto commesso sempre nel mio bar sono anche stato minacciato, io non posso più andare avanti in questo modo”. Nella notte tra il 21 e il 22 agosto del 2013 lo stesso bar fu preso di mira da tre ladri che si introdussero al suo interno passando da una casa disabitata che confina con l’esercizio commerciale, uno di essi fu preso dai poliziotti. Il bar, gestito dai fratelli Carovigno “grazie ai sacrifici economici di nostra mamma”, racconta il commerciante, è aperto da novembre 2011 e ad agosto del 2013 aveva già subito 6 furti e una rapina, che non si sono mai fermati, tanto da portare l’imprenditore, padre di un bambino di 6 anni, a decidere di mollare tutto.

“Vivo da 30 anni a Mesagne, gestisco bar e tabaccheria dal 1991, ma quello che mi è successo in questi ultimi tempi non mi era mai capitato. Ho sempre difeso questa città ma adesso non c’è la faccio più, non si può vivere in queste condizioni, ho dovuto far trasferire la mia famiglia in un altro paese, ho dormito mesi e mesi all’interno del bar. Durante uno dei tanti furti è stato danneggiato il sistema di allarme, per ripristinarlo occorrono molti soldi che non ho. Così come la vetrata della porta di ingresso, è ancora rotta Di assicurazione nemmeno a parlarne, sapete cosa mi ha risposto un assicuratore? Che a Napoli non assicurano le auto contro furti e incendi. Questa è la realtà e io non ce la faccio più”, continua lo sfogo del commerciante e questa volta non riesce a fermare le lacrime.

Dopo essere stato aggredito, colpito con un oggetto alla nuca, portato in ospedale, dove vi è rimasto fino alle 4, e dopo aver sporto denuncia presso il locale commissariato alle 8,30 era accanto alla sorella a servire i clienti cercando di dimenticare la brutta avventura. “Amo il mio lavoro ma non ci sono più le condizioni per andare avanti tranquillamente, ancora non mi era capitato di sentirmi chiedere soldi e di sentirmi minacciare per i soldi. Li volevano a titolo di amicizia, li ho mandati via senza pensarci, non ho chiamato subito la polizia perché non avevo capito che erano intenzionati ad avere il denaro a tutti i costi. Pensavo fosse finità così, col mio rifiuto. Non avrei mai immaginato che sarebbero tornati con quelle intenzioni. Che mi avrebbero chiuso nel bar e aggredito pur di avere quello che cercavano, è stato un incubo”.

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